Una favorevole circostanza mi ha posto di fronte un’imperdibile opportunità: quella di poter porre alcuni quesiti relativamente a ciò che stiamo vivendo al dottor Antonio Patriarca. Per chi non lo conoscesse è un medico pediatra casellese con oltre quarant’anni di esperienza in malati e in patologie. Ora, ritiratosi dall’ambulatorio ma non dalla professione (medico lo si è sempre a partire dal giuramento di Ippocrate), si dedica con lo stesso fervore e la medesima passione che l’ha contraddistinto negli anni in camice bianco al podismo, arte sportiva che è la sua seconda medicina. Non scherzo quando affermo che ha circumnavigato l’intera terra a suon di scarpette da corsa. Auguro a tutti una buona lettura perché il dott. Patriarca potrebbe celare in maniera inaspettata risposte non propriamente scientifiche, segno della sua anima poliedrica.
1 – Come rafforzare il Sistema Immunitario per rendere più difficile la vita ai virus?
Dopo Il’ja Il’ič Mečnikov, uno zoologo!, la salvezza dell’Umanità passa attraverso l’Immunità, di cui egli ha gettato le basi la notte di Natale del 1882, osservando una stella marina in quel di Messina.
Al momento attuale delle nostre conoscenze, l’unico baluardo veramente efficace contro le infezioni virali (e non solo!) è proprio il ruolo che svolge il Sistema Immunitario, dall’atto del concepimento fino alla morte.
Una premessa: questo argomento è talmente vasto, complesso, in divenire che qualsiasi trattazione è lacunosa, minimalista, perfino offensiva della verità scientifica. Una verità che, d’altra parte, ha tante sfaccettature da essere conosciuta meglio dai virus che da noi…
Il SI interviene quando falliscono le nostre naturali barriere difensive. Esse sono:
– la pelle, comprese le ghiandole sebacee e sudoripare che secernono sostanze in grado di inibire i microbi;
– la cornea;
– la mucosa dell’apparato respiratorio;
– il tratto gastrointestinale, incominciando dal lisozima contenuto nella saliva il quale è un antivirale naturale;
– il tratto genito-urinario.
In caso di aggressione, il SI interviene mobilitando i componenti dei suoi due schieramenti che sono:
– l’Immunità Innata, che si esplica attraverso l’azione di Fagociti, Cellule natural killer e leucociti polimorfonucleati;
– l’Immunità Acquisita, che si esplica attraverso le cellule T e le cellule B.
Ognuno di questi “soldatini” gioca un ruolo altamente specializzato nell’individuare, circoscrivere ed eliminare il nemico, che può essere una sostanza estranea o un batterio o un virus. Una volta “digerito” il nemico, si suicida (apoptosi) per evitare che i resti del nemico vengano dispersi in circolo, evitando così il fenomeno dell’infiammazione.
Ed è proprio a proposito della Immunità Acquisita che si inserisce il ruolo della vaccinoterapia.
Un vaccino ha proprio lo scopo di fornire un’immunità acquisita. Consente al corpo di sviluppare un sistema di difesa contro un batterio, un virus o altro microrganismo producendo anticorpi da se stesso. In questo si distingue dall’immunità artificiale passiva, che si basa sull’utilizzo degli anticorpi presenti nel sangue di pazienti guariti.
Prima di rispondere alla domanda, vorrei ricordare un dato di fatto:
la Storia della Medicina insegna che il maggior numero di vite umane non è stato salvato dall’impiego di sulfamidici o antibiotici o anestetici o antitumorali, bensì dall’avvento dei vaccini. Tutti noi, in questo frangente, vorremmo poter disporre di un vaccino anti-Covid! Nel frattempo, casa fare per potenziare le nostre difese immunitarie?
Innanzitutto, mantenendo integre le nostre succitate barriere naturali per contrastare l’invadenza del virus ricordando che debellare il virus non vuol dire eliminarlo, ma stabilire con esso un patto di non aggressione.
Pertanto: si vis pacem para bellum! Se vuoi la pace, preparati alla guerra!
Come: potenziando il Sistema Immunitario, ancora prima di pensare a qualsiasi strategia terapeutica o a misure di Medicina Preventiva. Che non sono da sottovalutare, tutt’altro, ma che comunque sarebbero inadeguate, se non addirittura inutili, a fronte di una Immunità sopita…
E cosa fare per risuscitare l’Immunità a nuova vita? Tutto il contrario di ciò che si sta facendo.
Sole, perché è un acceleratore di tutti i processi metabolici, compreso l’assemblaggio di tutti quei pezzi che costituiscono le nostre difese immunitarie, in primis gli anticorpi
mare, perché lo iodio accelera tutti i processi metabolici.
Attività all’aria aperta, perché i raggi ultravioletti sono gli unici killer certificati per distruggere i virus.
Regolare apporto di vitamine, soprattutto A, C e D.
La Vitamina A esplica le sue funzioni di protezione soprattutto a livello della cute, occhi, e polmoni difendendoli dalle infezioni. Le è riconosciuta una notevole attività antiossidante finalizzata alla neutralizzazione dei radicali liberi.
