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Comune di Caselle Torinese
lunedì, Marzo 24, 2025

    La piacevole riscoperta dei negozi di vicinato

    Commercianti casellesi e il Covid

     

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    Quando in piena pandemia uscivamo una volta la settimana per l’indispensabile spesa, il nostro centro storico era tremendamente desolante: le saracinesche abbassate di tutti o quasi gli esercizi portavano con sé la grande pesantezza delle notizie di contagiati e deceduti a migliaia.

    Le sirene delle ambulanze poi, completavano l’opera.

    E tutti noi ci chiedevamo e pensavamo alla nostra economia di vicinato, ai nostri cari negozianti di Caselle. Famiglie e giovani che vivono del loro lavoro.

    Finita l’emergenza, riaperto praticamente tutto, abbiamo percorso le stesse strade, le stesse vie, e con piacere le abbiamo viste nuovamente vive, e soprattutto con i tanti giovani a passeggio, con i ragazzini in piazza Boschiassi, con gli anziani sotto le piante di Prato Fiera a raccontarsi le loro vicende. E quasi tutti con tanto di regolamentare mascherina sul volto.

    Insomma, Caselle che ricomincia a vivere.

    Passeggiando passeggiando, anche noi siamo andati a trovare parecchi di quegli esercizi allora chiusi, ed abbiamo registrato con molta soddisfazione  più aspetti positivi che non le tragicità che ci aspettavamo dai loro racconti.

    Qualche commerciante ha preferito non riceverci e ritirarsi dietro un “no comment”: scelta rispettata, anche se non condivisa. Sarebbe stato bello sentire anche una voce negativa.

    Viceversa abbiamo trovato porte aperte da molti altri, come da Elio Vigna Suria, nel suo ben noto pastificio artigianale, eccellenza della Regione Piemonte, che con gioia sottolinea: ” Io potevo tenere aperto e l’ho fatto per rispetto alla clientela e per i miei genitori che mi hanno lasciato questa eredità, e sono stato premiato.

    I condomini del palazzo di fronte al negozio sono scesi in strada e mi battevano le mani, affermando che in questo modo  si sentivano un po’ meno soli”.

    Anche Andrea Zaccone, macellaio che con la sua prorompente simpatia, da dietro il bancone sbotta: “Ho perso un anno di vita ma sono contento di aver lavorato per i miei clienti, e di non averli lasciati. Terminate le pulizie in negozio partivamo per le consegne a domicilio a volte fino alle 22 o anche dopo. A Pasqua e Pasquetta poi non ricordo tanto smercio: la carne da far passare alla brace era terminata da me ed in tutte le macellerie”.

    Un po’ diversa la storia di Antonino Ziino, parrucchiere: lui ha dovuto tenere rigorosamente chiuso l’esercizio e non gli era permesso neppure di svolgere la professione privatamente andando in casa del cliente. Tuttavia ha ben accettato la norma e con piacere ora ha ripreso, attenendosi scrupolosamente al protocollo anticontagio Covid 19.

    Anche noi che lo abbiamo intervistato, siamo passati attraverso il percorso previsto: all’ingresso sanificazione delle suole delle scarpe, delle mani, mascherina e guanti obbligatori da lui forniti e se portiamo con noi borselli o altro, il tutto viene inserito in una busta e sigillata.

    Se desideriamo toglierci la giacca la stessa viene riposta in un armadio e coperta da un telo di protezione.

    Sanificazione del pavimento dove abbiamo sostato e finalmente si passa al vero e proprio trattamento. Trattamento che prevede ancora la sanificazione del cuoio capelluto in apposita isola, nuova sanificazione di tutte le parti dove siamo stati seduti e finalmente ecco il taglio del capello.

    Passando poi ad altro genere di negozio sentiamo Angela e Toni di “Siamo alla frutta”, loro rivolgono belle parole verso i clienti che hanno definito educati e rispettosi delle regole. Clienti ricambiati a loro volta, da un servizio consegna domiciliare che andava anche dopo le 22.

    Ancora una bella affermazione: ”Grazie anche al Comune: ci ha promesso il vetro plexiglass e il prodotto disinfettante per le mani. Anche se non è ancora arrivato, siamo sicuri, la promessa sarà mantenuta”.

