Era il momento delle chiacchiere, si fissavano appuntamenti e impegni. Si discuteva animatamente, il calcio la faceva da padrone. Soprattutto il lunedì. Era anche il luogo dove ci si conosceva e ci si rendeva conto che il personale era formato da gente proveniente da ogni dove: una vera miscellanea.
Anche la sistemazione delle linee produttive favoriva la conoscenza tra gli operai. Erano sistemate parallelamente e a non molta distanza tra loro. Durante il lavoro era possibile scambiarsi qualche parola, inoltre uomini e donne lavoravano a contatto di gomito e questo aiutava a superare i pregiudizi e spesso portava allo sbocciare di relazioni che si concludevano con il matrimonio.
C’era un gioco innocente che facevano gli operai più giovani: cercare di scovare una donna che indossasse gli stessi abiti del giorno prima. Chi ne individuava una vinceva un caffè.
Il momento più importante della giornata lavorativa era la pausa di mezzogiorno. Allo scoccare del segnale tutti ingaggiavano una gara a chi arrivava prima ai banchi dove si distribuivano i pasti. Ci sarebbe stato più tempo per rifiatare e concedersi un momento di riposo.
Durante le pause c’era chi, tra cui Francesco, preferiva rimanere al proprio posto per rilassarsi o leggere. Nonostante la giovane età Francesco amava leggere riviste e quotidiani. Questa cosa era stata notata dal caporeparto, il signor Coscia. Quello che non andava giù al caporeparto era il tipo di letture del suo giovane operaio: culturali o politiche.
Un giorno mentre Francesco era lì che leggeva, durante la pausa, si avvicinò e disse: – Senta Armeno, lei è diventato un abile operaio e svolge il suo compito con bravura e padroneggia con sicurezza le procedure. Le sue esperienze sicuramente le sono di aiuto. Lei ha senz’altro ottime possibilità future qui alla Singer. Tuttavia, devo dirle con sincerità che lei sta sempre lì a leggere certi libri di Marx che penso non l’aiuteranno. Noi abbiamo bisogno di gente come lei, ma deve essere più disponibile e vedrà non se ne pentirà. Vede quando ci sono scioperi io con gli altri rimaniamo in reparto perché è il momento di risolvere certi problemi. Veda un po lei. –
Stava cercando di tirarlo dalla parte della “sua” parte? Ovvio. Francesco non ci cascò. Certo, voleva migliorare, anche guadagnare qualcosa di più ma non a certi prezzi: diventando un crumiro.
La dignità, l’indipendenza politica e di ideali non hanno prezzo. Aveva compreso da subito che quell’uomo era quantomeno ambizioso. Dopo qualche anno trovò la conferma a questa intuizione.
Oramai Francesco si era ben ambientato e si era conquistato la fiducia degli altri. Nonostante la delusione che gli aveva procurato, Coscia lo promosse collaudatore “volante”. Non avrebbe più lavorato in linea ma avrebbe ricoperto un ruolo di maggior responsabilità.
Dopo un certo periodo ebbe la conferma che Coscia, pur di fare carriera, non avrebbe guardato in faccia a nessuno.
Coscia era il caporeparto del collaudo, ma mirava a diventare il responsabile di tutto il ciclo produttivo del comparto lavatrici. Il responsabile del montaggio era un certo Garbarini, persona perbene ed educata.
Coscia, ancora lui, sfruttando il suo ruolo di responsabile del collaudo, tanto brigò che mise in cattiva luce il Garbarini.
Lo fece apparire un incapace. Cosa che non era vera. Ma tant’era: e fu rimosso.
Coscia finalmente aveva raggiunto il suo obbiettivo.
Questa vicenda turbò molto Francesco e altri operai. Ritenevano inaccettabili questi metodi.
La fabbrica rivelava il suo volto spietato. Era sicuramente luogo di incontro e di socializzazione, ma era anche una giungla dove gli ambiziosi e coloro che volevano far carriera a tutti i costi si muovevano come belve in caccia.
Il suo nuovo compito gli dava maggior libertà di movimento lungo tutta la linea. Questo lo portava a contatto sia con tutti gli operai che con gli operatori degli altri reparti. La fabbrica gli appariva ora in maniera più chiara e rivelava tutti i suoi aspetti, anche quelli sgradevoli.
A volte, anche con una certa frequenza, una linea produttiva doveva essere fermata per mancanza di personale dovute alle molte assenze simultanee, occorre dirlo senza infingimenti: troppa mutua e sempre di lunedì, martedì e mercoledì oppure gli altri tre giorni.
Queste situazioni incidevano nei rapporti tra la direzione e il consiglio di fabbrica mettendo il sindacato in oggettiva difficoltà.
Nonostante queste situazioni la fabbrica godeva di un buon prestigio, ne facevano fede gli ordini sempre importanti di grandi marchi sia italiani che di altre nazionalità.
La Singer di Leini lavorava e produceva elettrodomestici soprattutto per conto terzi. C’era un laboratorio che teneva costantemente sotto controllo la qualità ed un ufficio di progettazione che studiava come migliorare i prodotti e progettarne di nuovi.
Era un’ azienda solida e ben strutturata. Ci lavoravano intere famiglie e questa situazione, successivamente, si rivelò un limite.
Anche se la Singer era un luogo di lavoro non mancavano attività sociali molto partecipate. La direzione, grazie alla passione del direttore generale, il dottor Marca, organizzava eventi sportivi come tornei di calcio tra squadre dei diversi reparti. L’evento veniva vissuto con passione e un tifo campanilistico degno di ben altre squadre.
Non mancavano episodi, come dire, un po’ boccacceschi. Una volta dei sorveglianti, facevano sempre dei giri di ispezione, scoprirono due amanti occasionali che si erano appartati tra le cataste dei prodotti finiti e imballati e pronti da spedire. Erano appassionatamente avvinghiati. Furono licenziati in tronco.
La vicenda tenne banco per molti giorni. Non mancò chi pensò bene di giocare i numeri al lotto.
C’era anche chi approfittava della situazione per organizzare piccoli commerci sottobanco di merce di vario tipo, ovviamente in “nero”.
Questa azienda, la Singer, era tra gli stabilimenti più importanti dell’area a nord di Torino. Di questo erano consapevoli gli operai con i quali Francesco era solito scambiare le proprie impressioni.
I più anziani gli dicevano: “Francesco, quando questa fabbrica fu costruita fu salutata con un sospiro di sollievo. Significava lavoro e benessere. Qui lavorano intere famiglie e tutti i paesi qua intorno traggono benefici. Se dovesse chiudere sarebbe il disastro per molti”.
Effettivamente l’azienda ricopriva un ruolo crucciale nell’ambito della zona. Ai dipendenti diretti bisognava aggiungere anche quelli dell’indotto, che non erano pochi.
La vita di Francesco scorreva serena e appagata. La famiglia era giunta dal paese. Si prospettava un futuro tranquillo.
Ma, come spesso accade, la calma e la tranquillità precedono la tempesta.
Tempesta che si annunciò una mattina della fine del 1974 con la comunicazione dell’azienda che ci sarebbe stato qualche giorno di cassa integrazione.
Era l’inizio della prima crisi in cui era coinvolta una grande azienda italiana.
Si prospettavano tempi bui.