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Comune di Caselle Torinese
giovedì, Aprile 18, 2024

    Quando Leini era Leynì

     

    Proseguiamo questo mese con la relazione Settecentesca dell’intendente Sicco del Comune di Leinì, sempre con lo scopo di vedere come era la situazione dei paesi confinanti con Caselle, per meglio inquadrare e confrontare la storia del nostro paese, con quella del territorio circostante.

    Da questa relazione si vede che Leinì era un paese essenzialmente agricolo, e al contrario di Caselle le attività industriali erano praticamente inesistenti, e la maggior parte della popolazione era composta da lavoratori delle campagne con un reddito che rasentava spesso la povertà.

    Il castello, diviso fra diversi feudatari di famiglie importanti e potentissime si presentava completamente diroccato e praticamente abbandonato dai nobili possessori che vivevano nelle loro fastose dimore torinesi.

    In questa relazione, ricca di puntuali osservazioni e richiami sulla gestione comunale, si vede anche come il controllo del Governo centrale sulle amministrazioni locali attraverso i loro intendenti, pur nella loro autonomia, era molto serrato.

    Come la volta scorsa per una migliore e più facile lettura la relazione viene in parte riscritta in forma più moderna, accompagnata tra parentesi da alcune mie annotazioni di chiarimento; purtroppo vista la sua lunghezza non viene riportata integralmente, ma alcune parti sono state riassunte.

    – Capi di casa e qualità d’essi

    “Il paese di Leinì, compreso nel Distretto delle Regie Caccie e distante dalla Città di Torino cinque miglia, è situato tutto in pianura, ed è cinto per una terza parte di muraglie antiche in più parti rovinate verso mattina e mezzogiorno [ancora oggi alcuni tratti di queste mura si possono vedere lungo le vie inglobate nei fabbricati].

    Resta composto di circa 250 capi di casa [famiglie], venti dei quali si considerano benestanti, mentre 130 poveri [per esattezza nella relazione sono definiti miserelli].

    L’aria che si respira è molle ed umida, essendovi un clima non troppo buono a causa delle acque stagnanti, e delle molte sorgenti, che si ritrovano sul territorio.

    Nelle cascine del territorio ci sono 120 capi di casa, per lo più massari, e gli altri lavoranti di campagna piuttosto poveri. I Particolari attendono ai lavori di campagna tranne alcuni che commerciano in granaglie, queste comprano fuori del luogo per farne vendita in esso e altri luoghi contigui, frequentando i mercati di Lanzo e Ciriè.”

    – Castello

    “In principio del luogo, ed in un sito elevato, si vede il Castello antico, tutto rovinato, con solo i muri maestri che in buona parte sono distrutte e senza il tetto, con una gran torre in mezzo del recinto senza il tetto, alta trabuchi undici circa [circa 34 metri], che viene utilizzata come carcere [ ancora oggi si può notare a nord della torre una zona del paese sopraelevata di circa tre metri, che mette in evidenza l’antico nucleo fortificato del castello col suo ricetto, mentre sulle facciate del castello, oggi adibito a Municipio, si vedono molto bene le parti più antiche con i segni delle parti diroccate; il castello rimase abbandonato fino alla metà dell’ottocento quando, diventato di proprietà comunale, venne recuperato per la nuova casa comunale].

    Davanti al castello feudale, si osserva un piazzale con un orto cinto di siepe morta ed alberi vecchi di gelso in sito anche feudale, in mezzo a cui si ritrova una pianta d’olmo molto vecchia e di una straordinaria altezza”.

    – Chiesa Parrocchiale e Parroco

    “Verso sera, in principio del luogo, si vede la Chiesa Parrochiale d’una ampiezza ragguardevole a tre navate, sotto il titolo dei Santi Pietro e Paolo apostoli, ed è propria del conte Giuseppe Casimiro Provana, questa chiesa ha il suo Cimitero attiguo con cinta a muro, ed un grande campanile costruito con le elemosine degli abitanti [ l’attuale chiesa, sempre a tre navate, presenta una facciata completamente rifatta nel secolo scorso in stile neogotico].

