Il corpo umano è un sistema delicato, la sua temperatura in salute è di circa 37 gradi. A 38 gradi ci sentiamo poco bene e con due gradi in più siamo già a letto; con tre gradi in più possiamo ritrovarci in ospedale, e con cinque in più rischiamo di morire.
Anche il nostro pianeta è un sistema delicato e, relativamente piccole variazioni di temperatura, possono avere conseguenze importantissime, addirittura tragiche.
Quando si parla di riscaldamento globale, il dato è sempre riferito alla media dell’intero pianeta. Dire che c’è un grado in più sulla Terra significa che alcune zone possono anche registrarne 4-5 in più.
E’ utile considerare questo indicatore esattamente come si fa con la febbre per il corpo umano. Ci si accorge, così, di quale fragilità abbia il sistema.
Si è verificato che negli ultimi due secoli c’è stata un’impennata di presenza di CO2 nell’atmosfera, per effetto della combustione del carbone e del petrolio, oggi siamo a 410 parti per milione, mentre il valore massimo naturale è di 300 parti per milione.
Una conseguenza dell’aumento demografico o della civiltà industriale? Ovvio che più siamo più inquiniamo, ma occorre distinguere.
Ci sono Paesi molto industrializzati, e relativamente poco abitati, ma consumano molto e ce ne sono altri molto abitati che consumano meno. Si sente spesso dire che il paese che inquina di più è la Cina; è indiscutibile, considerato che ha 1,3 miliardi di abitanti, ma si sbaglia se si considera l’inquinamento per persona.
Gli USA sono un paese relativamente poco abitato, in proporzione al territorio, ma sono anche i maggiori consumatori di energia pro capite. I Cinesi inquinano molto meno, per il loro diverso stile di vita.
In sostanza, ci vogliono almeno tre cinesi per fare l’inquinamento di un solo americano. Poi, ci sono Paesi in cui questo dato, fortunatamente, è quasi pari a zero. Paesi in cui la gente non possiede nulla, ad esempio quelli africani, ma non solo.
E’ chiaro che se non si possiedono veicoli a motore, non si ha corrente e acqua in casa, si vive coltivando pochi ortaggi, non si producono emissioni fossili perché non si usa nulla della moderna civiltà, basata sul petrolio. L’alimentazione, la nostra in particolare, fa la sua parte. L’allevamento degli animali, per la produzione di carne, emette metano che è un altro gas a effetto serra più potente della Co2.
A tutto il petrolio che viene usato nel processo agricolo, occorre aggiungere il metano prodotto direttamente dagli animali. Possiamo, perciò, dire che la produzione di cibo rappresenta circa un quarto delle emissioni globali. Dato per scontato che non si può tornare indietro, l’unica cosa che possiamo fare è tentare di limitare i danni. Il tempo non c’è più. La malattia esiste già. La nostra febbre è già a 38.
Possiamo solo fare in fretta per evitare che arrivi a 42, contenendola. Purtroppo manchiamo, decisamente, di sensibilità verso questi problemi, ce ne rendiamo conto solo quando capitano disastri di grossa portata.
I giovani che sono, in realtà, il principale bersaglio di questa situazione, sono distratti e inermi. Sono loro che subiranno i danni ambientali maggiori, poiché stiamo gradualmente caricando il sistema di conseguenze future, loro che dovranno affrontare i problemi maggiori.
Dovrebbero essere quelli che si informano di più, che lottano per difendere il loro avvenire. Al contrario, sembrano completamente distratti e disinformati. Rimangono, certamente, i casi di persone sensibili, ma sempre in modo individuale e isolato.
Mai che si formi un movimento vero e proprio, un movimento studentesco, per fare un esempio, che dica: “Adesso basta. Adesso ci pensiamo noi. Ci riprendiamo in mano il nostro futuro”.
E la politica? La politica è composta da uomini e donne che siedono in quel posto grazie al voto. Se solo intraprendessero un percorso opposto alla tendenza popolare, generalizzata sull’indifferenza, perderebbero voti. Abbiamo avuto diversi ministri dell’ambiente che non han fatto altro che fare danni all’ambiente.
Come mai i paesi nordici sono più concreti nei confronti dell’ambiente? Semplice: perché c’è un atteggiamento individuale più responsabile.
Se non prenderemo coscienza di questo, e continueremo a pensare che tutto è possibile arriveremo semplicemente all’epoca delle conseguenze gravi, anzi ci siamo già in parte dentro. Ma la situazione sarà ancora peggiore se oggi non cambiamo atteggiamento, comportamenti, politica, economia.
La Terra si governerà tranquillamente da sola anche senza l’uomo. Né apocalisse, né fine del mondo. E’ in gioco l’umanità non il mondo. E’ la fine del benessere dell’umanità in discussione. Se continuiamo così non avremo più un ambiente vivibile. Sarà la specie umana a subire le conseguenze più gravi.
Il problema siamo noi, quello che consumiamo, il rifiuto che produciamo, la benzina che bruciamo e lo spreco che facciamo. Ciascuno di noi con i suoi comportamenti è una parte del problema.