16.1 C
Comune di Caselle Torinese
lunedì, Marzo 17, 2025

    Silenzio e vigilare

    VenticinqueGocce2WebContro il logorio della vita moderna spesso è necessario il silenzio, ma una categoria in particolare lo cerca quotidianamente: l’insegnante. Non accende mai e poi mai la tele o lo stereo una volta al sicuro tra le mura domestiche, i famigliari lo sanno e assumono un basso profilo.

    - Advertisement -

    Parlo di insegnanti elementari, ma sicuramente anche per chi lavora nelle scuole medie, nelle superiori, le difficoltà ci sono sempre. L’indomani è quasi sempre preoccupante. Solo all’Università le ansie si invertono: lì a farsela sotto sono i ragazzi; i cosiddetti baroni vivono sonni tranquilli.

    - Advertisement -

    Direi che, almeno ascoltando e leggendo, ai più sfugga ciò che l’insegante deve affrontare ogni giorno: nell’imaginario collettivo spesso sono coloro con due mesi di ferie. Sorvolo sui permessi e le ferie , ci sarebbe bisogno di un capitolo a parte, ma i mesi estivi vengono visti come una sorta di privilegio. Mi fermo qui.

    Ricordo un tempo lontano dove spesso, soprattutto nei paesi, le figure di spicco erano il prete, il dottore e l’insegnante; l’ordine sceglietelo voi. Il denominatore comune era il rispetto portato nei confronti di queste figure, in particolar modo la maestra, o il maestro, che nei paesi divenuti città, nel pieno dell’esplosione demografica, avevano anche una trentina di bambini: lo vedo dalle foto dell’epoca in bianco e nero. All’asilo (non era ancora scuola materna) ancora di più.

    Esisteva qualcosa che i bambini di allora assimilavano, comprendevano, e che veniva passato loro dai genitori, e ancora dai nonni: il rispetto. La capacità di comprendere i limiti di ciò che si poteva fare o meno, e quella di capire che la scuola è lavoro. Com’era per il papà alla FIAT o per la mamma a riassettare casa.

    Negli ultimi decenni ci siamo bruciati tutto questo. L’insegnante (sempre senza voce), è visto come un missionario. Un missionario col parafulmine, che attira su di sé praticamente tutto, e, lasciatemelo dire, difeso da nessuno: l’insegnante è solo.

    Le sue responsabilità vanno oltre l’insegnamento, con tanta pazienza e una dose inimmaginabile di autocontrollo. Ed ancora: POF…non è un palloncino che scoppia. PTOF non è il suono di un fucile ad aria compressa, e RAV non indica il suv della nota marca giapponese, oppure BES. Sono degli acronimi, ma anche delle incombenze da superare.  Sempre o quasi in solitudine, affrontando spesso qualche ragazzino  privo di educazione, supportati da genitori altrettanto privi di questa qualità, si aggiungano bambini che realmente hanno delle difficoltà e che andrebbero seguiti molto da vicino, oppure nella media, o altri ancora molto promettenti che prima o poi, ognuno col proprio tempo, arriveranno al traguardo finale. La domanda è: si può fare? È possibile offrire istruzione ad una tale disparità di situazioni ad ogni singolo bambino? Ne nomino alcune: disturbi specifici di apprendimento, discalculia, dislessia,disgrafia e disortografia, con casi in aumento, o panico al mattino. Aggiungiamo pure le cose più piccole e materiali, come viene chiesto spesso molto più che l’approfondimento di una particolare materia: incentivarli a mangiare di tutto, senza pensare che poi un bambino potrebbe farlo per forza e poi stare male, o sbucciare la mela a venticinque alunni, allacciare loro le scarpe, portarli in palestra evitando incidenti, o in cortile ma con prudenza, controllare che non si scambino merendine o qualche ceffone che può capitare, controllare che all’entrata e all’uscita nessuno corra o spinga, sopportare il fatto che qualche caso difficile ti prenda a calci o ti insulti, e arginare ovviamente la carica di alcuni genitori poco propensi alla nota, al brutto voto. E poi, vigilare. Su tutto. Perché non accada qualcosa di tremendo come nella scuola di Milano. Dopo, ma veramente dopo tutto questo, gli insegnanti possono svolgere il proprio lavoro. E vigilare. Sempre. Certo che si può, e certo si dovrebbe fare, se la scuola, come istituzione, offrisse i mezzi ed il personale adeguato, con le risorse necessarie, perché ciò che viene maneggiato con poca perizia e molta leggerezza da parte dello Stato, è il nostro futuro, uomini e donne di domani.

    LASCIA UN COMMENTO

    Per favore inserisci il tuo commento!
    Per favore inserisci il tuo nome qui
    Captcha verification failed!
    Punteggio utente captcha non riuscito. Ci contatti per favore!

    Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

    Luciano Simonetti
    Luciano Simonetti
    Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

    - Advertisment -

    Iscriviti alla Newsletter

    Ricevi ogni giorno, sulla tua casella di posta, le ultime notizie pubblicate

    METEO

    Comune di Caselle Torinese
    cielo sereno
    16 ° C
    16.1 °
    14.6 °
    36 %
    2.6kmh
    0 %
    Lun
    14 °
    Mar
    8 °
    Mer
    11 °
    Gio
    12 °
    Ven
    8 °

    ULTIMI ARTICOLI

    Campanile di San Maurizio: apre il cantiere per il restauro

    0
    Lavori al via, a San Maurizio Canavese, per la messa in sicurezza e restauro conservativo della torre campanaria della chiesa parrocchiale di San Maurizio...