    Il Parroco attuale è Don Giacinto Lanzeti di Castagnole in Provincia di Pinerolo, che ha il titolo di Prevosto, è veramente un soggetto di tutta pietà, dottrina e zelo verso i poverelli, quale abbondantemente soccorre, sia nei bisogni spirituali, che temporali, ed è tenuto in gran credito e stima in questo luogo e dintorni.

    Il Parroco viene nominato dal conte Provana, cofeudatario del luogo, [in merito a questo diritto ricordo che anche a Caselle fino alla fine del Cinquecento il parroco della chiesa di San Giovanni veniva nominato per antico diritto dai Provana di Leinì], che a sua volta è affiancato dal vice Curato Don Pietro Giacomo Dovis di Gassino.”

    – Ecclesiastici

    “Gli altri religiosi del paese sono il Don Giuseppe Torre di Vico della provincia del Mondovì quale Maestro di Scuola dalla Comunità con le dovute patenti di insegnante rilasciate dlla Regia Università.

    Si trovano poi, nativi e residenti, i seguenti altri ecclesiastici: Don Giacomo Antonio Casetti, Don Pietro Michele Maffej, Don Pietro Garino, Don Giò Michele Bonfiglio, Don Giorgio Destefanis, Don Domenico Ferreri, il chierico Michel Antonio Saroldo, oltre a Don Bartolomeo Maffej, che ora regge la Parrochiale di Miradolo.”

    – Cappelle

    “Davanti al piazzale del castello, verso mattina, si vede la Chiesa, o sia Oratorio proprio della Confraternita del Santissimo nome di Gesù, i cui confratelli vestono con l’abito bianco. A fianco si erge un campanile alto circa sette trabuchi, e fabbricato grazie alle elemosine, sopra il quale c’è l’orologio con la sua campana, il tutto proprio della Comunità.

    Poco lontano da quest’Oratorio tramediante la contrada esiste una cappella propria del conte Provana sotto il titolo di San Nicolao (oggi scomparsa)

    In distanza poi di detto luogo, verso notte, si ritrova una grande cappella fabbricata a disegno moderno sotto il titolo della Madonna Santissima delle Grazie, propria quella della Comunità con attiguo il suo Romitorio d’alcune camere [é l’attuale Santuario della Madonna delle Grazie, realizzato al posto di un pilone votivo dove il 1° giugno 1630, quando imperversava una terribile epidemia di peste, apparve la Madonna ad un sordo muto che stava pregando e guarendolo con un tocco gli disse: va, annuncia a tutti che a mio onore innalzino in questo luogo una chiesa, ed io pregherò il mio Figlio di far cessare la peste. E così successe.]

    L’attuale eremita che serve detta chiesa è Gioanni Silvestro Chiarione di Torino, ed è stato deputato dalla Comunità con il consenso del Prevosto.

    Vi sono poi sul territorio le seguenti altre cappelle di antica proprietà comunale: cappella sotto il titolo di San Rocco, cappella della Madonna Santissima delle Stelle [vicino all’antico mulino demolita all’inizio dell’Ottocento per allargare la strada], cappella sulla strada Reale che tende a Torino dedicata a Sant’Antonio Abate, cappella di San Giacomo [sulla strada per Caselle] e cappella di San Sebastiano [tutte queste ultime cappelle sono oggi scomparse].”

    – Feudo e giurisdizione

    “I feudatari sono il conte Giuseppe Casimiro Provana di Frossasco, residente in Torino, con cinque ottavi e mezzo di Giurisdizione, il conte Ottavio Francesco Antonio Provana di Leynì pure residente in Torino con due ottavi ed un sesto di Giurisdizione, e il marchese Faletti di Barolo con due sesti di Giurisdizione, anche abitante in Torino.

    Si esercita la giurisdizione per mezzo d’un Giudice togato, che viene nominato da tutti e tre i cofeudatari. Attualmente è l’Avvocato Giovanni Battista Valle nativo di Ciriè, qual fa nel luogo di Leynì la sua continua residenza. Luogotenente, Giudice e Segretario della Comunità si è il Notaio Giovanni Felice Forte di Caselle, e Segretario del Tribunale è il Notaio Giuseppe Antonio Vallino di Volpiano.

