Il titolo si sposa perfettamente col momento

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VenticinqueGocce2WebDomenica afosa, il climatizzatore sputa aria fredda per consentirmi una forma di sopravvivenza,  e la prima cosa cui penso è un album degli Zen Circus del 2009. Il titolo si sposa perfettamente col momento: “Andate tutti affan****”.

Era una ottima sintesi di Andrea Appino e compagni. Nulla da aggiungere perché il concetto è chiarissimo.

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Già perché non ho altre parole sull’ennesima imbecillità: invece di andare in ferie evitando gli ormai quotidiani battibecchi e gli insulti da curva sud su Facebbok, il Salvini si inventa una crisi di governo, molto più somigliante ad uno scontro tra bande. Certo i presupposti per un crollo finale tipo “La guerra dei Roses” c’erano tutti: insulti, colpi bassi, colpi proibiti, cervelli azzerati, insomma una rissa da Fight Club, non avrebbero certo potuto farci sperare in un futuro radioso, ma che il cosiddetto “governo del cambiamento” andasse a morire in pieno esodo estivo, quando le persone che lavorano veramente vorrebbero un minimo di pace, proprio non lo si può digerire: c’è una inspiegabile fretta di buttare tutto all’aria, di distruggere, di creare per l’ennesima volta preoccupazioni, malcontento, danni al lavoro, alla nostra economia già agonizzate, al futuro di ognuno di noi.

Tra parentesi: l’anagramma di  Salvini è invalsi. Come le prove disastrose e inutilmente macchinose che pesano su studenti ed insegnanti.  Salvini appunto.

A poco più di un anno dall’insediamento siamo al punto di partenza, con lo spread che potrebbe ridestarsi, con le borse che bruciano milioni di euro, ed i mercati che, già poco fiduciosi, scappano come lepri all’apertura della caccia, e le agenzie di rating che ci trattano come spazzatura!

Basta dire grazie? Ne avevamo veramente bisogno per migliorare le sorti del nostro malandato Paese? Quali benefici avremo nel caso di elezioni anticipate? Quante volte Salvini, Giggino Di Maio e Conte hanno promesso che sarebbero durati cinque anni? Avrei preferito accendere la tv e guardarmi in santa pace Techetechetè, o l’ennesima premiazione di attori registi e scrittori da località del sud come usa di questi tempi, noiose e soporifere, oppure buttarmi sul farneticante calcio mercato per scommettere quale maglia avrebbe indossato Romelu Lukaku, invece no: ho il timore che quanto prima Vespa e Mentana ci triteranno con le loro maratone.

Panorama squallido e nell’attesa che Sansone abbatta le colonne e travolga tutti i Filistei, occorre pensare a cosa sarà dei provvedimenti presi e di quelli in embrione, per ciò che riguarda scuola, lavoro, giovani, la povertà sconfitta solo a parole, ai nuovi navigator, ai vecchi disoccupati e ai vecchi soli.

In più la fermata delle scuole appena inizierà l’anno scolastico per lasciare spazio ai seggi, come se l’istituzione non avesse già abbastanza rogne da risolvere, al tempo che perderemo e alla spesa enorme per cercare di sanare l’ennesima e vergognosa prova d’inettitudine di questi politici.

Probabilmente il Movimento verrà asfaltato, forse la Lega prenderà più voti sbandierando i soliti slogan diventati ormai dei classici: meno tasse, più lavoro, magari un ennesimo milione di posti, aiutiamoli a casa loro, prima il Nord. Aggiungerei: boia chi molla e audace e cauto è di pattuglia. Saldo nella difesa, rapido all’attacco. Tornerai vittorioso alla tua dolce casa.

Vi ricorda qualcosa? Perché ogni tanto l’aria è quella, magari ripulita, ma è quella che tira ultimamente e non solo qui da noi.

Allora? Cosa facciamo? Torniamo mestamente ad un voto a favore del PD risorto come Lazzaro e già litigioso? Dirottiamo le nostre preferenze verso il gran barzellettiere ormai più rifatto di Cher?

L’aria è stata ammorbata a sufficienza dalla precedente campagna elettorale, che definire imbarazzante è poco, e già siamo sul punto di iniziarne un’altra, e preoccupa immaginare a quali bassezze arriveranno i contendenti.

Un anno buttato, quelli precedenti pure, quelli a venire chissà: non riesco a trovare un barlume di fiducia, anche perché i fabbricanti di promesse vane sono sempre gli stessi. Dignità, il pensiero rivolto alle persone, al Paese. Tutto questo manca.

Ha ragione il titolo degli Zen Circus: “Andate…”

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Luciano Simonetti
Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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