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venerdì, Marzo 29, 2024

    Quando lo sport fa rima con bellezza

    Un sorso di futuro - Cristina e Martina Fiorio, venute su a pane e sport

    «C’è uno sport dove la palla bisogna passarla. Non per altruismo, per regolamento. C’è uno sport dove il campione, anche quello più forte al mondo, da solo non serve a niente. C’è uno sport dove la squadra è il valore assoluto, dove solo la squadra ti permette di realizzare o meno i tuoi sogni. C’è uno sport dove si è costretti a muoversi in uno spazio ristretto: 81 metri quadrati, all’interno dei quali essere nel posto giusto o in quello sbagliato è una questione di centimetri che fanno vincere o perdere una partita, un campionato del mondo, una medaglia olimpica. C’è uno sport dove si segna o si subisce un punto ogni decina di secondi e la partita è una scarica di adrenalina senza soluzione di continuità, dal primo all’ultimo secondo. C’è uno sport che è una partita a scacchi giocata ai 120 km/h. 

     

    È il mio sport, la pallavolo, che dà emozioni, gioie e a volte delusioni. In una parola: passioni».Così definisce la pallavolo  Andrea Anastasi,  ex-giocatore ed ex allenatore della Nazionale italiana, raccontando come nello sport  si possa riuscire a trovare quella complessa alchimia che unisce mente e cuore, in cui le singole individualità s’intrecciano e si valorizzano a vicenda, costruendo “la squadra”, un’esperienza unica ed irripetibile. Cristina e Martina Fiorio, classe 1997 e 1995, sorelle nella vita, sono unite anche dalla stessa passione: la pallavolo, un valore aggiunto, uno scopo, un obiettivo che invita a non mollare e a crederci sempre.

    “Sia io che mia sorella Martina – racconta Cristina – siamo cresciute a “pane e sport”, fin da piccole i nostri genitori,  entrambi molto sportivi, ci hanno permesso di cimentarci in varie attività, nel mio caso, oltre allo sci, ho provato come tutte le bambine, la danza classica e poi, da perfetto maschiaccio qual ero, il calcio, negli ultimi anni della scuola elementare. Fin da bambina ero in perenne movimento per cui ho amato molto il gioco del pallone, con cui potevo competere anche con i miei compagni di scuola. A 13 anni avrei dovuto fare il passaggio alla squadra femminile del Torino ma, il caso ha mescolato le carte e mi ha fatto, inaspettatamente, cambiare direzione. Mia sorella frequentava fin da piccola il mini volley a Caselle e, un giorno, mentre  ero seduta  sugli spalti insieme a mia madre, che aveva insistito perché l’accompagnassi, mi sentii chiamare dall’allenatore Daniele Lia, che mi invitò ad entrare in campo e mi assegnò il ruolo di “raccatta-palloni”. Superato l’imbarazzo iniziale, in fondo sono una timida, mi sentii presto a mio agio, l’ambiente  formato da ragazze all’incirca della mia età mi rassicurava. 

