“Il 27 gennaio il giorno in cui ricordiamo la Shoah, l’olocausto del popolo ebraico, dev’essere il giorno in cui tutti, e non solo la comunità ebraica, dobbiamo ricordare gli orrori del nazifascismo commessi sugli ebrei. Ricordare è fondamentale per non ripetere quegli stessi errori, perché un giorno saremo chiamati a giustificare le nostre azioni e per questo non si può rimanere indifferenti di fronte alle ingiustizie che si ripetono ancora oggi nella nostra società.”
E’ con parole simili che l’assessore Erica Santoro ha posto l’accento sulla necessità di riflettere sulle responsabilità che la vita ci pone davanti in certi momenti. Il lavoro che l’Amministrazione Comunale di Caselle svolge da alcuni anni con la comunità e la scuola per sensibilizzare al rispetto dei valori della democrazia e del prossimo, “ E’ un impegno – precisa l’assessore – che non dev’essere scambiato per mera ritualità atta ad onorare solo determinati appuntamenti.”
Quella che si è svolta quest’anno in Sala Cervi è stata una serata che ha preso spunto dall’ottantesimo anniversario dell’emanazione delle leggi razziali. Davide Aimonetto, insegnante, giornalista e “graduate” presso lo Yad Vashem di Gerusalemme (il più importante museo e centro di ricerca al mondo) che si dedica allo studio della Shoah da molti anni con grande passione, è stato l’ospite d’eccezione e il relatore di questa edizione della Serata della Memoria dal titolo: “Le leggi razziali in Italia: “1938-2018” Italiani brava gente?”
Un titolo volutamente provocatorio, che intende far riflettere su quale enorme responsabilità possa avere l’azione del singolo cittadino anche in eventi di grande portata come è stata la storia della “Shoah”.
Aimonetto con grande maestria, attraverso la narrazione degli eventi, il supporto di video e la lettura di testimonianze, ha svelato una pagina di storia, quella delle leggi razziali del ’38, rimasta per lungo tempo ingiustamente dimenticata, sminuita e svalutata. Il filo rosso della racconto si è basato sulle famigerate vicende del “Binario 21” della Stazione Centrale di Milano, il binario sotterraneo da cui partirono tra il 1943 e il 1945, i treni pieni di deportati ebrei diretti ai campi di sterminio nazisti , il luogo da cui ebbe inizio l’orrore della Shoah a Milano. Il professor Aimonetto ha guidato i presenti in un interessante viaggio della memoria, partendo dal racconto del periodo in cui furono emanate le leggi razziali in Italia nel 1938, volute e ideate da Mussolini, e parlando attraverso le lettere scritte dai sopravvissuti ebrei italiani, ha descritto bene la sofferenza subita per l’esclusione da tutte le manifestazioni della vita pubblica: i bambini non potevano più frequentare le scuole; gli adulti erano completamente estromessi da qualsiasi lavoro che avesse a che fare con l’amministrazione, come insegnare o studiare nelle scuole e università italiane, far parte dell’esercito, oppure gestire attività economiche e commerciali, che il fascismo giudicava “strategiche” per la nazione. Di anno in anno queste misure contro gli ebrei diventarono sempre più dure, fino al 1943, quando l’occupazione tedesca dell’Italia del centro-nord diventò una tragedia per gli ebrei italiani, a partire dal rastrellamento del ghetto e la deportazione degli ebrei romani, molti dei quali finirono nei campi di concentramento e di sterminio e non fecero più ritorno.
In quegli anni furono molti gli italiani che mostrarono solo indifferenza nei confronti dei loro connazionali di origine ebraica, e non mancarono casi in cui ne approfittarono per ricavare dei vantaggi economici, denunciandoli alle autorità. Altri però li aiutarono a sopravvivere e al momento del bisogno li nascosero e li portarono in salvo.
Hanno chiuso la serata l’immagine di Anna Frank, simbolo della persecuzione ebraica, e la speranza di un futuro migliore attraverso il monito di Erica Santoro, che ha messo in guardia: “Avremo compiuto il compito supremo di genitori se i nostri figli ci ricorderanno come un esempio di correttezza.”