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Comune di Caselle Torinese
mercoledì, Gennaio 15, 2025

    Non è un Paese per vecchi

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    Non ho mai vissuto una situazione così tremenda, così paradossale, quasi come essere il protagonista di un film horror. Sabato 21 Novembre, mattina. Mi trovo al cimitero di Caselle in una giornata grigia e freddina, in linea con quello che sto facendo. Sto portando un piccolo elegante contenitore in legno, della grandezza di una scatola da scarpe. Ma dentro non ci sono delle calzature. Dentro c’è mia mamma.
    Mi sembra incredibile che una persona con le sue idee, i suoi viaggi, i suoi sentimenti, insomma una intera esistenza sia chiusa dentro questa piccola scatola. Fine. Sparita. Volatilizzata. Ma è così.
    Certo che questo dio, se esiste, ha fatto proprio le cose per bene: mia mamma poteva benissimo passare una serena vecchiaia godendosi quel poco di pensione che le aveva lasciato il babbo morto nel lontano 1981, e magari andandosene serenamente che so, per un improvviso infarto, nella sua casa, tra le sue cose.
    E invece no. Per uno strano e oscuro disegno malato che è riservato ad ognuno di noi, Lei se ne è andata tra atroci sofferenze: dopo aver fatto la spola tra Casa di Cura ed Ospedale per due anni e mezzo, dopo circa sei mesi di ossigeno è morta soffocata da sola, in ospedale, senza nemmeno avere il conforto dell’unico figlio vicino che l’accompagnasse nell’ultimo viaggio.
    E mentre aspetto il buon Gianni dell’impresa funebre, la mia mente contorta non può fare a meno di pensare a tutto quello che è successo, di ripercorrere questi due anni e mezzo spaventosi.
    E lo devo fare alla mia maniera, perché bisogna andare avanti e specialmente in questo bruttissimo periodo dove “non è andato per niente tutto bene”, c’è bisogno di svagarsi ed anche di sorridere.
    Ed ecco quindi il Piccolo prontuario per chi ha il proprio caro gravemente malato.
    – Accompagnamento.
    Se il vostro caro ha gravi patologie come l’ictus per le quali non è più in grado di stare da solo, o peggio se è ricoverato in casa di cura, è previsto “l’accompagnamento”, ovvero una somma che aiuta la persona nelle spese sempre enormi da sostenere. Ma attenzione, il vostro caro otterrà forse “l’accompagnamento” solo quando sarà in punto di morte, perché la feroce Commissione Medica non ve lo assegnerà altrimenti.
    Potrete chiedere questa verifica anche 10 volte, potrete portare una enciclopedia piena di analisi, ma niente da fare. Nemmeno una sceneggiata napoletana vi potrà servire per impietosire questi dottori.
    E così, mentre si distribuiscono a raffica i Redditi di Cittadinanza da 800 euro a boss mafiosi, malavitosi con milioni di euro depositati sui conti nelle isole Cayman oppure ai semplici scansafatiche nostrani, voi prosciugherete il conto in banca perché la retta mensile di oltre 2.000 euro non ve la paga nessuno.
    E il vostro caro, oltre a tutto quello che ha, si sentirà anche un peso inutile.
    – Amici
    Quando ormai il tuo caro passa la sua vita in 4 metri quadrati (se è stato fortunato gli avete trovato una camera singola, almeno per evitare di sentire gente che russa, urla e rantola) un’amica, anche solo una vera amica fa la differenza. Quando passi interi pomeriggi o interi giorni senza parlare con nessuno (se il tuo caro non è miliardario saranno ben pochi quelli che si fanno ancora sentire o ancora peggio vedere: cara, come sarebbe andare a trovare la nonna domenica? Lo sai che c’è la partita no?), aspetti quella telefonata preziosa come oro: magari i discorsi saranno sempre gli stessi, ma almeno hai sentito qualcuno.
    Qualcuno che ti racconta le cose che succedono dove vivevi prima, prima che quel maledetto ictus arrivasse per far precipitare tutto. Per questo motivo non finirò mai di ringraziare la Dutura, Rita la pettinatrice, i Gallo da Cuneo e i Tricerri da Cresto, per essere stati vicino alla mamma fino alla fine.
    – Badante
    Persona che si prende cura del vostro caro, se ha la fortuna di stare ancora a casa. Di solito si tratta di ragazze o donne che arrivano dall’Est Europa, che hanno bisogno di guadagnare anche per la loro famiglia disposte a svolgere i lavori più umili. Perché le nostre belle pargolette sono troppo impegnate giorno e notte con i loro iPhone a fare le influencer, loro quei lavoracci sporchi lì non li faranno mai. Avete mai visto le “ferragni” cambiare pannoloni in casa di cura durante il turno di notte?
    – Burocrazia
