“La vita è un viaggio, le fermate migliori sono le persone speciali”.
Angelo De Pascalis, scrittore e poeta.
Siamo da poco tornati con Anja Wenger da questo affascinante Paese e vi racconto qualcosa in più dopo aver descritto la capitale Amman e il sito di Gerasa nel Cose Nostre di giugno 2013 e la meravigliosa Petra nel Cose Nostre di novembre 2013.
Questa volta andiamo verso est, nel deserto giordano.
Immaginiamo uno spazio desolato al punto tale che non troviamo neppure un arbusto o uno strato di roccia vulcanica, dove non trovi neanche i cammelli, con temperature estive così alte che la terra è tremula per i miraggi che appaiono in lontananza. Eccoci nel deserto della Giordania: questa regione a prima vista così inospitale è in realtà ricca di attrattive. Qui troviamo antichi forti, padiglioni di caccia e caravanserragli, conosciuti come “castelli del deserto” che aspettano di essere scoperti dai turisti più curiosi.
Qasr Kharana
A circa un’ora di auto dalla capitale Amman troviamo questa maestosa fortezza costruita in pietra rosa a pianta quadrangolare, con un torre rotonda a ogni angolo e una torre semicircolare al centro di ogni lato. A sud si apre l’ingresso tra due torri. Le numerose e strette feritoie sulle mura esterne suggeriscono la funzione difensiva dell’edificio. Una iscrizione a caratteri cufici porta la data de 711 d.C., ma altre scritte in greco e in latino indicano che sul sito sorgeva una struttura precedente costruita a difesa di un importante crocevia di vie carovaniere. Alcuni studiosi pensano che l’attuale edificio risalga al periodo della dominazione persiana, VI secolo d.C., precedente al periodo islamico iniziato nel VII secolo. Questo è infatti l’unico castello utilizzato per scopi difensivi, come dimostrano le feritoie già citate in precedenza.
Oltrepassato l’ingresso troviamo le stalle e gli alloggi per i mercanti delle carovane che attraversavano le piste tra l’Arabia e il Mediterraneo, al centro un ampio cortile, dove si trovava una vasca per la raccolta dell’acqua. La rampa a sinistra dell’ingresso porta al primo piano dove alloggiavano i mercanti e si trovavano sale decorate con affreschi e stucchi. Dai bastioni del castello si domina una ampia veduta sul deserto circostante. L’edificio si trova in buono stato di conservazione grazie al restauro principale degli anni ’70 del secolo scorso e all’attenzione del Dipartimento di Archeologia del governo giordano. Non lontano dal Qasr sono stato trovati migliaia di utensili preistorici in selce lavorata, a conferma che il luogo era abitato già nel periodo Paleolitico.
Qasr Al Azraq
Sulla strada che porta in Iraq troviamo l’oasi di Azraq e il suo castello. Questo sobrio edificio di origine romana è il più antico di questa zona, come certifica l’iscrizione trovata che dice che la fortezza era dedicata agli imperatori Diocleziano e Massimiano e quindi venne costruita alla fine del III secolo d.C.
Il forte aveva una funzione strategica per i Romani, essendo situato in una delle vie di accesso alla Siria e in una zona ricca di acqua. Passato sotto il controllo degli Arabi nel periodo Omayade, VIII secolo, venne ricostruito nel XIII dal Signore di Salkand, importante feudatario siriano.
Qasr Al Azraq è citato nel libro “I sette pilastri della saggezza” scritto dal leggendario Lawrence d’Arabia che vi soggiornò nei mesi invernali del 1917 con lo scopo di riorganizzare le tribù beduine prima della battaglia di Aqaba contro i turchi-ottomani. La piazzaforte venne ricostruita nel 1236, come risulta da una iscrizione che si trova sulla volta dell’ingresso principale. Altre iscrizioni in greco e latino e bassorilievi con figure di animali si trovano vicino all’ingresso. Particolari sono le pesanti porte in pietra che risalgono al periodo romano, ognuna di esse pesa circa 3 tonnellate. Interessante è anche il sistema di copertura di alcune sale, realizzate con lastre in pietra, segno che la regione non disponeva di legname da costruzione.
Qasr Amrah
Tra il Kharana e l’Azraq troviamo questo palazzo con le caratteristiche coperture a volta, il cui eccezionale interesse è dovuto agli straordinari affreschi che ornano le pareti. Il sito è uno dei meglio conservati monumenti omayadi che le è valso l’iscrizione nell’elenco Unesco tra i beni storici da conservare.
Voluto dal califfo Walid, all’inizio del VIII secolo, fu concepito come luogo di riposo e “distrazione” per i notabili della zona, qui venivano organizzate anche battute di caccia e riunioni dei capi delle tribù beduine.
Il complesso, un tempo molto esteso, comprendeva anche un forte e giardini irrigati mediante una “noria” o ruota idraulica azionata da un cammello, oggi ricostruita e ben conservata, che provvedeva al rifornimento idrico. La parte interessante è costituita dalla sala delle udienze, da un vestibolo e da un hammam o bagno turco. In questi ambienti possiamo ammirare i rari esempi di affreschi islamici. Nella sala delle udienze, assai semplice, con tre navate e una piccola sala del trono troviamo gli affreschi, probabilmente di artisti locali influenzati dall’arte ellenistica, che sulla navata centrale rappresentano scene campestri, sulla parete di destra il famoso affresco dei “sei sovrani” dei quali quattro identificati con l’imperatore di Bisanzio, il re visigoto Rodrigo, il sovrano sasanide Kisra e il negus abissino. Rappresentano i nemici dell’Islam che rendono omaggio al califfo. Sempre su questa parete vediamo una figura femminile che esce da una vasca dell’hammam e una grande scena di caccia all’asino selvatico. Nella parete opposta abbiamo alcune scene di caccia, una donna elegantemente vestita e alcune raffigurazioni di artigiani con i mestieri dell’epoca. L’hammam è costituito da tre piccoli ambienti, il primo ha una volta a botte con raffigurazioni di gazzelle, onagri o asini selvatici, un orso che suona il liuto e altri animali musicanti, sopra la porta vediamo la figura di una donna nuda. Nella seconda sala vediamo tre donne al bagno e scene di uomini e animali. Nella terza sala troviamo una mappa celeste con le costellazioni dello zodiaco e personaggi della mitologia greco-romana.