    Non si trovano sul luogo altri Avvocati ne Notai, ma bensì il Medico Michele De Pauli nativo del medesimo. Vi sono due Speziali [farmacisti] con bottega separata, cioè Pietro Antonio Grogno, e Pietro Antonio Caviglione.

    Non vi sono Cerusici [termine con cui per molti secoli si indicò il chirurgo], ma solo due Flebotomisti [medici che eseguivano i salassi], cioè Michele Antonio Briolo e Francesco Verdoja ambedue di detto luogo. Vi è il Sig. Giovanni Antonio Rubati Misuratore piazzato.”

    – Edifici

    Vi sono due forni feudali, che si trovano dentro il luogo per l’uso dei paesani, e due mulini [per macinare le granaglie], anch’essi feudali, posti fuori del luogo verso mezzo giorno, uno di tre ruote [questo mulino, oggi inglobato in un più grande condominio realizzato una quindicina di anni fa, conserva per memoria ancora la ruota, il salto d’acqua col canale che è stato mantenuto scoperto e le macine interne, anche se non più funzionanti] e l’altro di due ruote, e sono ambedue funzionanti col beneficio dell’acqua che proviene dagli scolaticj delle fini di Caselle [a seguito di una Concessione del 14 agosto 1335 fatta da Margherita di Savoia marchesa di Monferrato ai Provana Signori di Leinì, venne formata una bealera che era alimentata da alcune fontane site nel territorio di Caselle, fontane che durante gli scavi per la realizzazione della superstrada Caselle-Torino hanno dato origine all’attuale laghetto della Gioia che ora alimenta la bealera].”

    Una nota a parte merita il mulino di tre ruote, che una quindicina di anni fa, con la realizzazione di un grosso condominio, non è stato demolito come invece successe nei paesi limitrofi, ma grazie alla volontà del Comune di conservarne la memoria, con accordi urbanistici venne in parte mantenuto, anche se inglobato all’interno del nuovo fabbricato, e oggi presenta ancora le macine, la grande ruota, il salto d’acqua e il canale dei Mulini che in questo raro caso è stato mantenuto scoperto.

    “Esiste poi anche una Pista da Canapa, che appartiene al conte Provana di Leynì, ed è annessa alla sua cascina feudale denominata la Rubiana, pista che viene esercitata con l’uso dell’acqua proveniente dalla stessa Bealera dei Molini.”

    Fiere, mercati e commercio

    “Non si fanno Fiere, ne Mercati in detto luogo, ne tantomeno si ritrova alcun commercio ne manifattura, e dalle informazioni prese non è luogo proprio per introdurvene.”

    Consiglio e amministrazione comunale

    “Il Consiglio della Comunità, trattandosi di un luogo cospicuo, è composto da sette soggetti, cioè da un Sindaco e sei Consiglieri. Gli affari pubblici restano maneggiati a dovere, non si sono trovati debiti da pagare e attualmente non ci sono cause in corso.”

    Anche se l’amministrazione era corretta, l’Intendente però aveva rilevato che: “… ad instigazione forse di certi agenti avidi de vacati [onorari]… senza fondamento di ragione, si è perciò imposto … si possa conoscere se veramente sia la Comunità fondata in ragione sull’occorrente, sotto pena che, in difetto verranno annullati senz’altro tutti li vacati e parcellati …” [in pratica per evitare che in futuro venissero pagate parcelle troppo esose senza motivo, tutte dovevano essere preventivamente approvate dall’ufficio dell’Intendente].

    Inoltre aveva anche rilevato che: “… corrisponde la Comunità l’annua somma di L. 50 al Medico De Paoli per l’assistenza e cura degli ammalati poveri, e avendo avuto delle lamentele nell’esecuzione di quest’incarico, si è inibito all’Esattore di pagargli il suddetto onorario, a pena di rimborso in proprio, senza che fosse prodotto un certificato a firma del Prevosto e approvato dal Consiglio Comunale in cui si attesta che ha prestato la sua continua assistenza a favore degli ammalati poveri..”

