Francesco Giubilei, classe 1992, ha fondato nel 2008 la sua prima casa editrice Historica edizione e la seconda, Giubilei Regnani, nel 2013. Ha dato alla luce un movimento di idee, Nazione futura, ed è presidente della fondazione Tatarella. Insegna “Autoimprenditorialità giovanile e creazione di impresa” all’Università Giustino Fortunato di Benevento ed è autore già di sette libri. Collabora con “il Giornale” ed è portavoce del pensiero conservatore. Forbes lo ha inserito tra i 100 giovani talenti più influenti in Italia nella categoria “Law&policy”. Ho avuto il piacere e l’onore di potergli rivolgere alcune domande a sfondo culturale ma non solo.
Cosa significa fare cultura nella società attuale?
Nella società contemporanea c’è sempre più bisogno della cultura, un paese senza cultura è un paese morto. Soprattutto in un momento di emergenza sanitaria in cui il corpo di tante persone è colpito dal coronavirus, è necessario curare anche l’anima e la letteratura, l’arte, la musica, il cinema, il teatro (oltre alla religione per gli aspetti spirituali) sono la cura migliore e possono rappresentare un importante aiuto da un punto di vista psicologico.
Secondo lei, come mai in un paese quale è il nostro che possiede un patrimonio storico, artistico, culturale enorme e che ha dato i natali a personaggi illustri, ha un numero di lettori e laureati tra i più bassi in Europa?
Purtroppo la cultura viene considerata un elemento di cui poter fare a meno, secondario, accessorio, non essenziale ma non è così. La cultura e l’istruzione sono fondamentali per diventare cittadini consapevoli, senza cultura non sviluppiamo uno spirito critico e perciò siamo più facilmente manipolabili. In Italia c’è ancora tanto da fare, specie in alcune aree del paese in cui i dati sulla lettura sono disarmanti. La scuola e i media hanno in tal senso un ruolo fondamentale, non dimentichiamoci che nel primo dopoguerra la televisione ebbe un ruolo imprescindibile nel contrasto dell’analfabetismo, così come i rotocalchi e le collane popolari come la Bur.
Nell’ultimo suo libro scrive di ambiente: cosa possono fare i governi, le comunità locali e i singoli cittadini per migliorare il rapporto uomo-natura?
L’ambiente è un tema centrale per il futuro e, a prescindere dal credo politico di ognuno di noi, la salvaguardia della natura dovrebbe starci a cuore. Purtroppo negli ultimi anni si è fatta strada la visione di un ambientalismo antiumano che considera l’uomo come un nemico della natura ma non c’è nulla di più sbagliato. Come insegna la Bibbia già dalla Genesi e come emerge nel pensiero di San Francesco e nelle encicliche degli ultimi pontefici, uomo e natura fanno parte di un unico grande insieme che è il creato. Ciò non significa negare le responsabilità dell’uomo nell’inquinamento, nel consumo di suolo e nel disboscamento bensì far emergere anche gli aspetti positivi dell’attività umana.
Conservare è una parola a lei cara. Quando è opportuno conservare e quando rinnovare?
Il termine conservatore ha assunto nella società contemporanea un’accezione negativa, in particolare in Italia. Il conservatore non va confuso con il reazionario, essere conservatori non significa chiudersi all’innovazione e al cambiamento bensì conservare valori che prescindono l’epoca storica in cui viviamo come l’identità, la famiglia, la religione, la nazione. È evidente che nel nostro paese ci siano tanti aspetti da migliorare e riformare, ciò però non significa dover dimenticare o addirittura cancellare le nostre tradizioni.
Oltre ad essere un editore è anche un imprenditore. Cosa si sente di consigliare ad un giovane che come lei volesse fare impresa in Italia?
Fare impresa in Italia è molto complicato, in particolare nel settore culturale. Alle problematiche che purtroppo vivono quotidianamente tutti gli imprenditori italiani (che con il coronavirus sono aumentate in modo esponenziale) bisogna aggiungere le difficoltà del mondo culturale, in particolare dell’editoria dove il numero di lettori in Italia è molto basso. Se dovessi dare un consiglio a un giovane che vuole avviare un’attività imprenditoriale è di avere coraggio ma al tempo stesso non fare il passo più lungo della gamba, osare non significa andare allo sbaraglio ma occorre pianificare la propria attività. È quanto cerchiamo di spiegare nel corso di “autoimprenditorialità e creazione di impresa” di cui sono docente all’Università Giustino Fortunato di Benevento.
La scuola è uno dei fulcri di una società civile: quale disciplina è imprescindibile per la formazione di un cittadino?
La scuola e la famiglia sono i due cardini della società e sono gli elementi imprescindibili per la formazione delle future generazioni, senza una buona educazione scolastica e familiare non si possono formare i giovani in modo corretto. Tutte le discipline scolastiche sono importanti allo stesso modo ma l’educazione e il rispetto vengono prima della mera conoscenza. Riscoprire questi due elementi sarebbe già un importante passo in avanti.
Che opinione ha dei social media? Possono essere un modo valido per veicolare cultura?
I social network possono essere uno strumento molto utile se utilizzati correttamente. Da un punto di vista lavorativo, soprattutto in questo momento, rappresentano un canale per veicolare idee, progetti, prodotti e possono favorire la creazione di contatti e di una rete che si deve però concretizzare nel rapporto umano che rimane e rimarrà per sempre imprescindibile. Il risvolto della medaglia è il tempo che perdiamo dietro gli strumenti digitali che, se da un lato sotto tanti punti di vista ci agevolano, dall’altro ci fanno perdere tanto tempo che potremmo dedicare a cose più utili.
Claudio Bellezza