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giovedì, Aprile 18, 2024

    Una spremuta di … WhatsApp

    Lo so che all’alba di un nuovo anno, come da atavica tradizione, i nostri pensieri dovrebbero fluttuare sui grandi temi socio-economici-culturali che ci aspettano, spesso drammaticamente, al di là del fatidico scoccare della mezzanotte madre di tutte le mezzenotti.

    La sola vista dei preliminari scavi in prossimità dell’aeroporto, per esempio, e il magone che mi attanaglia pensando a ciò che verrà tra pochi mesi alle porte della mia città natia, mi dovrebbe incollare sulla tastiera del Pc per lanciare il mio ultimo grido di disperazione al termine dell’impari lotta con il Moloch dell’Open Mall …

    Eppure, sento l’irrefrenabile desiderio di spendere queste mie poche righe di gennaio per un tema molto più banale, sapendo, però, che spesso dalle piccole cose possono nascere grandi  cose.

    Per questo motivo lancio un accorato appello alla società che gestisce WhatsApp affinché ci regali per questo neonato 2020 un piccolo e semplice filtro di censura da poter attivare su questa mirabolante App e che ci permetta così di non ricevere mai più, ma proprio mai più:

    1. Il buongiorno e la buonanotte per ogni diavolo di giornata della nostra vita che ormai si apre e si chiude con il trillo dell’Appc he ti annuncia il malefico “Buongiorno per questo lunedì…martedì…etc.”
    2. La solita, indisponente manina con il pollice all’insù dispensata per ogni risposta affermativa ad una nostra richiesta o domanda, quasi ci trovassimo al cospetto di un imperatore romano al Circo Massimo
    3. Le Emoticon più disparate da decriptare manco fossero geroglifici egizi, per cogliere il significato recondito di un occhiolino, una lacrimuccia o la smorfia disillusa che fatichiamo non poco ad associare al nostro precedente messaggio.
    4. Gli auguri più improbabili e allucinati: primo giorno di primavera, anniversario di una vacanza in Liguria, nascita del micio Pucci … etc
    5. Istantanee del piatto del giorno appena spadellato con tanto di “Oggi ci sbafiamo questo..”, “Slurp! Slurp!”, “Ti piacerebbe, eh?”
    6. Foto mirabolanti di vette alpine innevate o spiagge caraibiche dell’amico pensionato che rende te, chino sulla scrivania dell’ufficio in un triste martedì qualunque, partecipe della sua vacanza perpetua.
    7. Interminabili dibattiti sulla moviola del rigore dato al Milan, spalmati, come se nulla fosse, sul gruppo di lavoro. Battute, foto, link che ti impediscono fisicamente di recuperare l’essenziale messaggio del capoufficio su quella importantissima fattura …
    8. Il messaggio dell’amico tonto che, dopo infiniti scambi di messaggi sul gruppo per organizzare la cena per una rimpatriata e duelli all’ultimo sangue per stabilire giorno e ristorante, raggiunta l’unanimità di consensi propone, candidamente, una data e un luogo alternativi…scatenando, come il Gladiatore, l’inferno…
    9. L’immagine o il filmato “divertente” che tutti, ma proprio tutti, ricevono e “ti girano volentieri…” in un loop infinito di barzellette stupide, battutine e vignette orripilanti.
    10. Catene di Sant’Antonio (pace all’anima sua, povero Santo …) da far accapponare la pelle …
    11. Il putrido messaggio strappalacrime della povera bimba in attesa di trasfusione (ma quanti anni devono passare perché tutti capiscano una volta per tutte che è una bufala…?) o del cucciolo di labrador abbandonato e in cerca di un improbabile padroncino …
    12. Il messaggio accattivante occultato da una chiave di apertura che puoi attivare solo tu, con il non banale rischio di aprire involontariamente la porta, quella sì, dei tuoi dati sensibili alla malavita acquattata nella rete …
    13. …E tutto ciò che la mia personale e limitata esperienza di utente mi ha benevolmente risparmiato …

    Ecco, se disponessimo per quest’anno di questo semplice filtro potremmo riappropriarci, forse, di rapporti umani veri e condivisi, dell’uso della parola, della stretta di mano, di un sorriso che nasce dal cuore, di un abbraccio.

    Recupereremmo tempo prezioso, evitando di smanettare all’infinito sul nostro cellulare, per scoprire che esiste un mondo vero, profondamente reale, al di là di quel piccolo schermo di vetro su cui facciamo scorrere l’indice alla trafelata ricerca di consensi e ammiccamenti virtuali utili a sentirsi meno soli nella solitudine del nulla.

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