    Così, dopo un periodo di prova, mi venne proposto di entrare nella Lilliput Under 13 di Settimo, accettai convinta che questo era davvero lo sport giusto per me. Martina era già nella Lilliput ed io ci sono restata per 4 anni: lì ho scoperto cosa vuol dire “fare squadra”, il rigore degli allenamenti,  che devono convivere con gli impegni scolastici, le rinunce e le sfide, perché lo sport è impegno e richiede costanza, ti aiuta a maturare e a porti sempre degli obiettivi. Quando mi venne chiesto il passaggio all’Under 18 ad Asti, non  ebbi esitazioni, si trattava di rimettersi in gioco, ricostruire nuovi rapporti di fiducia, qui ho conosciuto  un grande allenatore, Michele Marchiaro che  è stato non solo un ottimo preparatore tecnico ma anche e soprattutto una guida ed  un sostegno costante. Ad Asti abbiamo vinto il titolo regionale e disputato le fasi nazionali ad Agropoli. Nelle squadre giovanili ti fai “le ossa”, impari a confrontarti e ad alzare il livello dell’asticella: capire se la pallavolo è solo divertimento o può diventare anche una ragione di vita.Io ho capito che volevo andare avanti e che non mi sarei più fermata. Il grande salto di qualità è avvenuto due anni fa quando sono entrata a far parte del Collegno CUS Volley di Torino: faccio parte di una squadra compatta ed unita, dove  veramente il gioco è una strategia di gruppo. Ho imparato a controllare meglio le emozioni, a concentrarmi al massimo e ad essere molto esigente con me stessa: insieme alle mie compagne abbiamo superato i momenti di abbattimento per le sconfitte e trovato la strada giusta per conquistare le ambite vittorie. In questo secondo anno siamo “alle stelle” perché abbiamo raggiunto il record di 22 vittorie consecutive, sconfiggendo avversarie molto temibili come le squadre di Cuneo, Lodi e Pinerolo, prime tre in classifica. Sono cresciuta tantissimo, mentalmente e tecnicamente, in squadra rivesto il ruolo di “banda”, cioè attaccante laterale, devo imparare a “sentire” la partita per spostarmi rapidamente a seconda delle diverse esigenze. Nel corso del campionato scorso  di B1sono stata tra le giocatrici che hanno realizzato più punti, ma ho anche dovuto superare un periodo davvero critico quando, a causa di un infortunio, sono stata costretta in panchina durante le partite di “play-off”. E’ stata dura veder giocare due partite così importanti e non essere in campo, ho dovuto  saper trattenermi dal pianto ed incitare con un sorriso le mie compagne, che mi hanno chiesto di essere elemento di stimolo ed incoraggiamento, in particolare ho fatto il tifo per la ragazza che mi ha sostituito ed ho gioito per le due splendide vittorie finali che ci hanno portate in A2. Ho ricevuto dal mio allenatore  la riconferma per il prossimo anno: sarà il terzo  e sarà quello delle nuove scelte, si apriranno altre vie , sono decisa ad andare avanti, le sfide mi piacciono  e la pallavolo è la mia vita.”

    “La mia storia sportiva – prosegue Martina – corre parallela a quella di Cristina, come lei sono reduce da un periodo di forzato riposo per un infortunio, sempre durante un “play-off”,  che mi ha costretto ad assistere in panchina alle partite decisive. In questi momenti difficili è importante il sostegno morale della tua squadra e, nel nostro caso, anche quello reciproco è stato determinante. Per me la pallavolo è stata ed è  puro divertimento, voglia di mettersi in gioco, di fare gruppo. Dopo la Lilliput sono stata a Borgaro e poi sono tornata a Caselle, dove per la prima volta io e Cri  ci siamo trovate in campo come avversarie, naturalmente ha vinto la squadra di mia sorella, decisamente più forte… Non c’è competizione tra me e lei, io so che Cristina, nonostante sia più giovane di me, è davvero ad un livello superiore al mio ed io ne sono orgogliosa.

    Nell’ultimo anno di giovanili abbiamo disputato un fantastico campionato under 18 in cui abbiamo conquistato la qualificazione regionale per la prima volta nella storia del Caselle. Finite le giovanili  ho voluto fermarmi per un periodo di riflessione e sono stata particolarmente felice di aiutare la mia ex-allenatrice, Manuela Esposito, proprio qui a Caselle. Sono ripartita più carica e consapevole di me stessa, con la mia squadra siamo riusciti a conquistare la serie C…  L’anno successivo ho deciso, per scelta personale, di fare un passo indietro e rimettermi in gioco in prima divisione. Grazie all’allenatore Cagnola  mi sono ritrovata come atleta e ho ottenuto due volte la promozione in D. Ho finalmente scoperto l’ambiente giusto e nuove motivazioni per continuare a giocare. Non è facile avere il rapporto che abbiamo io e Cristina in ambito pallavolistico, data la differenza di categoria,  ma noi, sia dentro che fuori dal campo, siamo molto complici ed unite, sempre disponibili al confronto reciproco ed anche ad accettare eventuali critiche. Ovviamente, dopo i nostri genitori, siamo le prime tifose una dell’altra:  pronte a trovare le parole giuste per caricarci a vicenda in ogni partita importante. Siamo fiere di condividere la stessa passione e, questo ci aiuta a capire meglio le emozioni e i momenti “storti”. In fondo anche noi due ci sentiamo una piccola squadra!”

    Antonella Ruo Redda

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