Forse non ho mai rivelato, su queste pagine, di avere una passione che coltivo da una decina d’anni in più rispetto a quella per il teatro d’opera. Fin dall’infanzia, infatti, sono appassionato di ferrovie. Si tratta di un interesse da umanista e non da ingegnere, per cui non ho mai approfondito più di tanto la conoscenza dei dettagli meccanici delle locomotive, quanto piuttosto la storia della rete ferroviaria, il suo inserimento nell’ambiente geografico e la sua funzione sociale. Quando finì il lockdown primaverile, la mia prima gita fuori porta fu un viaggetto ferroviario da Torino a Caselle, per percorrere e fotografare la tratta urbana della linea prima della sua chiusura per lo spostamento nella nuova sede, e per verificare la situazione della vecchia e della nuova stazione casellesi (delle quali il nostro giornale si è tante volte interessato). Avendo scelto di occuparmi professionalmente di musica, quello per i treni è rimasto un hobby, cui do spazio nel tempo libero, organizzando viaggi su ferrovie affascinanti per caratteristiche tecniche e ambienti attraversati, spesso nella vicina Svizzera.
Non è un mistero, infatti, che la Confederazione per gli amanti dei treni sia un piccolo paradiso, mentre il nostro Paese ‒ al di là di una efficiente rete ad alta velocità costruita nell’ultimo ventennio ‒, ha nel corso degli anni dilapidato il proprio patrimonio ferroviario “minore” con la politica dei “rami secchi”, di cui in Piemonte si è avuta una triste coda nel 2012. Altre volte, quando viaggio per teatri d’opera in Italia e in Europa, riesco a conciliare i miei due interessi, inserendo nel percorso tratte ferroviarie, o innestando divagazioni su linee non distanti; ad esempio, dal festival rossiniano di Bad Wildbad dedicai una giornata alla rete di tram-treno di Karlsruhe; quando andai al festival di San Gallo, percorsi le linee a scartamento ridotto dei cantoni di Appenzell. Ma, in questo periodo nel quale viaggiare non è consentito, o per lo meno è assai sconsigliato, e i teatri d’opera sono chiusi, mi piace fare una riflessione su come i treni siano stati talvolta legati alla musica nelle loro denominazioni.
Fino al 2009 ‒ lo ricorderanno tutti i viaggiatori non giovanissimi ‒ gli Intercity italiani avevano ciascuno un nome, ed erano prevalentemente dedicati a personaggi storici. Così, i cognomi dei maggiori compositori italiani (Monteverdi, Pergolesi, Rossini, Bellini, Donizetti, Mercadante, Verdi, Puccini, Mascagni ed altri ancora) percorrevano i nostri binari accanto a, per dirne alcuni, Marco Polo, Dante, Leonardo, Tiepolo, Parini e D’Azeglio. Spesso (ma non sempre) il percorso dei treni presentava un qualche legame geografico con il dedicatario, passando dal suo luogo di nascita o ricalcando l’itinerario della sua vita. Cessata questa tradizione, oggi non sono più le tracce orarie dei treni a lunga percorrenza, ma alcuni convogli in servizio sul trasporto locale ad avere un nome musicale. Il tutto è cominciato, all’inizio del millennio, quando le nuove serie di automotrici ALe/ALn 501-502 (costruite sia in versione elettrica sia in versione a gasolio) furono denominate “Minuetto”. Ignoro, sinceramente, la ragione per cui sia stato scelto tale nome; ma credo che la dimensione contenuta e graziosa della danza rococò (spesso inserita come parentesi di distensione in composizioni di più ampio respiro, come sonate e sinfonie) lo abbia fatto apparire adeguato per indicare un convoglio piccolo, leggero e agile, pensato per prestare servizio su ferrovie poco frequentate. Anche se, a dire il vero, per far diventare quei treni davvero graziosi sarebbe stato opportuno un migliore comfort nella disposizione degli ambienti interni e una maggiore ampiezza delle superfici finestrate, che, così come sono, penalizzano alquanto l’ammirazione dei paesaggi magnifici che tante ferrovie italiane attraversano.
Qualche anno dopo, fu indetto un concorso per denominare le carrozze a due piani di nuova costruzione, e vinse “Vivalto”, curiosa crasi tra “Vivaldi” e “alto”. Nel 2008, quando furono immessi in servizio gli ATR 220 (nuovi autotreni, cioè convogli bloccati di automotrici e rimorchiate, di costruzione polacca a trazione diesel), Trenitalia decise di chiamarli “Swing”. E, qui, chi si intende un minimo di musica noterà che la coerenza non è il punto forte di queste prime denominazioni: da una danza aristocratica si passa a un gioco di parole basato sul cognome di un compositore per arrivare a un genere musicale novecentesco, come se si fosse scelto un po’ a caso. I treni che hanno seguito lo “Swing”, però, hanno proseguito la serie dei generi musicali moderni, e sono così arrivati il “Jazz” nel 2014 (ETR 324-425-526, evoluzione del “Minuetto”), e, in anni più recenti, il “Pop” (ETR 103-104) e il “Rock” (ETR 421-521-621, a due piani). Con gli ultimi due, si può ravvisare anche una qualche correlazione tra nome e caratteristiche del treno, in quanto il “Pop” ha linee più sinuose rispetto a quelle dure del “Rock”.
Dimenticavo un ultimo dettaglio: i nomi menzionati sono stati attribuiti da Trenitalia. Gli stessi treni sono stati acquistati da altre imprese ferroviarie che gestiscono i servizi regionali, le quali talvolta si sono sbizzarrite nel conferire ai convogli le denominazioni più varie. Ad esempio, in Lombardia, dove il trasporto ferroviario regionale è svolto da Trenord, ai treni sono stati dati i nomi di grandi personaggi lombardi. Ne menziono uno solo: il “Pop” di Trenitalia, è diventato il “Donizetti”, e sarebbe il treno ideale per andare al festival bergamasco dedicato al grande operista ottocentesco, annunciato dal 19 novembre al 6 dicembre. Invece, quest’anno a Bergamo probabilmente non si potrà andare, ma il festival non si è arreso: trasmetterà le opere in diretta sulla propria web-TV il 20-21-22 novembre. E, il 20 novembre, “Marino Faliero” sarà in diretta anche su Rai5: non perdete lo spettacolo!
Questo mese al botteghino…
Con il riacutizzarsi dell’emergenza sanitaria, è stata nuovamente sospesa l’attività di teatri e sale da concerto. Tale sospensione, attualmente programmata fino al 3 dicembre, è, nella realtà dei fatti, di durata imprevedibile. Si invitano perciò i lettori a far riferimento, per i programmi venturi, agli aggiornamenti via via pubblicati sui siti web delle varie istituzioni musicali.
Unione Musicale: https://www.unionemusicale.it/
Filarmonica: https://www.oft.it/it/
Accademia Stefano Tempia: https://www.stefanotempia.it/
Polincontri Classica: http://www.policlassica.polito.it/stagione
Educatorio della Provvidenza: https://www.educatoriodellaprovvidenza.it/
Orchestra Rai: http://www.orchestrasinfonica.rai.it/
Concerti Lingotto: https://www.lingottomusica.it/
Teatro Regio: https://www.teatroregio.torino.it/