È cominciata da poche ore la consegna dei pacchi spesa alle famiglie in stato di bisogno.
L’operazione, condotta dalla Croce Rossa – con l’ausilio della Protezione Civile, accompagnata dai nostri Carabinieri e dagli agenti della Polizia Municipale -, ha preso il via nel primo pomeriggio di oggi e si esaurirà nel breve volgere di qualche giorno, grazie all’opera indefessa di decine e decine di volontari che hanno contribuito alla messa in atto della prima fase del “Progetto di solidarietà”, che cerca di arginare in modo concreto il morso dell’emergenza.
Come si ricorderà, in uno dei tanti decreti emessi dal Governo Conte nelle ultime settimane, si sono messe a disposizione degli enti locali, tramite la Protezione Civile, cifre tese a smorzare la grave crisi economica che ha preso ad attanagliare molte delle famiglie italiane. Alla Città di Caselle sono giunti 75.000€ che la Giunta Baracco ha immediatamente deciso di convertire in pacchi famiglia, contenenti derrate alimentari e generi di prima necessità.
La scelta, comunicata dal sindaco nella videoconferenza dei capigruppo, è stata contestata dalle minoranze evidenziando diversità di vedute, non lasciando però trasparire la levata di scudi che poi i consiglieri di opposizione hanno concretizzato in un documento affidato agli organi di stampa nel quale si avversava totalmente la scelta operata dalla maggioranza, motivando in più passaggi il loro disappunto:” Nel corso della riunione si è appreso, con nostro immenso rammarico, che la gestione del fondo sopracitato,
erogato dallo Stato e corrispondente per la nostra comunità alla somma di € 75.000.00, verrà distribuito alla popolazione tramite enti onlus, sotto forma di pacchi alimentari pre-confezionati.
Riteniamo che questa scelta sia indelicata per chi la riceve e totalmente irrispettosa delle esigenze dei
commercianti locali, che ogni giorno, a causa del blocco totale, subiscono gravi perdite economiche e nonostante ciò continuano a fornire un servizio essenziale ai cittadini.
Le onlus, per definizione e natura, devono procedere, in questi casi, alla distribuzione dei beni di prima necessità alimentare, indipendentemente dagli aiuti governativi.
Per beni di prima necessità non si intendono esclusivamente i generi alimentari, che effettivamente potrebbero essere forniti anche dalle organizzazioni territoriali già destinate a quello scopo, ma tutti quelli comunque necessari ed importanti ai quali le famiglie in questo periodo non hanno possibilità economiche di accedervi (prodotti per igiene personale, oppure ricariche x linee dati indispensabili per l’istruzione on-line, o ancora cibi per animali domestici etc…).
La scelta fatta dalla nostra Amministrazione, pone Caselle Torinese in controcorrente rispetto ad altri comuni limitrofi che in modo diligente e responsabile, hanno scelto di utilizzare il danaro ricevuto, perseguendo un duplice obiettivo, aiutare chi ha necessità e contribuire al mantenimento delle attività commerciali fortemente sofferenti.” Oltre a queste affermazioni, le opposizioni avanzavano ufficiale richiesta di indire un immediato Consiglio Comunale.
Immediatamente è partita, amplificata dai social – anche se alla fine i rimpalli su Facebook arrivavano sì e no ad una trentina di interventi…-, una campagna di forte contrasto a quanto il Comune ha scelto, facendo nascere una ridda di illazioni e supposizioni che non hanno fatto altro che generare ulteriore amaro in giorni già di per sé difficili, amaro del quale non se ne sentiva proprio l’esigenza.
Cose Nostre in un frangente del genere, com’è suo costume, dopo aver dato spazio doveroso sulla piattaforma online alle minoranze, ha deciso di andare alla fonte, per dare un quadro, il più veritiero possibile, alla cittadinanza.