    Se siete figlio unico, oltre al lato emotivo che vi distruggerà, avrete un peso immenso sulle spalle, perché dovrete fare tutto voi: preparatevi ad interminabili code ovunque. Dai CAF per le innumerevoli pratiche da svolgere (ad esempio il Reddito ISEE: dovrete dichiarare che il vostro caro non guadagna 500.000 euro all’anno e che non possiede nessun panfilo ormeggiato a Portofino), alle sale d’attesa dei vari ospedali dove porterete il vostro caro per le visite. Dalla sala del Pronto Soccorso dove passerete ore in coda, alle attese telefoniche per parlare con qualche dottore del reparto dove è ricoverato. Munitevi di tanta pazienza e di parecchio tempo. Preparatevi a parlare con impiegate isteriche e medici misteriosi.
    Se lavorate potrete chiedere il famoso permesso della legge 104, ovvero avrete 3 giorni al mese per assistere il vostro caro. A patto che questo non sia ricoverato in casa di cura: se così fosse vi dovrete arrangiare con dei giorni di ferie, come ho fatto io. Se non avete più ferie, calatevi da una grondaia vicino all’ufficio.
    Poco importa se il permesso della legge 104 viene usato da una buona parte degli italiani per fare la spesa, andare a trovare i nonni che stranamente abitano a Gardaland, o per scendere il bambino che lo gioco.
    E chissà perché, forse per una curiosa anomalia temporale, il giorno di permesso capita sempre nei ponti.
    – Casa di cura
    Ve lo dico sinceramente: la casa di cura è il parcheggio per l’attesa dell’autobus del Grande Viaggio.
    Quando cercavo per la mamma, ho visitato diverse case di cura: alcune grandi e lussuose (ho visto dei girelli turbo e alcune dentiere d’oro) dove però c’è una certa freddezza, alcune piccole e modeste (ricordo di una casa di cura che per il riscaldamento non aveva la caldaia, ma un bue e un asinello), alcune piccole e modeste di carattere parrocchiale nelle quali il lato umano è veramente notevole.
    Ed è in una di queste che l’ho portata, dove si è fatta molte amiche in breve tempo.
    Tenete presente però che se potete, evitate di portare il vostro caro in un posto del genere perché la cosa migliore è farlo stare nella sua casa, tra le sue cose. D’accordo, molti figli particolarmente buoni pressano perché l’alloggio del babbo potrebbe essere un bel loft, oppure si potrebbe vendere tutto per farsi finalmente la crociera intorno al mondo, basta che il vecchio si tolga in fretta dai maroni. Ah, il calore della famiglia.
    Comunque la casa di cura, per quanto siano tutti buoni ed efficienti, rimane sempre un posto triste dove attendere la fine quasi come una liberazione. Quando ci portate il proprio caro per lui sarà uno shock, perché si renderà conto che nella sua casa non tornerà mai più.
    – Commissione Medica
    Per ottenere il famoso “accompagnamento” di cui sopra, bisogna portare il proprio caro davanti alla Commissione Medica. Subirà una umiliazione colossale. Verrà interrogato come uno dei più pericolosi criminali latitanti con domande trabocchetto per vedere se è lucido di mente, mentre un medico ragazzotto fresco di play station non gli toglierà lo sguardo di dosso, per vedere se mente.
    Il futuro del vostro caro sarà letteralmente in mano a questo moderno plotone di esecuzione, che non lo degnerà nemmeno di uno sguardo limitandosi a copiare sul pc le patologie varie. Al terzo tentativo (andato male comunque) mi sono veramente trattenuto dal girare tutte le scrivanie e distruggere un ufficio.
    Però non tutte le Commissioni Mediche sono così feroci: in alcune regioni italiane hanno persino fatto miracoli, ridando la vista ai ciechi (che si spendono i 500 euro di accompagnamento al bar leggendo il giornale) e le gambe ai paraplegici (che corrono allegramente nei parchi cittadini).
    – O.S.S. (Operatore Socio Sanitario)
    Le OO.SS. sono praticamente le tuttofare delle case di cura: infaticabili, fanno dei turni pazzeschi compresa la notte. E fanno i lavori più difficili come lavare i degenti o pulire le stanze, cambiare pannoloni o le lenzuola non sempre pulite. Se vi va bene, nei posti piccoli diventeranno anche amiche del vostro caro: al di là del lavoro avranno sempre tempo per due parole, cosa molto importante per chi è ormai isolato dal mondo.
    E anche voi che andate sempre di fretta, che “passiamo dai miei la prossima settimana che ora non ce la facciamo” parlate di più con i vostri cari, regalategli del vostro tempo. Prima che sia troppo tardi.
    Ringrazio vivamente Elis e tutta la redazione per le belle parole che avete scritto sull’ultimo numero.

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