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sabato, Dicembre 14, 2024

    Le pressioni dell’ambiente sull’organismo

     

    FortissimaMenteMolti studi hanno riscontrato l’aumento negli ultimi anni di malattie neurovegetative, come il Parkinson o l’Alzheimer, e di malattie dello sviluppo neurale, come l’autismo. Dopo questa drammatica osservazione gli scienziati stanno cercando di studiarne le cause, al fine di trovarvi, per quanto possibile, un valido rimedio.

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    Banalmente l’aumento di malattie di questo tipo potrebbe essere legato, da un lato, al fatto che è possibile fare diagnosi sempre più raffinate. Anni fa alcuni disturbi difficilmente erano riconosciuti, e, a parte i casi evidenti, si rischiava di confondere una lieve demenza con un normale invecchiamento. Inoltre, con l’aumento della popolazione anziana, è ipotizzabile che ci siano sempre più persone che vivano più a lungo per poter sviluppare le malattie legate al sistema nervoso. Alcuni decenni fa, infatti, con un’aspettativa di vita inferiore di molti anni rispetto a quella attuale, erano meno le persone che arrivavano ad età in cui malattie come le demenze iniziano a manifestarsi.

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    La sola spiegazione legata al raffinarsi delle diagnosi e al prolungamento della vita media sembrerebbe insufficiente per gli scienziati che si occupano di questo tema a spiegare come mai si riscontri un elevato aumento delle persone ammalate. Gli scienziati piuttosto stanno ipotizzando che l’aumento nell’ambiente di alcune sostanze, come pesticidi, materie plastiche, metalli pesanti, possano interferire sul nostro organismo modificandone sia lo sviluppo che il funzionamento. Per ora nessuno è stato in grado di stabilire un legame tra l’Alzheimer e l’inquinamento, mentre qualche correlazione invece è stata notata con il morbo di Parkinson dove, oltre che a fattori ereditari, sembrerebbe esserci un legame con l’esposizione prolungata ad alcuni tipi di pesticidi.

    Studi in altri ambiti hanno invece evidenziato un legame tra l’aumento di patologie psichiatriche, come la depressione e la schizofrenia, e l’inquinamento ambientale.

    Sta crescendo sempre più la preoccupazione nei confronti di malattie legate allo spettro autistico, perché negli ultimi 40 anni stanno aumentando. I bambini autistici hanno difficoltà ad interagire con gli altri e possono presentare dei sintomi neurologici come l’epilessia, i deficit sensoriali o intellettivi. Un punto comune a tutte le malattie che fino ad ora ho citato è che stanno aumentando in modo esponenziale negli ultimi anni e che interessano tutte il sistema nervoso. Dai dati disponibili, sappiamo che solo un aumento del 25 per cento di tutte queste malattie può essere spiegato con l’affinamento dei criteri diagnostici e l’invecchiamento della popolazione, mentre per il restante 75 per cento non può valere questo tipo di spiegazione.

    È assodato che l’inquinamento delle città legato ai gas di scarico ha un ruolo rilevante sulla nostra salute. Ma recentemente si sta prendendo in considerazione anche l’inquinamento che arriva dal cibo, dalle bevande, dai mobili, dai prodotti per la casa e dai cosmetici che quotidianamente andrebbe ad interferire con lo sviluppo neurale. I sospettati sono i prodotti chimici di sintesi, la cui produzione è passata da un milione di tonnellate negli anni trenta alle cinquecento milioni di tonnellate attuali. Dagli anni settanta sono arrivati a fare parte della nostra vita nuove sostanze: la plastica, leggera e poco costosa, permette di fabbricare qualunque tipo di oggetto a poco prezzo. Sono inoltre comparse nuove molecole per gli imballaggi e nei cosmetici, mentre sono stati sintetizzati nuovi pesticidi e farmaci. Da circa quindici anni sono arrivati nelle nostre vite i composti bromurati che servono a ridurre i rischi di incendio e vengono impiegati nella fabbricazione di computer, telefoni, mobili, tessuti. Questa rivoluzione chimica, sinonimo di progresso, interessa ogni settore dell’economia e ha migliorato di molto la nostra qualità di vita. Solo oggi però ne scopriamo gli effetti collaterali e le normative legate a tutelare la salute umana sono ancora poche e arrivate in ritardo.

    Concludo con un esempio storico noto credo alla maggior parte dei lettori, per spiegarvi con semplicità il fenomeno: il caso del DDT, primo insetticida moderno usato dal 1939. La sostanza fu usata in modo diffuso perché non se ne conoscevano gli effetti collaterali sull’uomo. Questa sostanza che veniva impiegata per combattere la riproduzione della zanzara e debellare la malaria, aveva un rovescio della medaglia. Inizialmente si notò che riduceva la speranza di vita degli uccelli, perché rendeva più fragile il guscio delle uova. Solo in seguito si riscontrarono dei danni anche sul sistema nervoso umano tanto da bandire l’uso della sostanza. Dal 1972 ne è stato proibito l’uso negli Stati Uniti, e dal 1978 anche in Italia. Attualmente i ricercatori hanno evidenziato ancora oggi danni tiroidei e cognitivi nella popolazione brasiliana che è stata tra le più esposte alla sostanza.

    Per maggiori informazioni visita il sito: www.psicoborgaro.it

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