Dopo che l’Amministrazione, per capire le reali esigenze e necessità, aveva provveduto a fare larghe indagini attraverso la Parrocchia e la Caritas, ha incaricato la sezione di Mappano della Croce Rossa di provvedere alla bisogna. La Croce Rossa si è immediatamente attivata coinvolgendo alcune realtà del territorio – Vigli del Fuoco, Caritas, Onlus “Giorgio Valsania”, Protezione Civile… – per portare a compimento l’operazione. La Croce Rossa, e lei sola, ha provveduto direttamente all’acquisto totale dei generi di prima necessità da distribuire, massimizzando così il potenziale di spesa e facendolo rendere economicamente molto di più di quanto non avrebbero potuto i buoni-spesa. Le derrate sono poi state ospitate nei locali vuoti della “Giorgio Valsania” (risponde solo ad una maldicenza il fatto che sia stata l’onlus casellese ad operare in toto e ad attingere a merci stockate da tempo e frutto delle “collette alimentari”: Cose Nostre ha constatato “de visu” che all’interno di dei capannoni di strada Commenda non vi era alcunché, ndr), confezionate dai volontari e pronte per essere consegnate.
Perché questa scelta? Il sindaco Baracco, da noi interpellato, ha così risposto: “C’erano due possibili scelte e in accordo con la Parrocchia e la Caritas, che profondamente conoscono le reali situazioni di indigenza di molte nostre famiglie, abbiamo optato per consegnare direttamente i generi di prima necessità. Per massimizzare l’intervento economico, per evitare imbarazzi e mobilità indebite e per essere immediatamente di aiuto e conforto. Di quanto rimbalzato dai social, poco mi curo: la nostra attenzione era volta a lavorare giorno e notte per far fronte all’emergenza che di giorno in giorno, purtroppo, per troppe famiglie, si sta facendo drammatica. Essere il primo Comune ad aver cominciato la distribuzione mi rende orgoglioso di quanto ancora una volta le associazioni del nostro territorio abbiamo saputo fare, facendo rete. In pochissimo tempo, dall’apertura del bando, siamo riusciti a reperire, confezionare e cominciare a consegnare quanto di cui alcune nostre famiglie abbisognano. Le critiche? Fanno parte del mio lavoro e ne sono conscio; però bisogna distinguere tra chi lo fa in buonafede e chi in malafede, spesso senza conoscere esattamente ciò di cui va blaterando, o, peggio, sapendo e negando di sapere.”
Ma non sarebbe stato meglio comunicare alla gente il perché e il percome del dipanarsi della vostra operazione?
“Domani, con ogni probabilità, registrerò uno nuovo video nel quale spiegherò le nostre scelte. Sono d’accordo a metà col dire che era meglio prevenire le critiche comunicando: l’emergenza era tale che abbiamo preferito fare più che dire.”
Un’accusa lanciata dalle opposizioni dice che così facendo s’è danneggiata la categoria dei commercianti casellesi. Abbiamo chiesto delucidazioni al vice sindaco Paolo Gremo, nonché assessore al commercio:
“Certo che ho subito interpellato il presidente della nostra L.A.C.A, Luca Marchiori, il quale ha condiviso appieno il nostro disegno. E per due motivi. Il primo è che dovevamo avere certezza che gli aiuti fossero tali e sostanziali. Purtroppo, abbiamo gente che spende i soldi del reddito di cittadinanza per i beni più futili e avremmo rischiato di veder sperperati i buoni spesa, scansando le effettive necessità. Il secondo è dato dal fatto che non abbiamo danneggiato i commercianti del territorio. In questo momento funzionano i negozi alimentari di vicinato come non mai: sono i soli che nel corso di queste settimane hanno potuto contare su vendite. Sono ben altri i settori del nostro commercio ad agonizzare. Poi, come ha ribadito il sindaco, i nostri pacchi spesa integrano, non sostituiscono: con i soldi risparmiati dal non acquisto di beni primari, i cittadini in difficoltà potranno comprare altro. In questo momento occorreva cercare di tamponare, di non far soffrire ulteriormente. Delle chiacchiere social di una trentina scarsa di individui l’emergenza non sa che farsene.”
Conclusioni? I fatti sono questi e “Cose Nostre” si sente soltanto di imputare all’Amministrazione una scarsa capacità di comunicazione: visto che Caselle da sempre è specializzata in dietrologie e torbidi labbiali mestamenti, il nostro consiglio rimane sempre lo stesso: dire alla gente che cosa si andrà fare, per totale trasparenza, per far capire perché si sceglie una strada piuttosto che un’altra.
Lasciare spazio alle interpretazioni, soprattutto in epoca asocialmente “social”, si rischia di intorbidire senza motivo, lasciando spazio a supposizioni e illazioni.
Che si cada in questi tranelli anche quando si fa del bene, è davvero troppo.
Elis Calegari