Purtroppo il momento è tragico, e la profonda crisi causata dall’epidemia del Covid-19, giunta dalla lontana Cina, sta mettendo in ginocchio il trasporto aereo mondiale, di per sé un settore già molto vulnerabile, e di conseguenza gli aeroporti, compreso ovviamente anche lo scalo di Caselle.
Dopo una rapida ma progressiva diminuzione dei voli, dal giorno 18 marzo il nostro scalo è rimasto con un solo collegamento con Roma-Fiumicino effettuato dall’Alitalia.

L’Italia, a partire dal mese di febbraio, è stata tra le prime nazioni, se non la prima, a sospendere i voli con il paese della seta, e gli altri paesi europei, che inizialmente sembravano immuni dal virus, poco alla volta hanno ammesso la presenza sul loro territorio dell’incalzare dell’epidemia rivelatasi in breve tempo come pandemia. Sono così iniziate le chiusure delle frontiere annullando di fatto anche il trattato di Schengen.
All’inizio lentamente e poi sempre più con vigore si è verificato quello che nessuno si sarebbe immaginato pochi giorni prima; quasi di colpo coloro che dovevano viaggiare in aereo hanno disdettato i voli, tanto che gli aeroporti hanno registrato una diminuzione di transiti mai vista prima d’ora, e in breve tempo le compagnie aeree hanno iniziato a cancellare i voli e gli aeroporti la perdita dei collegamenti.

L’emergenza legata al Covid-19 ha posto in primo piano l’esigenza e l’obbligo per tutti gli aeroporti di prendere in considerazione l’adozione delle misure necessarie al fine di ridurre i rischi di contagio.
La Sagat sin dall’inizio ha istituito tutte le misure atte a garantire l’incolumità di chi transitava dallo scalo, registrando giorno dopo giorno aerei sempre più vuoti fino al totale o quasi azzeramento del traffico, fino all’unico volo rimasto, salvo sporadici voli per il rimpatrio nelle proprie nazioni di stranieri, o per il trasporto di aiuti.
Così è iniziato ai primi di marzo il rimpatrio frettoloso da parte dei tour operator dei turisti delle settimane bianche sia in Piemonte che in Valle d’Aosta, trasferendo per sicurezza alcune centinaia di passeggeri negli aeroporti della vicina Francia per un rapido ritorno in patria.
Di conseguenza la stagione dei charter invernali casellesi è terminata nel weekend del 14-15 marzo, quando sono cessati gli arrivi, praticamente un mese prima del previsto. Un danno enorme, al momento non ancora quantificabile, per l’economia degli operatori, dei tour operator, delle agenzie di viaggio, delle compagnie aeree e delle località invernali.
Data la pesante situazione venutasi a creare, il 12 marzo è entrato in vigore il decreto per razionalizzare il servizio del trasporto aereo in considerazione della ridotta mobilità sul territorio italiano a causa della pandemia, e per ora non si ancora fino a quando durerà.
L’Enac (Ente Nazionale dell’Aviazione Civile), inizialmente, in una nota del 13 marzo, aveva precisato che “l’operatività di tutti gli aeroporti nazionali rimane invariata, anche a tutela dei passeggeri che hanno voli già prenotati e compagnie aeree che hanno programmato i propri operativi”. Poi tutto è saltato.