    Ancora il tabaccaio Renato Gaida: lui ha scelto di tenere aperto per rispetto alla clientela affezionata, tuttavia si è sorpreso quando nei primi giorni dì chiusura dettati dall’incertezza, la coda dei clienti era lunga e le scorte delle sigarette diventavano indispensabili.

    • Comprensibile, – sottolinea Renato – il fumatore deve sentirsi sicuro di avere sempre il pacchetto in tasca. –
    • Ma soprattutto, – ci dice ancora – di tutta questa tremenda vicenda rimarrà scolpita la piacevole riscoperta del negozio di vicinato”.

    Situazione diversa per i bar. Siamo stati in uno dei più vecchi locali di Caselle , al “Caffè Garibaldi”.

    Rossella ha dovuto chiudere totalmente dal 13 marzo ed ha potuto riaprire solo lo scorso 25 maggio.

    Uno stop pesante per il suo esercizio e anche se poteva riaprire alcuni giorni prima del 25 maggio utilizzando la modalità di servizio  da asporto,  ovvero prendere il prodotto ordinato e portarlo fuori dal locale, Rossella ha preferito attendere qualche giorno in più per ritornare, con tutte le sicurezze, alla vecchia maniera.

    Clienti che giocavano a carte distanziati, altri seduti soli ai tavoli, insomma quasi una normalità.

    Infine abbiamo ancora fatto visita alla pizzeria Love Italy, famosa per il delizioso “panuozzo” dove il giovane titolare con il suo bravo pizzaiolo ha trovato parole positive e propositive. Il locale non è mai stato chiuso: ha  sempre effettuato consegne a domicilio. Peccato però che la bella sala con tanto di area giochi per bambini oggi non sia utilizzabile per effetto del distanziamento.

    Altre difficoltà? Quelle che nascevano di giorno in giorno: una volta un decreto permetteva una cosa , il giorno dopo un’altra, il giorno dopo ancora si ritornava sul primo.

    In questo modo, provvedere alle scorte di materia prima come farciture, verdure, insaccati diventava assai difficile. Non si aveva la certezza della apertura del giorno dopo, tantomeno si poteva rischiare di aprire nuovamente utilizzando prodotti non freschissimi.

    Ciò di cui siamo stati maggiormente colpiti  nel nostro rapido giro è venuto dalla serenità delle esposizioni, la serenità della accettazione della stato delle cose e la voglia di guardare avanti. Comunque.

    Ed allora quando ci viene dl fare acquisti fuori paese, proviamo a pensare con quanta cura i nostri amici negozianti, tutti e nessuno escluso, si sono spesi per tutti noi. Invece di prendere la macchina, facciamo quattro passi per il paese…troveremo tutto ciò che ci serve con una dedizione che non ha eguali. Ricordiamocelo.

     

    Mauro Giordano

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    Mauro Giordano
    Mauro Giordano
    Sono nato a Torino il 23 settembre 1947, dove ho studiato e lavorato in tre aziende del settore servizi fino a tutto il 2005, quando, raggiunta l’età pensionabile ho potuto lasciare tutti i miei incarichi. Risiedo a Caselle dal 1970, anno in cui mi sposai trasferendomi da Torino nella nostra città. Fin dal 1970 ebbi l’onore di conoscere ed apprezzare il fondatore del mensile Cose Nostre, il dottor Silvio Passera, il quale fin dal primo numero mi propose di scrivere notizie relative alla Croce Verde, ente di cui facevo parte come milite a Torino e poi come milite della Sezione di Borgaro, poi divenuta Sezione di Borgaro-Caselle essendo stato il fondatore del sodalizio nel 1975. Una più corposa collaborazione con il giornale è avvenuta negli ultimi tempi e sotto la direzione di Elis Calegari, anche per effetto del maggiore tempo disponibile. Attualmente collaboro - con piacere e simpatia -anche alla stesura di notizie generali, ma sempre con matrice sociale. I miei hobby sono sempre stati permeati da una grande curiosità di tutto ciò che mi circonda: persone, fatti, lavoro, natura, buon umore e solidarietà. Ho avuto modo di conoscere tutta l’Italia, ed è questo il motivo che ora desidero dedicare tempo a “Cose Nostre”.

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