Della città longobarda restano poche memorie: la corte ducale si trovava presumibilmente in quello che era stato il palazzo Pretorio romano, noto in seguito come Casa del Senato, nell’attuale piazza IV marzo.  Nei pressi sorgeva la chiesa di San Pietro del Gallo, demolita nella prima metà del XVIII secolo, conosciuta nel medioevo come San Pietro de Curte Ducis.  Si è pensato che fosse in origine una chiesa ariana, fondata dai Longobardi, ma la dedica non è prova sufficiente, perché a Torino la devozione a san Pietro è anteriore. Più probabile la fondazione longobarda del monastero femminile di San Pietro, demolito alla fine del XVI secolo, collocato nella zona sud-ovest della città. Un documento del 1095 lo dice fondato dai vescovi di Torino ed era considerato antico già nel 985.

Il legame con i longobardi ci consente però di riportare una vicenda che rientra a pieno titolo in questa rubrica: ci riferiamo a un crimine che ebbe come vittima personaggio importante di quella nobiltà di stirpe pannonica radicatasi a Torino. Nell’area dell’attuale piazza IV Marzo vi era il palazzo dei duchi longobardi: in quell’edificio aveva la sua sede Garibaldo, duca di Torino, che nel 661-662 congiurò contro il re Godeperto, assassinato, per favorire Grimoaldo, ariano e nazionalista, che regnerà dal 662 al 671.

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Per questa sua azione Garibaldo si fece molti nemici e infatti  fu ucciso nell’antica chiesa di San Giovanni (Beati Iohannis basilica), dove era andato a celebrare la Pasqua, da un seguace di Godeperto, che voleva vendicarne la morte.

Paolo Diacono, che lo bolla come criminale  (“totius nequitiae seminator”), descrive le circostanze dell’agguato dando preziose informazioni sulla struttura architettonica della basilica. L’assalitore si era appostato su una colonna del tiburio del battistero: la chiesa doveva quindi avere, a differenza della maggior parte delle chiese dell’epoca, dotate di un battistero esterno, un tempietto battesimale interno, situato in prossimità dell’ingresso e con colonne di dimensioni tali da nascondere un aggressore.

Ritorniamo sulla “scena del crimine” avvalendoci della prosa del cronista della storia longobarda: “C’era in città un omiciattolo della casa stessa di Godeperto.

PALAZZO DUCHI in Piazza IV MARZO

Questi saputo che il duca Garibaldo si sarebbe recato in chiesa nel giorno di Pasqua, salì sul sacro fonte battesimale e, reggendosi con la mano sinistra alla colonnina del ciborio, dalla parte dove Garibaldo doveva passare e con sotto l’abito la spada sguainata, quando il duca giunse presso di lui, egli sollevò il mantello e lo colpì con tutta la forza con la spada sul collo staccandogli di netto la testa”.

L’intervento degli uomini che accompagnavano Garibaldo non fu abbastanza repentino e quindi non ebbero modo di salvare il duca; furono solo nella condizione di uccidere l’attentatore, che comunque era riuscito a concretizzare il suo disegno di vendetta.

Fibule longobarde rinvenute a Torino

Questo episodio, riferito da Paolo Diacono, oltre a indicarci la presenza di un battistero interno alla cattedrale, ci conferma la preminenza del culto del Battista a Torino, coerentemente con la proclamazione del santo quale patrono dei Longobardi da parte di Teodolinda, che ne fece erigere una basilica a Monza, come farà la figlia Gundeberga a Pavia.

 

 

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