    -Archivio

    “Visitato l’Archivio delle scritture della Comunità, si è questo ritrovato in una piccola camera superiore alla Sacrestia della Chiesa della Confraternita, contrariamente a quanto disposto dalle ultime Regie Istruzioni. Si è quindi ordinato di farlo trasportare nella Casa propria della Comunità … oltre che di provvedere ad un’altra guardarobba in aggiunta con doppia, e differente chiave …” [le norme prevedevano per sicurezza che l’armadio che conteneva l’archivio doveva avere doppia serratura con due chiavi diverse, una per il sindaco e una per il segretario, in modo che i documenti potessero essere presi solo alla conoscenza di entrambi].

    – Catasto

    “…si ritrova la Comunità avere … la Mappa compiuta, il suo Catasto col libro delle Mutazioni relative … e tutti detti libri formati con chiarezza e diligenza … massime per il perpetuo accertamento … e per provar in ogni tempo l’identità d’ogni genere dei beni d’esso Territorio” [questi registri sono ancora oggi conservati in archivio, purtroppo la grande mappa del territorio è andata dispersa].

    – Congregazione di Carità

    “La Congregazione locale di Carità si trova nella sua piena osservanza, avendo un reddito fisso di L. 500 annue, … oltre poi anche quanto si va percependo dalle continue collette, che usano farsi. Si fanno le adunanze prescritte dai Regi Regolamenti, e si vanno soccorrendo li Poverelli tanto sani, che ammalati, e si adopera con carità non ordinaria il prenominato Prevosto.

    Questa opera pia possiede una casa propria, nella quale vi sono e si mantengono quattro letti per ricoverare i poveri infermi dentro una camera ben aggiustata, e due altri letti in altra contigua, e lo zelo fervoroso dello stesso Parroco e la di lui pietà incessante a vantaggio dei poveri danno … esempio gli altri…”

    – Qualità dei beni

    “Il territorio di Leyni è un paese sottoposto alle nebbie, brine, e soventi carestie dei raccolti a causa dei territori umidi, tanto che in più parti si trovano terreni paludosi.

    Parlando in generale, i terreni sono d’una qualità tra il ragionevole, ed il mediocre, e per una buona parte di qualità inferiore. I campi sono d’un terreno per lo più sassoso, ed il restante cretoso, tanto che i contadini devono fare straordinarie fatiche per la coltura d’essi, e raccoglier sovente un ben tenue raccolto, soprattutto per la zona della Vauda, dove si raccoglie scarsissimo frutto, tanto che i possessori di quei beni sono costretti per la maggior parte dell’anno a comprare le granaglie per il proprio sostegno, e il fieno per nutrire il bestiame.

    I prati non si possono irrigare salvo quelli raggiungibili dall’acqua della Bealera dei Molini, la quale acqua, proveniente da semplici scolatizi, è di natura troppo fredda e leggera in modo che non risulta fertile come quella delle Bealere che si derivano dai Fiumi. La terza parte poi dei prati d’esso Territorio sono asciutti, e magri producendo un sol fieno all’anno e di poca consistenza. Gli alteni sono poco considerati, e il vino che si ricava, risultano di scarsa qualità tanto che in estate tendono a guastarsi … e detti vini sono per lo più agri e di poco esito.

    I pascoli comuni sono di un terreno ghiaioso, ed ingrato, e producono erbaggi d’infima qualità … e dalle notizie prese sul posto si deduce esser cosa inattuabile il poter render i beni del suddetto territorio in un miglior grado di bontà, vista la loro qualità per lo più sassosa e ghiaiosa …”

    – Fiumi

    “Vi è pure il torrente Bendola [il Bendola, che passa ai piedi del rilievo della Vauda arriva dai monti tra Coassolo e Balangero e fino a San Maurizio viene chiamato Banna, per poi cambiare nome e sfociare nel Malone nel territorio di Brandizzo] … e le acque di detto torrente per esser fangose e mancanti per due terzi dell’anno non possono giovare al trritorio per l’irrigazione, anzi al tempo di forti esondazioni causa guasti considerabili ai beni vicini.

    Si ritrova anche il Ritano detto della Vauda, che proviene dagli scolatizi della Vauda di San Morizio, l’acqua del quale all’occasione di pioggie causa gravi danni ai beni contigui.”

