L’isola che non c’è

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Siamo vicini a Natale, e mi pare opportuno celebrarne la magia raccontando qualche bella favola adatta ai più piccoli.

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Ad esempio, c’erano una volta le aree Ata.  «Lì non vi sono scuole, lì non vi sono maestri, lì non vi sono libri. In quel paese benedetto non si studia mai. Il giovedì non si fa scuola, e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica.» Lì tutti lavoreranno, tutti saranno felici di spendere lo stipendio che hanno guadagnato lavorando sempre lì.

È il paese dei balocchi di Pinocchio, e pensate a quante volte ce lo hanno descritto i vari lucignoli locali (sì perché a Caselle di Lucignolo ne abbiamo più di uno), per farcelo amare, per convincerci che il nostro futuro è lì, a portata di sogno, a portata di posto di lavoro. Pinocchio, che non sa resistere alla tentazione, decide di partire con Lucignolo e con altri ragazzi su un carro tirato da dodici pariglie di asini che indossano scarpe a foggia di stivaletto, e guidato dall’Omino di burro. Nel Paese dei balocchi “…in mezzo ai continui spassi e agli svariati divertimenti, le ore, i giorni, le settimane passavano come tanti baleni”.. Ma pensate anche a cosa successe al povero Pinocchio, quando si risvegliò: era diventato un bell’asino.

C’è poco da fare, i casellesi quando sentono parlare di aree Ata diventano non solo dei pinocchi, ma tanti piccoli Peter Pan, ovvero  ragazzi che non sono mai cresciuti, e che vorrebbero vivere nell’Isola che non c’è, la mitica Neverland, la Terra del mai. Perché è questo che abbiamo di fronte oggi.

Anche se si affannano a dirci che addirittura l’anno prossimo andremo a visitare il mitico centro commerciale, già aperto e sfavillante di luci. Eppure basterebbe ragionare. Gli espropri non sono ancora stati fatti, non è stato dato l’Inizio Lavori, non è stata costruita nemmeno mezza strada di accesso, nessuna opera accessoria ha ancora avuto inizio. “Ma è stato delimitato il cantiere! Ci sono ben 2 ruspe!”  Ripetiamolo: non è stato dato nemmeno il via ai lavori, e questa è una pratica necessaria; possibile completare opere per centinaia di milioni di euro in pochi mesi?

Tra un anno circa scadrà la convenzione, che poi potrà essere modificata. Faremo quindi la fine del povero Pinocchio? Cambieranno ancora il progetto, che tra l’altro non si è ben capito nemmeno come sia fatto?

E come diventa cauto il costruttore, sulle pagine di questo giornale, quando dichiara che i lavori potranno partire sempre che “non ci siano dei ricorsi…”; questo è un mettere le mani avanti nel più classico dei modi.

Chi dice qualcosa in contrario sulle aree Ata viene accusato di disfattismo. Io, ad esempio, voglio solo il bene di Caselle, e vorrei che il nostro paese non finisse nelle paludi dei risarcimenti qualora qualcosa andasse storto.

Il prefetto, secondo fonti più che autorevoli, ha ritenuto di intervenire nella vicenda, esercitando i suoi poteri.

Pensate che nemmeno il nome del centro commerciale sarà più lo stesso, secondo quanto si legge. Niente più Caselle Open Mall. Sparirà anche Caselle dal nome. Saremo più anonimi di prima. Chiamatelo Neverland, la Terra del mai. Sarà un nome molto azzeccato.

Buone Feste a tutti, e auguri di felicità e serenità.

Dott. Andrea Fontana
Caselle Futura

 

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