Riflessioni di un milite

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Riflessioni di un milite

Sono trascorsi quasi due mesi dagli… “arresti domiciliari”, il tempo scorre veloce, nonostante tutto: notizie, aggiornamenti e quant’altro si susseguono.

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La tecnologia ci aiuta infinitamente e noi infinitamente dobbiamo essergliene grati.

Telefono, mail, videochiamate, sono l’ormai cosa comune, anche i “ non nativi digitali” sono diventati bravissimi e sanno destreggiarsi con tutti i vari canali comunicativi.

Noi, nel mantenere questa rubrica viva, e volendo sempre essere dalla parte delle notizie veritiere, solidali e costruttive, sentiamo quasi quotidianamente i nostri “angeli verdi” anche se di arancione vestiti.

Sono i militi della Croce Verde Torino, in particolare i militi della Sezione di Borgaro-Caselle, ai quali tutte le sere, al loro ingresso per la guardia notturna o nei giorni festivi, noi formuliamo i nostri complimenti e cerchiamo di infondere coraggio per affrontare l’incognita della notte.

Nel corso di una delle tante nostre piacevoli chiacchierate, ci siamo incontrati-virtualmente-con un milite, al quale abbiamo chiesto come era il suo stato d’animo, cosa provava a correre per un caso dì Covid 19, come viveva questo momento eccezionale, lui è stato un fiume in piena.

Non potevamo trascurare tanta voglia di esprimere quelle sue sensazioni e non solo sensazioni, gli abbiamo quindi chiesto se poteva scriverci tutto quanto appena ascoltato.

Ebbene, con il comodo “copia e incolla” lo proponiamo integralmente ai nostri lettori, perché tante, troppe persone non sanno ancora bene cosa fanno veramente questi straordinari volontari.

Noi pensiamo possa essere una lettura sicuramente toccante, se si pensa che dietro e dentro a quelle tute ed a quelle maschere ci sono uomini e donne che vivono come noi, all’interno delle nostre comunità, ma che a differenza di noi oggi più che mai si sacrificano esponendo la loro vita ai ben noti rischi.

 

“La vita in Croce Verde scorreva tranquilla sino a febbraio, con i soliti interventi più o meno complicati, poi come dal nulla ecco arrivato uno tsunami: tutti i volontari ed i dipendenti sono di fronte ad una emergenza sino ad ora sconosciuta, mai sperimentata. Siamo tutti attoniti.

Certamente noi, volontari e dipendenti, siamo preparati ad affrontare ogni tipo di emergenza, è ben noto a tutti che la formazione istruttiva in Croce Verde Torino, lo diciamo a gran voce, è di primissimo livello, tuttavia una situazione di questo tipo credo non sia mai stata presa in considerazione da nessuna struttura medica né tantomeno didattica.

Non mi riferisco certamente all’aspetto pratico di trattare le malattie infettive, bensì all’aspetto psicologico ed organizzativo su vasta scala.

Certamente siamo preparati ad affrontare le comuni e note malattie infettive, ma oggettivamente sino ad oggi nessuno aveva mai nemmeno provato a pensare ad una pandemia mondiale. Molte cose restavano sui testi scientifici o nell’immaginario comune. Ci potevano capitare sporadici casi di scabbia, di tbc o meningite, ma veramente erano casi isolati e molti di noi, in servizio di istituto, non si sono mai neppure lontanamente imbattuti in simili servizi. Per noi, tutti i servizi sono emergenze, il che non significa urgenze. Quando interviene una autoambulanza non è forse emergenza quella che vive il paziente che viene sradicato da casa, dai suoi famigliari per essere trasferito in ospedale? Ma queste emergenze, hanno tutte un inizio ed una fine ed il tempo può essere più o meno lungo, ma resta limitato.

Viceversa da febbraio siamo stati chiamati ad affrontare una emergenza continua, con procedure operative che nei primi tempi cambiavano di continuo per aggiornarsi sempre e meglio e diventavano mano a mano più stingenti e severe con l’aumentare della gravità della situazione.

Il virus che ci siamo trovati a dover combattere ci ha messo in forte difficoltà portando a profonde riflessioni in ognuno di noi militi.

I rischi ai quali questo invisibile nemico ci metteva davanti erano e sono tanti e non è neppure il caso di elencarli. Così abbiamo giustamente dovuto confrontarci con le nostre famiglie e con i nostri cari. Alcuni di noi, per diversi motivi e tutti legittimi e comprensibili – perché le condizioni familiari imponevano prudenza, oppure perché il posto di lavoro occupato dal volontario, richiedeva una garanzia assoluta di non contagio – hanno dovuto e preferito abbandonare temporaneamente l’attività volontaria di militanza nella loro squadra.

Quindi ecco che chi è rimasto ha dovuto sopperire alla mancanza di personale; molti di noi si sono dedicati a svolgere più turni di servizio di quelli che normalmente deve fare. Ma, senza fare troppo rumore, la vita della sezione è andata avanti e la nostra disponibilità al sistema 118-Regione Piemonte non è mai mancata.

In tutto questo, come dicevo, ci siamo dovuti adattare a procedure operative del tutto nuove e che abbiamo dovuto imparare assai velocemente. Prima se un servizio durava un’ora adesso ci vuole il doppio del tempo, e a volte non basta.

