El tuiru

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Posso dirlo?  a  me  ‘sto covid fa venire il “tuiru”, parola desueta ma significativa, la ricordo detta da mia nonna Carolina che la usava in abbondanza: quando ci vedeva imbronciati, al termine di una discussione che non era finita come avremmo voluto o semplicemente quando ci vedeva vagare, noi ragazzini, con lo sguardo un po’ perso e un po’ sognante, alla ricerca di una risposta ad una domanda per noi troppo impegnativa ma che ci dava motivi di curiosità ed inquietudine. Ecco proprio così, a me il covid dà il “tuiru” proprio per questo: la curiosità sempre maggiore perché sempre meno comprensibile di cosa stiamo parlando, l’inquietudine di una situazione che sembrava ritornata ad una pseudo normalità e invece, complice una un po’ irragionevole e superficiale logica del “è estate, fa caldo, diamo un respiro all’economia ” perfettamente condivisibile, siamo ritornati nel tunnel dei numeri a fine giornata, dei grafici in salita, dei proclami e dei moniti……
Condivisibile che, dopo mesi di chiusura, complice il clima e l’atmosfera estiva scatti la voglia di partire, evadere e perché no, sfidare…. un pensiero in quella direzione chi non lo ha fatto? La voglia di buttare dal finestrino la mascherina, dimenticarla a casa, far finta che è tutto finito?
Per un po’ ha funzionato, partenze, code, assembramenti inevitabili, distanziamenti discutibili…
Poi lo scivolone, più contagi, più ricoveri, l’età si abbassa pericolosamente (vuoi anche perché i vecchietti, come me, hanno ridimensionato le loro vite e le loro abitudini votandosi al semi eremitaggio e camminate rasente muro) pare che il virus sia mutante, fra le altre cose si fa uno pseudo lifting, cambiano le forme di contagio, i virologi dispensano consigli, utili, alcune cose le sappiamo e non sono cambiate, la cautela serve sempre, però….. il concetto fondamentale, quello che per primo mi viene in mente è: cosa ne è della nostra libertà? Come e quale sarà il tempo a venire? Cosa possiamo pensare per il nostro futuro? Da sognatrice mi chiedo se non è il caso di smettere di sognare. Da viaggiatrice mi chiedo se non è il caso di smettere di prenotare.  Per andare dove? Dove vorrei o dove potrei? Credo basti per fare salire il “tuiru”. Che non finisce qua, riguarda il futuro dei nostri figli, per quelli lontani la prospettiva è che non si sa quando possiamo vederli e per quanto.  Il pensiero scivola alla solitudine che, se a volte è accettabile, a certe condizioni diventa soffocante quando, come nel lockdown, sei costretto ad un isolamento che seppur motivato, diventa ogni giorno più affannoso….. Ci assicurano che non succederà più, partendo soprattutto da presupposti di sopravvivenza del sistema economico, ma forse stiamo facendo i conti senza l’oste, certo lo sappiamo, niente sarà più come prima, un nuovo sistema mondiale, in modo subdolo e quasi invisibile, sta serpeggiando, dettando le sue regole. La corsa ai vaccini, a nuove cure, vecchi e nuovi antidoti, ma soprattutto i mutati atteggiamenti relazionali, quando incontriamo qualcuno la domanda è reciproca: possiamo abbracciarci, posso baciarti, farti un pizzicotto, tirarti i capelli, prenderti in braccio, questo è devastante, le nostre fragilità saranno sempre maggiori, i nostri rapporti interpersonali,  già minati da modus vivendi sempre più frettolosi e superficiali, potranno solo peggiorare, saremo liberi di usare un tablet, un ebook, uno smartphone ma  non sarà mai come darsi un appuntamento, non importa dove o per quale motivo, per il piacere di incontrarsi, abbracciarsi, raccontarsi qualche banalità, scambiarsi dei pareri o dei consigli, consolarsi e perché  no litigare….
Avremo perso il piacere di una sana discussione, guardandoci negli occhi e magari tenendoci per mano, partendo da punti di vista distanti anni luce per poi ritrovarsi, senza avere minimamente  cambiato le proprie opinioni, ma avendone scoperto altre, che anche se non ci appartengono ci possono insegnare qualcosa. Spesso rinunciamo ad incontrarci perché vogliamo tutelare qualcuno o vogliamo tutelarci, questo timore che ormai ci segue ovunque è una oppressione insopportabile, qui l’effetto “tuiru” è più che evidente!!!

 

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Giuliana Vormola
Nata a Ciriè il 20/11/1955 Giornalista pubblicista inizia a scrivere su Cose Nostre e altri giornali locali da inizio anni 90 su temi legati all'ambiente. L'interesse e la passione per la botanica sono il motivo conduttore principale dei suoi scritti e delle sue attività. Con l'Associazione Vivere il Verde inizia la manutenzione del giardino del vecchio Baulino a Caselle, durata 20 anni, coinvolgendo la scuola primaria locale. L'attività editoriale collegata ha permesso la partecipazione al circuito Gran Tour del comune di Torino e la collaborazione con Gardenia. "Emozioni saperi sapori..... " è un progetto che sta prendendo forma sul web e sui social: partendo dalle "verdi" emozioni si arriva in cucina con i saperi della tradizione per esprimere i sapori che ne derivano.

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