    – Boschi, gerbidi e pascoli

    “Rimane il territorio sufficientemente fornito di piante, principalmente di Roveri, Verne, Noci, e Moroni, si è tuttavia prescritto a detta Comunità di realizzare nuovi piantamenti in quei posti, dove possono quelle utilmente prodursi…

    Si fa riflettere che delle dodici parti fruttifere del territorio, cinque vengono possedute dai predetti Consignori del luogo tra beni feudali, ed allodiali, quattro dai Registranti forensi, compresi li corpi religiosi, e le restanti tre porzioni dai particolari.” [qui si nota che solo il 25% del territorio è in mano agli abitanti, mentre il 42% è in mano ai feudatari e il restante terzo ai ricchi proprietari non del paese]

    – Strade e visite d’esse

    “Visitatesi dette strade, e ponti si sono sul campo date le disposizioni più opportune per far seguir quei ripari che si sono riconosciuti necessarij da farsi e soprattutto alla strada di Lombardore, che è in qualche parte impraticabile…”

    Di seguito l’Intendente fa notare che la manutenzione delle strade in generale è alquanto trascurata, e così ordina alla Comunità di eseguire due volte l’anno, a marzo e settembre, la visita ad esse, redigendo un verbale sullo stato d’esse, rispondendo a una serie di precisi punti che l’Intendente elenca minuziosamente, verbale che poi dovrà essere trasmesso all’ufficio dell’Intendente in modo che possa ordinare le opere di riparazione da eseguire.

    La relazione termina con l’ordine dato alla Comunità di provvedere entro pochi mesi alla riparazione della casa comunale, che durante la visita l’Intendente ha ritrovato “…esser tal casa bisognevole di varie riparazioni, massime che la scala, che da l’accesso alle camere superiori resta in più parti rovinata…”.

    – estratto della carta delle cacce della fine del Settecento in cui è rappresentato Leinì.

    i resti delle antiche mura che circondavano il paese oggi inglobate nei fabbricati

    la torre del castello

    la chiesa parrocchiale

    la chiesa della confraternita col campanile della Comunità

     il santuario della Madonna delle grazie dove avvenne il miracolo del 1° giugno 1630

     la cappella di San Rocco

     la grande ruota del mulino

     le macine settecentesche del mulino

     

    LEYNI’

    STATO DEL PERSONALE

    Numero delle Persone secondo le consegne

    del 1751

    del 1752

    aumento

    diminuzione

    causale dell’aumento o diminuzione

    1.958

    2.006

    48

    per esservi nata in questo anno una maggior quantità d’infanti

    DISTINZIONE DE BENI DEL TERRITORIO

    campi

    prati

    alteni

    boschi

    beni comuni

    siti d’orti

    Totale giornate

    2.015

    2.780

    1.368

    1.583

    469

    29

    8.244

    PRODUZIONE DEL TERRITORIO

    prodotti

    misura

    produzione del luogo

    necessario per il luogo

    raccolto eccedente il bisogno

    bisogno oltre il raccolto

    Cochetti

    Rubbi Piemonte

    500

    500

    Fieno

    Tese da R. 50

    5.760

    5.060

    700

    Formento

    Sacchi da emine 5

    4.735

    2.050

    2.685

    Barbariato e Segla

    Sachi

    1.200

    2.100

    900

    Meliga e altri minuti

    Sachi

    2.600

    2.600

    Riso bianco

    Sachi

    150

    150

    Castagne

    Sachi

    Canapa e lino

    Rubbi

    130

    300

    170

    Vino

    Carra da Brente 10

    884

    800

    84

    in questo territorio, oltre dei generi controscritti, produce una quantità di frutti di rama, cioè persici, peri, pomi e noci il tutto non sufficiente al bisogno del luogo.

    BESTIAME DEL TERRITORIO

    nota del bestiame

    bovi da giogo

    270

    vache da tiro

    10

    vache da latte

    360

    erbarole e manzi di alievo

    390

    vitelli da latte

    120

    cavalli

    40

    mulli

    50

    somarelli

    48

    in tutto

    1.288

    in quest’anno vi saran nate bovine n° 200

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