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venerdì, Marzo 29, 2024

    Nuove professioni

    VenticinqueGocce2WebHo bisogno di chiarimenti, altrimenti non ne esco: prendo carta e penna e mi segno alcune delle cosiddette nuove professioni nate negli ultimi anni: il, o la, “wedding planner”. Figura che organizza i matrimoni: evidentemente scegliere gli abiti, una lista nozze, il locale e mandare gli inviti a parenti e amici è diventata una croce da delegare ad altri. Si guadagna sulla pigrizia altrui.

    “Blogger”: in pratica chi pubblica articoli e si confronta su più temi. Se ti va bene, le grandi aziende si accorgono della tua presenza e tu mostri i loro prodotti e i loro marchi. La prima che mi viene in mente è Chiara Ferragni, la moglie di Fedez (quello tatuato come quel centrocampista dell’Inter). Straguadagna e solo Dio sa quanti seguono i suoi consigli.

    Business Celebrity Builder e Personal Brander: studiano marketing e comunicazione. A cosa serve, non mi è molto chiaro, ma dovrebbero curare l’immagine di determinati marchi.

    Big Data Analyst: raccolgono dati e li girano alle aziende. O li vendono. Studiano le nostre scelte, le nostre ricerche e i gusti di ognuno, quanto basta per indirizzare il mercato in questa o in quella direzione.

    Poi, nel futuro, la guida turistica spaziale, il nanomedico, o chi diventerà specialista nel ridurre gli effetti dei cambiamenti climatici, chi svilupperà mezzi di trasporto alternativi, l’agricoltore verticale! O quello tradizionale: i miei cugini mandano foto di splendide distese di prosecco, orizzontali. Di moderno hanno i trattori con guida satellitare.

    Insomma: dalle cose più strampalate e a mio modo di vedere abbastanza inutili, a lavori che fino a ieri non esistevano.

    Fin qui ci siamo capiti, vero? Da chi si fa il denaro e lucra sulla stupidità altrui, fino a colui o coloro che salveranno vite, o il pianeta stesso.

    Detto questo, cosa si sono inventati a palazzo? Il navigator.

    Ero a conoscenza del film del 1986, carino, con implicazioni sulla teoria della relatività, ma da allora l’unico termine che ho sentito da quei giorni è navigatore: lo piazzi con una ventosa al parabrezza della macchina e lui ti porta a destinazione. Il navigator partorito dal nostro attuale governo vorrebbe somigliargli: intanto via la “e” finale, così fa più internazionale. Il suo compito sarà traghettare i disoccupati col reddito di cittadinanza verso un lavoro, che arriverà con un massimo di tre proposte.

    Dunque: quanti saranno? Da 6000 pare siano già stati dimezzati; per i restanti (dovranno essere laureati), un contratto biennale, precario, come è in uso ultimamente.  Questi precari si prenderanno cura di formare e trovare un lavoro (precario) ai disoccupati. Semplice no?

    Ma la domanda è: quali lavori riusciranno a proporre? Se le aziende vogliono assumere hanno a disposizione i consueti canali: concorsi, colloqui, annunci, e così via. Ora l’intermediazione dei navigator darà più possibilità a chi è in cerca di lavoro? Se il lavoro c’è, esiste, allora perché non viene allo scoperto, invece di aspettare l’avvento di queste nuove figure create dal nulla?

    In un’epoca in cui tutto è software, smaterializzato, dove occorrono idee più che braccia, mi domando come faranno questi novelli Magellano a indirizzare  persone così lontane da un certo tipo di professionalità, dagli studi, dalle moderne tecnologie, a piazzarne migliaia nel mondo del lavoro. Precari che cercano di sistemare disoccupati con un lavoro nuovamente precario. Per poi ripetere la storia all’infinito.

    Mi dà l’idea di un castello di carte, ed il vento sta pure arrivando. Temo sarà un sonoro flop anche questa volta: il lavoro non lo si crea per decreto e nemmeno lo si cerca col rabdomante. Questa soluzione targata Lega/5Stelle, forse potrà offrire qualcosa di molto semplice, magari manuale, ma ben lontano dalle richieste delle grandi aziende, dalle moderne tecnologie, dal futuro.

    E la notizia di questi ultimi giorni, da parte del MIUR, che riguarda i 70.000 studenti in meno il prossimo anno, è allarmante. Dunque: meno nascite, meno ragazzi, meno studenti, meno cervelli che crescono, meno lavoro, meno ricerca, meno futuro. E per i giovani che adesso avrebbero l’età per “mettere su famiglia”? Sempre meno lavoro, quindi meno famiglie, meno prospettive, quindi meno nascite, meno ragazzi, meno studenti, meno ricerca, ed il circolo si chiude. Con o senza navigator.

    Il Paese lentamente muore, e nel frattempo si svende, all’estero, Cinesi compresi.

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    Luciano Simonetti
    Luciano Simonetti
    Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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