Filosofeggiando, prima di cena

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Caro Direttore, buongiorno e buongiorno a tutti i lettori.

Il perdurare dei nostri “arresti domiciliari” ci portano sempre più a pensare, a riflettere, per quanto possibile a parlare con questo o quello, magari approfittando anche delle più o meno lunghe code per gli acquisti alimentari.

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Ecco allora, in attesa davanti ad un negozio e dopo alcuni minuti di sguardi vagheggianti, ci si incrocia con un viso che, ti pare di conoscere. Ti pare, perché con queste mascherine siamo un po’ tutti camuffati, poi la voce…quella se conosciuta la distingui.

E così iniziano i dialoghi, magari un po’ più ad alta voce per via della distanza di due metri.

Quasi sempre le discussioni sono sul banale:” Conte qui…Conte là”, “Doveva fare, e Salvini poteva tacere , mentre io farei”…

Siamo tutti poveracci, come possiamo sapere qual è la verità.

La verità che parola importante! Non scomodiamo gli antichi romani, ma loro dicevano: “Quid est veritas?”, che tradotto letteralmente significa: “Che cos’è la verità?” La frase latina è molto più lunga, ma è quella che venne rivolta da Pilato a Gesù nel corso dell’interrogatorio di quest’ultimo.

Così fra il serio ed il faceto una signora distinta si rivolge alla platea e dice: “Questa è una maledizione di Dio, una vera e propria maledizione che Dio ci ha mandato”.

Le risposte non tardano ad arrivare ed un signore replica:” Ma perché signora Lei pensa ad una maledizione?”

Risposta: “Guardi, io non credo in Dio, perché se ci fosse non avrebbe permesso tanti morti, tanta sofferenza. Se c’è, Dio intervenga”.

In quel contesto non potevamo esprimere il nostro pensiero, tuttavia…tarlo che rode….

Giunti a casa, ecco come impegnare il tempo: interpellare un saggio amico al quale rivolgere proprio la domanda che discende da quello che avevamo appena sentito.

Ed alla domanda, noi aggiungiamo: “E se fosse vero?” E se fosse proprio una punizione di Dio?”

Se così fosse non ci sarebbe scienziato capace di contrastare il virus, non ci sarebbe vaccino che tenga.

Tutto dovrà fare il suo corso.

Ma la risposta dell’amico, con un grande bagaglio culturale e peraltro anche plurilaureato in medicina e chirurgia, è immediata quanto spiazzante.

“Dunque, dunque: se quella signora non crede in Dio, non deve manco scomodarlo. Egli non c’è, non esiste e pertanto quel Dio che  nega, non può avere pregi, difetti, mancanze o colpe.

Se invece crede, beh allora le cose cambiano.

Se credi in Dio devi ricordare che Dio è perfezione e bene assoluto. Ed essendo bene assoluto e perfettissimo amore, Dio non potrà mai volere il male.”

“Già, ma allora come si spiega questo male? “ribadiamo noi.

“Il male – continua il nostro amico – deriva sempre dal comportamento dell’uomo che, creato libero, sceglie ciò che fare, e sa quando compie il male. Tutti sappiamo quando compiamo il male: dal bambino che ruba la caramella fino al peggio del peggio.

E così è presto spiegata la pandemia di oggi: l’uomo violenta la natura, usa male tutto il bene che abbiamo, distrugge animali e vegetali a suo uso e consumo, ed ecco allora che i virus, che esistono da sempre ed esisteranno sempre nel nostro sistema, non restano dove devono stare, si cercano altri modi ed altri mondi dove vivere, perché anche loro sono creature che tentano di sopravvivere sempre, proprio come l’uomo, che se potesse resterebbe immortale. Da questo lo scatenarsi dei più svariati contagi degli ultimi tempi.

Pertanto non scomodiamo Dio, per colpe che sono sole nostre.”

Già, non ci pare proprio sbagliato il ragionamento del nostro dottore-filosofo.

E, guarda caso, forse collima con il pensiero di Carlo Petrini (Carlin) il fondatore di Slow-food, che con la sua teoria di Terra Madre continua a difendere instancabilmente la natura in tutte le sue forme ed in tutto il pianeta.

Ci vogliamo augurare che questa sia una delle tante riflessioni che, a caratteri ben più articolati, possano venire in mente anche ai nostri dotti politici in modo da trasformare in legge e regolamenti quanto possa difenderci da ulteriori e gravi stravolgimenti della natura.

E per restare molto più vicini a noi, alle Cose Nostre, quanto ci ha sempre insegnato l’amico Luigi Chiabotto, proprio su queste pagine.

E con questo tempo trascorso a scriverti, caro Direttore, è arrivata l’ora della cena, lasciamo il male ed il bene ai pensieri dei filosofi, noi preferiamo una bel piatto di agnolotti piemontesi ed insieme a loro facciamoci una bella flebo di fiducia, guardiamo il cielo, pensiamo a stare uniti ed ancora un po’ a casa se ce lo chiedono.

Fidiamoci delle istituzioni.

E andrà tutto bene.

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Mauro Giordano
Sono nato a Torino il 23 settembre 1947, dove ho studiato e lavorato in tre aziende del settore servizi fino a tutto il 2005, quando, raggiunta l’età pensionabile ho potuto lasciare tutti i miei incarichi. Risiedo a Caselle dal 1970, anno in cui mi sposai trasferendomi da Torino nella nostra città. Fin dal 1970 ebbi l’onore di conoscere ed apprezzare il fondatore del mensile Cose Nostre, il dottor Silvio Passera, il quale fin dal primo numero mi propose di scrivere notizie relative alla Croce Verde, ente di cui facevo parte come milite a Torino e poi come milite della Sezione di Borgaro, poi divenuta Sezione di Borgaro-Caselle essendo stato il fondatore del sodalizio nel 1975. Una più corposa collaborazione con il giornale è avvenuta negli ultimi tempi e sotto la direzione di Elis Calegari, anche per effetto del maggiore tempo disponibile. Attualmente collaboro - con piacere e simpatia -anche alla stesura di notizie generali, ma sempre con matrice sociale. I miei hobby sono sempre stati permeati da una grande curiosità di tutto ciò che mi circonda: persone, fatti, lavoro, natura, buon umore e solidarietà. Ho avuto modo di conoscere tutta l’Italia, ed è questo il motivo che ora desidero dedicare tempo a “Cose Nostre”.

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