Partiamo da un presupposto fondamentale, esistono dei doveri, assolti i quali possiamo passare alla rivendicazione dei diritti.
Ecco appunto, e qui finiscono molte buone intenzioni… I nostri tempi sono ricchi di rivendicazioni, indignazioni, prese di posizione, diritti acquisiti non si sa come ed immediatamente accampati; non importa se questo significa che qualcuno deve fare delle rinunce. I social sono alla portata di tutti, senza filtri e censure, come diceva Umberto Eco: “I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli.”
Per tornare alla frase di partenza e volendo darle un significato logico si potrebbe dire che non viviamo un bel momento, se fossimo stati più accorti saremmo riusciti in parte a prevenirlo, a cominciare dal problema ambientale, ora le stalle sono vuote e ci troviamo a rincorrere dei buoi che sono potuti fuggire praticamente indisturbati, seguiti solo da proclami e parole. L’ambiente non ha bisogno di grandi proclami, grandi gesti e grandi effetti speciali, si comincia sempre dal rispetto e dalla cura per le cose e soprattutto le persone, con le quali conviviamo, con un algoritmo quasi banale: “non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te”.
I nostri doveri sono un qualcosa di astratto, quasi casuale mentre i nostri diritti sono sempre in primo piano. A chi non è successo di trovarsi in giro e vedere buttare in terra, ovunque, mozziconi di sigarette, nonostante, (anche a Caselle) ci siano un po’ ovunque contenitori idonei per accoglierli… Un inciso: qualche multa in più non guasterebbe; mai visto farne. Va detto che si vedono pochi civich in giro. Oltre le cicche possiamo parlare di deiezioni canine, alle quali possiamo solo assistere in religioso e triste silenzio.
Per rimanere nei paraggi, argomento: verde pubblico casellese. In questo periodo, anche agli occhi di un osservatore poco attento, la situazione è a dir poco catastrofica. Bordi strade, rotonde (terribili!), marciapiedi, spesso non sono percorribili occupati da rigogliose erbe spontanee. Una in particolare, un nuovo insediamento, una graminacea di media altezza, velocissima nel riprodursi, ormai ha colonizzato tutti gli spazi, e visto che soprattutto in alcune zone gli sfalci sono molto rari, può agire indisturbata.
Rimane il discorso che per fare la differenza, e poter poi pretendere che ognuno faccia la sua parte, dovremmo occuparci, almeno un poco, del nostro pezzo di marciapiede, impedire alla siepe di uscire dal muro di cinta, raccogliere le cartacce e non spostarle un po’ più in là. La terra è la nostra casa, possiamo renderla migliore con alcune semplici regole. Dopo potremo anche accampare dei diritti, compreso fare in modo che chi deve, per sua vocazione, gestire la cosa pubblica lo faccia nel miglior modo possibile, razionalizzando le risorse. Il decoro urbano, sinonimo di civiltà e cultura, dovrebbe avere la priorità rispetto ad altri capitoli di spesa.
“In nome del progresso, l’uomo sta trasformando il mondo in un luogo fetido e velenoso (e questa è “tutt’altro che” un’immagine simbolica). Sta inquinando l’aria, l’acqua, il suolo, gli animali… e sé stesso, al punto che è legittimo domandarsi se, fra un centinaio d’anni, sarà ancora possibile vivere sulla terra”
(Erich Fromm 1900-1980)