Con l’aggravarsi della pandemia e il calo vertiginoso del traffico è stata presa la drastica decisione di chiudere al traffico regolare 23 aeroporti italiani su 40, in pratica uno per regione, mantenendo gli altri aperti solo per le emergenze. In Piemonte solo Torino-Caselle è rimasto operativo, per la gestione sia civile che merci.
La riduzione degli aeroporti si è resa necessaria perché in un mese a partire da metà febbraio fino a metà marzo si è registrata una diminuzione dal 65% al 95%, dei transiti, una vera Caporetto.
In base agli studi di Assaeroporti, si presume che tra marzo e ottobre in Italia si perderanno almeno 130 milioni di passeggeri, contro i 193 milioni di tutto il 2019.
Invece Eurocontrol, ha comunicato che le compagnie aeree in Europa hanno subito, al 25 marzo, un calo del 75%, tanto per fare un esempio nella giornata del 24 marzo i decolli e atterraggi sono stati appena 6.837, meno di un quarto rispetto al 2019.
Altri dati pervengono dall’ACI Europe (Airports Council International), dove si legge che gli aeroporti italiani, al momento attuale, hanno perso il 90% dei passeggeri ed in Europa vi sarà un calo rispetto al 2019 di oltre 700 milioni di passeggeri. Un danno al momento incalcolabile per gli aeroporti ed i servizi annessi, con la perdita in generale di migliaia di addetti.
Intanto sono iniziati i voli umanitari, prima con il rimpatrio dei nostri connazionali sparsi nel mondo, poi per il trasporto di medici e infermieri, mascherine e attrezzature mediche.
In tutto questo marasma, un elogio alla piccola e povera Albania che con un gesto altruistico ha inviato sabato 28 marzo, con un Airbus A319 della Air Albania, atterrato a Fiumicino, una equipe di 30 medici per aiutare la popolazione italiana, poi ripartita immediatamente con un C-130J-30, della nostra aeronautica, con destinazione l’Italia del nord. Un atto lodevole da parte del premier Edi Rama, riconoscente nei confronti dell’Italia per gli aiuti ricevuti in precedenza.
Guardando da vicino cosa succede in casa nostra, un plauso va alla società aeronautica Leonardo che ha messo a disposizione due velivoli da trasporto gentilmente concessi dai committenti esteri e attualmente basati a Caselle Sud, ed il personale della società italiana, piloti tecnici e maestranze, affinché le operazioni si svolgano rapide ed in tutta sicurezza. Infatti a partire dalla fine del mese di marzo i due velivoli stanno svolgendo un prezioso lavoro di trasporto in tutta Italia, da nord a sud instancabilmente. A questi due velivoli da trasporto, un C-27J e un ATR 72 destinati a clienti esteri che hanno avallato l’iniziativa, la Leonardo impiega anche tre elicotteri, due AW139 ed un AW189, costruiti negli stabilimenti del varesotto.
Oltre alle compagnie aeree, e alla Leonardo, sono entrate in azione con tutto il loro potenziale di mezzi e uomini anche tutte le forze armate italiane, mettendo a disposizione non solo aerei, elicotteri, navi ma il potenziale umano che si sta adoperando al massimo al fine di sopperire nel modo migliore secondo i fabbisogni di ogni regione.
L’aeroporto di Caselle nella notte del 30 marzo ha accolto un Lochkeed C-130J dell’Aeronautica Militare, proveniente da Fiumicino, inviato dal Ministero della Difesa, con a bordo 70 colli di prodotti sanitari tra cui 170.000 mascherine destinate alle varie strutture ospedalieri del territorio.

Il 2 aprile invece da un ATR-42 della Guardia di Finanza sono sbarcati i primi 22 medici volontari di rinforzo forniti dal governo, accompagnati dal ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia.
Ritornando alla gravissima crisi in cui versano le compagnie aeree, le medesime hanno richiesto per la sopravvivenza aiuti ai loro rispettivi governi, e tra le prime nazioni, la Germania (sempre contraria in Europa agli aiuti di stato) con una mossa sorprendente ha stanziato due miliardi di euro per sostenere di fatto il Gruppo Lufthansa, ma anche la fallita Tui che riceverà congrui sussidi per ritornare in attività terminata l’emergenza Covid 19.

Ma sussiste una differenza sostanziale, se la Tui riceverà i sussidi tedeschi, cosa ben diversa è per le altre compagnie nazionali italiane come la Neos e la Blue Panorama, perché (salvo ripensamenti) i 500/600 milioni di euro che lo Stato italiano ha destinato per il prosieguo dei voli, non devono andare solo all’Alitalia ma anche alle altre compagnie aeree nazionali titolari di una licenza Enac, che svolgono attività di trasporto aereo di passeggeri con velivoli della capacità superiore a 19 posti.
Intanto si è innescato un processo da parte di tutte le aviolinee mondiali che stanno facendo pressione ai governi per poter rimborsare solo il 20% delle tariffe già pagate dai clienti e non usufruiti, additando che la colpa dei mancati voli non è dovuto a loro deficienze ma per cause di forza maggiore. Se venisse approvata questa linea, con la riduzione della responsabilità da parte dei vettori aerei, i passeggeri verrebbero privati dei loro diritti, se si considera che già oggi chi sale su un aereo paga un supplemento per salvare le compagnie aeree, per via degli aiuti adottati dai Governi per la sopravvivenza.
Vero è che l’industria aeronautica sta attraversando sconvolgimenti epocali mai accaduti prima d’ora, neanche in tempo di guerra, e il mondo non era preparato per combattere questa pandemia. Quando il tutto ritornerà nella normalità (ci vorranno anni), il mondo sarà del tutto diverso, e il settore dell’aviazione non ne sarà immune. Aspettiamoci tempi lunghi per la risalita, e salvo imprevisti per molto tempo il trasporto aereo non sarà più come prima.