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mercoledì, Ottobre 16, 2024

    L’affare Dreyfus

    È stato indubbiamente il caso giudiziario che ha sconvolto nel più profondo la società e l’opinione pubblica della Terza Repubblica francese. La vicenda ha avuto come malcapitato protagonista Alfred Dreyfus, capitano d’artiglieria in forza all’esercito francese, il quale fu accusato di alto tradimento dello Stato. Nel 1894 fu scoperto un biglietto anonimo in cui un ufficiale di stato maggiore forniva dettagli sull’organizzazione militare francese a un addetto dell’ambasciata tedesca a Parigi. L’elenco era stato trovato in mille pezzi dentro un cestino da una agente del controspionaggio in servizio presso l’ambasciata tedesca. La donna fece avere il biglietto in questione al maggiore Henry e il 13 ottobre 1894 Dreyfus fu messo agli arresti. Dreyfus si dichiarò sin dall’inizio innocente e si preparò a far valere le proprie ragioni in tribunale. Il tema dell’alto tradimento ai danni della patria era già circolato negli alti ranghi dell’esercito al fine di poter trovare una giustificazione alla sconfitta subita per mano della Prussia nel 1870. Il contesto internazionale di fine Ottocento non arrideva certamente alla Francia. I conflitti con la Germania e l’Impero Asburgico si affiancavano alle contrapposte politiche coloniali con l’Inghilterra e con l’Italia. Anche sotto il profilo finanziario ed economico le cose non andavano meglio. Nel 1882 era fallito l’Istituto di credito cattolico Union Générale e nel 1892 stessa sorte era capitata alla compagnia che gestiva il canale di Panama. A completare il quadro a dir poco instabile era stato pubblicato nel 1886 un libro che riscosse un enorme successo, La France juive di Drumont, nel quale si equiparava il termine di tradimento all’essere ebreo. Un forte sentimento xenofobo si propagò in tutto il paese transalpino e gli avvenimenti sanguinosi nei confronti di lavoratori immigrati del 1893 ad Aigues-Mortes e a Lione nel ’94 ne furono esempi evidenti.

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    Dreyfus era nato in Alsazia il 9 ottobre 1859 da un ricco imprenditore israelita e nel 1870 aveva scelto di divenire cittadino francese e di dedicarsi alla carriera militare. Rappresentava perciò un colpevole ideale su cui scaricare l’accusa di tradimento in quanto non faceva parte della casta degli ufficiali rigidamente selezionata di origine nobiliare e il cui nome ricordava sonorità germaniche. Ebbe luogo il processo e la sentenza di colpevolezza fu emessa nonostante l’assenza di testimonianze, il disaccordo sulle perizie calligrafiche (dei cinque esperti coinvolti solo tre dichiararono che la grafia dei documenti incriminati apparteneva al Dreyfus) e le esplicite dichiarazioni della Germania di non aver avuto mai relazioni con l’imputato. La stampa e la maggioranza dell’opinione pubblica era favorevole ad una condanna esemplare. Il 22 dicembre 1894 Dreyfus veniva condannato alla degradazione ed alla deportazione perpetua in una fortezza dell’Isola del Diavolo, in Guyana. Emblematica fu la cerimonia di degradazione all’interno del cortile della Scuola Militare il 5 gennaio 1895 dove a Dreyfus, attorniato da una folla furente al grido di “morte al traditore”, vennero strappati i gradi e spezzata la spada di ordinanza. L’ufficiale si dichiarò sempre un patriota innocente. Dal giorno seguente alla sua deportazione e per gli anni successivi, sua moglie e suo fratello si batterono per riaprire il processo dichiarando la condanna un chiaro esempio di capro espiatorio. Il fratello era giunto addirittura a diffondere la notizia di una sua fuga per suscitare di nuovo l’attenzione della stampa sul caso.

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    La svolta inaspettata e decisiva alla vicenda fu causata dal pamphlet J’accuse dello scrittore Emile Zola che con una lettera aperta al presidente alla Repubblica intendeva dimostrare l’innocenza di Dreyfus. Era un coraggioso atto di accusa al governo con il quale si sancì a tutti gli effetti la nascita dell’affaire Dreyfus. La Francia si spaccò in due schieramenti contrapposti, da una parte gli ambienti militaristi, nazionalisti e legittimisti e gli alti gradi della magistratura, dall’altra gli ambienti anticlericali e della borghesia radicale. In un’intervista l’agente segreto francese Esterhazy, già arrestato per truffa, confessò di essere stato l’autore del famoso biglietto anonimo aggiungendo però che si trattava di un’esca predisposta dai servizi segreti francesi per scoprire la centrale dello spionaggio tedesco. Nel luglio del 1899 Dreyfus veniva rimpatriato e il mese successivo vide l’inizio di un secondo processo. Nonostante fosse giudicato colpevole anche quella volta, a Dreyfus fu concessa la grazia dal presidente Loubet. Solo qualche anno più tardi, nel luglio 1906, la Corte di Cassazione avrebbe annullato la sentenza, reintegrando Dreyfus nell’esercito col grado di maggiore ed assegnandogli anche la croce di cavaliere della Legione d’onore. Dreyfus morirà nel 1935 lasciandosi alle spalle una scia di controversie, accuse, ombre e dubbi. Bisognerà attendere fino al 1995 per l’ammissione di innocenza da parte di uno storico ufficiale dell’esercito.

    Questo evento ha scatenato una serie di riflessioni e ha dato la spinta alla nascita di movimenti sociali. Il concetto moderno di “diritti umani”, la riflessione sulla separazione fra Stato e Chiesa, la discussione sulle libertà civili degli imputati, l’affermazione della stampa che mobilita e plasma l’opinione pubblica, il sentimento antisemita e il sionismo politico sono state tutte conseguenze di questo primo caso giudiziario il cui carattere mediatico ne divenne il fondamento.

    Claudio Bellezza

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