Vestirsi con le tute protettive, andare e svolgere il servizio, tornare in sede, togliersi le protezioni, disinfettare il mezzo, inserire le tute opportunamente chiuse in doppi sacchi, portare i sacchi al più vicino pronto soccorso per lo smaltimento e poi tornare in sede a Borgaro e quindi essere dichiarati nuovamente operativi, erano elementi impensabili fino a poco tempo fa.

Inoltre ad ogni rientro in sede lasciare fuori le scarpe, disinfettare la sede più volte al giorno, tenere sempre la mascherina indossata, lavarsi e disinfettarsi le mani tutti i momenti per essere certi di non contaminare nulla: prima di tutto la nostra protezione e quella dei nostri compagni. Un tempo tra un servizio e l’altro si chiacchierava di cento cose, si scherzava, oggi siamo totalmente concentrati su tutto quello che facciamo che non abbiamo più tempo per i corollari, il servizio non termina mai! E la notte vola senza un attimo di relax.

Chi non ha mai indossato una tuta, una mascherina con i doppi guanti, e la visiera, non può nemmeno capire lontanamente quale sia la fatica: fatica fisica, ma anche fatica psicologica.

Noi, quando entravamo nelle case delle persone, cercavamo sempre di instaurare un certo clima, quel clima di serenità che si porta dietro ogni milite, oggi ci presentiamo tutti protetti, il paziente ed i parenti, già spaventati di per sé, non riescono neppure a capire chi c’è sotto quella tuta, dentro quella maschera. Prima il parente accompagnava il proprio caro ammalato fin dentro l’ospedale, oggi no. Dobbiamo spiegare che al pronto soccorso non lo faranno neppure avvicinare, e non sempre è facile da far comprendere.

Quando arriviamo al pronto soccorso, luogo nel quale abbiamo familiarità e dove conosciamo medici ed infermieri, un tempo ci si salutava e, se la situazione lo permetteva, ci scambiavamo anche qualche battuta scherzosa, qualche volta, specie nelle notti fredde, qualche buona infermiera ci chiedeva se gradivamo una tazza di té o caffè, oggi invece entriamo in ambienti spettrali dove il più delle volte non riconosciamo chi c’è sotto quelle tute, anche il timbro di voce cambia. E le battute scherzose… nessuno ne ha più voglia.

Purtroppo non abbiamo potuto attivare con i Comuni di Borgaro e Caselle quelle attività sociali, quali consegna farmaci, spesa ed altro, che sarebbero state utili e che in altre sezioni la Croce Verde Torino è riuscita a mettere in atto, ma veramente non ce la facciamo: noi siamo operativi per il sistema sanitario 24 ore al giorno 365 giorni all’anno. E giustamente non molliamo. Oggi per noi è l’obbiettivo primario.

Ed è proprio qui, grazie a questa opportunità che mi viene data, che voglio inviare un particolare ringraziamento all’Ente cui appartengo, a partire dai dipendenti che ci supportano, per poi salire fino ad arrivare al Presidente, ed al Direttore dei Servizi. Nonostante le mille e mille difficoltà non ci hanno mai fatto mancare nulla, dagli strumenti utili per permetterci di svolgere il nostro compito in piena sicurezza operativa, al supporto psicologico se necessario. È stato persino attrezzato un appartamento dove i militi, che dopo un servizio non si sentono di rientrare subito nella propria abitazione, possono trascorrere alcune ore in modo da decontaminarsi”.

Cosa aggiungere? Nulla, se non un enorme “Grazie!”. Ed il ringraziamento arriva anche dallo striscione appeso fuori dalla sede di Cascina Nuova:  “Grazie a chi non si risparmia. Anche adesso. Soprattutto adesso.”

Sempre pronti anche ad accogliere nuove adesioni: croceverde.borgarocaselle@gmail.com

Oppure telefono 011.4501741 tutte le sere dopo le 20.

 

 

 

 

Mauro Giordano

 

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Mauro Giordano
Sono nato a Torino il 23 settembre 1947, dove ho studiato e lavorato in tre aziende del settore servizi fino a tutto il 2005, quando, raggiunta l’età pensionabile ho potuto lasciare tutti i miei incarichi. Risiedo a Caselle dal 1970, anno in cui mi sposai trasferendomi da Torino nella nostra città. Fin dal 1970 ebbi l’onore di conoscere ed apprezzare il fondatore del mensile Cose Nostre, il dottor Silvio Passera, il quale fin dal primo numero mi propose di scrivere notizie relative alla Croce Verde, ente di cui facevo parte come milite a Torino e poi come milite della Sezione di Borgaro, poi divenuta Sezione di Borgaro-Caselle essendo stato il fondatore del sodalizio nel 1975. Una più corposa collaborazione con il giornale è avvenuta negli ultimi tempi e sotto la direzione di Elis Calegari, anche per effetto del maggiore tempo disponibile. Attualmente collaboro - con piacere e simpatia -anche alla stesura di notizie generali, ma sempre con matrice sociale. I miei hobby sono sempre stati permeati da una grande curiosità di tutto ciò che mi circonda: persone, fatti, lavoro, natura, buon umore e solidarietà. Ho avuto modo di conoscere tutta l’Italia, ed è questo il motivo che ora desidero dedicare tempo a “Cose Nostre”.

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