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giovedì, Marzo 28, 2024

    Saremo assistiti

     

    VenticinqueGocce2WebAvete una bici con pedalata assistita? Intendo una di quelle orrende bici da venti chili?! Oppure avete un hoverboard, usato dai ragazzini?! Nemmeno un personal transporter?

    Almeno un monopattino elettrico? Che tanto preoccupa le amministrazioni per regolamentarne l’uso, per normare in quale modo si possa utilizzare; queste avevano ed hanno tutt’ora dei problemi col mezzo, anche per capire come lucrarci sopra, ed eventualmente sanzionare chi lo utilizza. Casco, guanti, ginocchiere, corsie preferenziali, limiti di velocità… io aggiungerei magari un piccolo bollo, direttamente sulla bolletta elettrica di casa.

    Torniamo a noi: avete nessuno dei mezzi sopra descritti? Allora siete dei trogloditi. Anzi, siamo, dei trogloditi: ci muoviamo con le nostre gambe, assistite con una alimentazione spero il più sana possibile, spingiamo faticando sui pedali, e ci assiste qualche santo durante la salita.

    Se caso mai la tanto discussa Greta Thunberg lanciasse l’idea di una mobilità elettrica con quei giocattoli da strada, ci saranno tante piccole piazze Baldissera sparse per la città e non solo.

    Ma avremo anche una nuova generazione di gente che non userà a pieno la muscolatura, i polmoni, che non avrà il fiatone: scomparirà il concetto di “movimento” per stare bene. Ogni giorno faremo la camminata salutare così caldeggiata dai medici col nostro monoruota. In pratica saremo assistiti negli spostamenti molto prima di diventare anziani, o incapaci di deambulare normalmente.

    Il 2020 sarà un anno di grandi rivoluzioni per la mobilità: a Torino, ad esempio, arriveranno 4mila monopattini elettrici e 2mila bici con pedalata assistita. Già in questi giorni si possono vedere parecchi monopattini sparsi per il centro. L’iniziativa è buona, certo, ma sicuramente sarà difficile regolamentare la circolazione di questi mezzi, ed immagino il carico in più di lavoro dei Vigili per fermare il solito cranioleso che passa in mezzo a Via Garibaldi in piena velocità e magari senza casco.

    La e-bike proposta si chiamerà (guarda caso) Greta. Piccola parentesi: continuo a chiedermi chi o cosa ci sia dietro alla piccola attivista che giustamente porta avanti l’idea di un mondo vivibile; sicuramente chi l’ha vista e studiata durante i suoi sit-in a Stoccolma ogni venerdì, ha pensato ad un affare a livello mondiale: non c’è che dire, l’idea è stata ottima, e chi ha fiutato tutto questo ha colto l’esatto momento per una esposizione che oggi tutto il mondo può vedere. Compresi i presidenti, il Papa, e così via. Devo ammetterlo: un ottimo lavoro da imprenditore. Greta sostiene la propria idea sul clima, così pure i ragazzi, i movimenti che la seguono, ma chi agisce dietro, chi non si mostra, immagino abbia ben altro in testa.

    Lo so: a pensar male si fa peccato, ma ci si azzecca sempre.

    Ma dove potranno girare e bike e monopattini? A parte le ciclabili già esistenti?

    In più: abbiamo già visto interi parchi bici vandalizzati e distrutti. Forse quello è il maggior pericolo; ricordo una rastrelliera di bici gialle (bici normali, non elettriche) davanti alla vecchia e mai dimenticata Porta Susa: era una pena vederle con le gomme sgonfie, i sellini asportati e altri danni causati da cervelli tarati. Accadrà: non ho dubbi.

    Ma proviamo a dare fiducia all’iniziativa, e alle persone per bene che utilizzeranno i mezzi, magari aiutati da una app per ogni tipo di richiesta: il costo pare orientato tra i 15 e i 29 centesimi al minuto, e c’è chi prevede 1 euro per lo sblocco. È leggermente caro? É solo una mia domanda.

    Vero è che spesso sprechiamo soldi per fesserie, quindi vediamolo come un modo nuovo e simpatico per spostarci in città, anche se personalmente continuo a preferire lo spostarmi a piedi, poter alzare lo sguardo ed ammirare le bellezze architettoniche, e soffermarmi ad ammirarle. Ma sono elucubrazioni (forse) di un anziano.

    Tutti in sella quindi, e casco ben allacciato.

    Mi immagino però il centro città affollato da novelli bikers, e istintivamente penso alla Coppa Cobram di “Fantozzi contro tutti”, gara durissima con feriti e vittime. Quindi attenti a salire in sella alla bersagliera.

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    Luciano Simonetti
    Luciano Simonetti
    Sono Luciano Simonetti, impiegato presso una azienda facente parte di un gruppo americano. Abito a Caselle Torinese e nacqui a Torino nel 1959. Adoro scrivere, pur non sapendolo fare, e ammiro con una punta di invidia coloro che hanno fatto della scrittura un mestiere. Lavoro a parte, nel tempo libero da impegni vari, amo inforcare la bici, camminare, almeno fin quando le articolazioni non mi fanno ricordare l’età. Ascolto molta musica, di tutti i generi, anche se la mia preferita è quella nata nel periodo ‘60, ’70, brodo primordiale di meraviglie immortali. Quando all’inizio del 2016 mi fu proposta la collaborazione con COSE NOSTRE, mi sono tremati i polsi: così ho iniziato a mettere per iscritto i miei piccoli pensieri. Scrivere è un esercizio che mi rilassa, una sorta di terapia per comunicare o semplicemente ricordare.

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