Nell’ambito delle problematiche della Stura, dopo l’interrogazione del M5S, l’incontro con il Comitato Borgata Francia e la dichiarazione dell’assessore Isabella, Cose Nostre ha deciso d’incontrare e dare la parola all’AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po), l’ente sovraregionale che ha giurisdizione anche per il torrente Stura. L’AIPO è stata istituita nel 2003 con quattro leggi regionali approvate dai Consigli regionali delle Regioni bagnate dal fiume Po, ovvero: Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto. Sorge sulle ceneri del disciolto “Magistrato del Po”, organo statale creato nel 1956. L’AIPO cura la gestione “del reticolo idrografico principale del maggiore bacino idrografico italiano, occupandosi, essenzialmente, di sicurezza idraulica, demanio idrico e navigazione fluviale”, come si può leggere sul loro sito. L’ente può mettere in campo le seguenti azioni: “Realizzare e mantenere opere pubbliche per la difesa idraulica e per la sistemazione, corretto assetto morfologico e valorizzazione del reticolo fluviale del bacino del Po; curare la gestione del relativo demanio idrico (beni demaniali e risorse idriche); gestire gli eventi estremi, partecipando alla previsione e al monitoraggio e intervenendo sulle opere di competenza per fronteggiare situazioni di criticità e di rischio; realizzare e gestire le opere atte a consentire e migliorare la navigazione fluviale”.
L’ufficio AIPO competente per il Piemonte è a Moncalieri e a riceverci sono il dirigente, ingegner Gianluca Zanichelli, e la funzionaria, ingegner Chiara Muzzolon. Subito solleviamo le problematiche messe in risalto dal Comitato Borgata Francia. “Secondo noi il rischio su Borgata Francia non è così alto”, esordiscono i due funzionari, ”e, a seguito del nostro sopralluogo del febbraio scorso, abbiamo stilato una relazione con le nostre valutazioni, inviandola in Regione, ai Comuni di Caselle e San Maurizio, ed anche al Comitato in questione. Il fatto che per noi il rischio non sia così alto, non significa che non ci sia rischio, tant’è vero che la somma che il Comune di Caselle riceverà dalla Regione, ossia 500 mila euro, è chiaramente indicata al termine della relazione come la somma adatta per ripristinare i pennelli frangiflutti e fare un primo intervento di messa in sicurezza”.
Ma l’AIPO non ha fondi propri?
“Certo che sì. Sono fondi ministeriali utilizzabili per manutenzioni importanti, dando la massima priorità all’arginatura, che non è l’erosione delle sponde come nel caso della Stura a Caselle. In poche parole, semplificando al massimo, li utilizziamo dove c’è un’altissima probabilità di esondazione dei fiumi con eventuale pesante coinvolgimento della popolazione. In Borgata Francia, per capirci, è altamente improbabile che la Stura esondi causando vittime, fermo restando che bisogna fare dei lavori di ripristino. Tornando a livello generale, abbiamo a disposizione, solitamente, 1,5 milioni di euro per circa 600 km percorsi dai fiumi piemontesi sotto la nostra giurisdizione: capite benissimo che è una cifra irrisoria”. Quindi i fondi per realizzare i lavori vanno stanziati dalla Regione? Fermo restando che voi avete l’ultima parola sui progetti? “Purtroppo sì, i fondi vanno ricercati nei bilanci regionali, oppure anche i Comuni possono stanziare fondi propri se ne hanno… Sì, l’ultima parola sui progetti per la messa in sicurezza tocca a noi. Comunque è, purtroppo, impensabile riuscire a fare una manutenzione ordinaria continua e costante sui nostri fiumi: il nostro ente, ha una grossa carenza sia a livello di fondi, sia a livello di organico. Ed il problema delle carenze non è solo nostro, ovviamente”.
Qualcuno lamenta la vostra lentezza nel rispondere alle segnalazione e la vostra, per così dire, “distanza”…
“Non è assolutamente vero e siamo contenti che qualche giornale ogni tanto dia la possibilità di parlare anche a noi. Posto che chiunque, dal “semplice” cittadino agli Enti, può inviarci segnalazioni, una volta valutata la segnalazione giunta facciamo un sopralluogo ed abbiamo 90 giorni per esprimere un parere ma, solitamente, ci mettiamo molto di meno”. Chiudiamo con una domanda banale, ma che si ripete spesso: si possono togliere e raccogliere le piante negli alvei dei fiumi? “Partiamo da un discrimine”, rispondono i due ingegneri, “ossia se la pianta è caduta oppure no. Se è caduta nel letto del fiume, per noi come AIPO si può portare via. Se è sana, o comunque ammalorata ma non caduta, ci va l’autorizzazione del Demanio regionale (Settore tecnico), fermo restando comunque il parere idraulico all’AIPO”.