La Vitamina C (acido ascorbico) ha salvato interi equipaggi di marinai dallo scorbuto, caratterizzato da profusi sanguinamenti delle mucose con conseguente anemizzazione, aiuta con la sua azione antiossidante a combattere i radicali liberi che sono alla base dell’invecchiamento cellulare e dell’apoptosi; contrasta l’effetto devastante delle infezioni batteriche e/o virali mantenendo giovane il SI. Infine, ossa e muscoli non possono farne a meno. Un esempio emblematico per tutti: Mr Pauling, premio Nobel per la Chimica nel 1954 e per la Pace nel 1962, assumeva un grammo di vitamina C tutti i giorni ed è morto alla venerabile età di 103 anni!
Il ruolo svolto dalla Vitamina D (“la vitamina del sole”) si esplica soprattutto a livello osseo e muscolare. Ma non solo: anch’essa sembra contrastare le infezioni batteriche e/o virali soprattutto a livello dell’albero respiratorio, interviene nella modulazione dei neurotrasmettitori che è alla base della depressione, contribuisce a mantenere il tono muscolare con un conseguente effetto… estetico, gradevole alla vista!
Attenzione, però: mentre la vitamina C è idrosolubile e, pertanto, i suoi eventuali surplus sono eliminati con le urine, le altre due sono liposolubili e quindi possono andare incontro al fenomeno dell’accumulo. Rifuggire, pertanto, dal bricolage farmacologico.
Socialità, antidoto naturale alla aggressività e alla situazione di depressione esasperata dalla cattività (dal latino “captivus”, cioè “schiavo”). Per non rischiare di passare dalla cattività alla cattiveria, verso se stessi (suicidi) e gli altri (omicidi).
2 – Si è parlato e scritto molto di emergenza sanitaria e di crisi economica a causa del virus, ma poco di danni e difficoltà psicologiche nell’affrontare la quarantena.
Cosa ne pensa di questo aspetto?
Le vittime dirette o indirette di questa virosi sono facilmente (ma anche erroneamente) quantificabili. I danni a livello psicologico e relazionale sono incalcolabili. L’equilibrio mentale non è per nessuno di noi uno stato definitivo, ma è per ciascuno di noi una conquista quotidiana. La salute, la tranquillità economica, la sicurezza di un lavoro, il calore degli affetti ne sono la garanzia.
Tutte queste premesse non esistono più: i sopravvissuti dovranno comunque leccarsi le ferite; le code davanti al Monte di Pietà sono sotto gli occhi di tutti, ma non sono sotto gli occhi di nessuno le code davanti alla porta di usurai e mafiosi; il lavoro rischia di diventare un’utopia nel senso etimologico di un luogo che non c’è; gli affetti sono minati alla base da una aggressività ingestibile che si scarica su se stessi e sugli altri, non solo verbalmente ma anche fisicamente (suicidio, maltrattamento, omicidio in tutte le sue varianti).
Speriamo di chiudere presto le porte dei reparti di Rianimazione, ma rischiamo di spalancare i portoni dei reparti di Psichiatria!
Le misure di contenimento messe in atto, discutibili ma inevitabili, hanno svolto il loro ruolo che era quello di occuparsi degli ultimi, ma hanno fatto il loro tempo. Insistere con esse vorrebbe dire non preoccuparsi dei penultimi! Tra questi abbiamo visto triplicarsi la mortalità per infarto miocardico acuto e la riduzione del 40% delle procedute interventistiche che avrebbero salvato quelle vite. Ma queste morti non fanno notizia: abbiano scoperto, così, che ci sono morti di serie A e morti di serie B…
3 – Quali accortezze si sente di suggerire per riprendere l’attività fisica (la corsa, in particolare) dopo questa pausa forzata che non è un semplice infortunio?
Adelante con juicio, tanto per rimanere in clima di peste manzoniana.
Chi prende o ri-prende a correre deve farlo con gradualità per non rischiare di occupare il posto lasciato vacante dai convalescenti da Covid19 nei reparti di Rianimazione.
Non dimentichiamo, inoltre, che la corsa è lo sport propedeutico ad ogni altro tipo di attività sportiva, ma è anche lo sport che richiede spirito di umiltà e che ci familiarizza con l’umiltà: umiltà deriva da humus, terra, e cosa c’è di più a stretto contatto con la terra della corsa?
In questo momento, un sudario di silenzio e di morte si stende su tutta la vita civile e tutti noi non vediamo l’ora di rompere quel silenzio con il fruscio dei nostri passi, e fugare la morte correndo incontro all’amore (run for love!), rincorrendo la vita (run for life!).
Non lasciamoci cogliere impreparati dal colpo di pistola dello starter, quando ci sarà perché ci sarà. Incoraggiamoci a vicenda: boot strap! Tiriamoci su per i lacci delle scarpe, ma da soli!
All’inizio sarà alquanto faticoso perché saremo appesantiti, non tanto da qualche chilo in più bensì da molti problemi in più. Un ulteriore motivo per riprendere a correre appena possibile perché “quando corri tutti i problemi perdono almeno una taglia”. La parola di un umile podista che fa da cassa di risonanza all’affermazione di un grande filosofo: “E’ camminando che ho avuto i pensieri più fecondi, e non conosco pensieri così grevi che la marcia non possa dissolvere” (Søren Aabye Kierkegaard). Lo conferma la Scienza la quale ha dimostrato che l’esercizio fisico apporta benefici anche al cervello, stimolando la nascita di nuovi neuroni e ampliando la rete delle sinapsi (cioè, i collegamenti tra neuroni). Inoltre, i neuroni vivono più a lungo, e più a lungo si mantengono giovani (run for ever!).
Claudio Bellezza