Ci siamo, la riforma del Terzo Settore dovrebbe vedere l’avvio nel 2021, dopo un processo durato oltre quattro anni. Vediamo cosa comporta la riforma per le nostre bande locali e le associazioni sorelle (cori, majorettes…).
La Riforma del Terzo Settore è legge dello stato dal 3 luglio 2017 (DL n.117/2017), tuttavia occorrevano diversi passi attuativi per poterne avviare l’applicazione. Al momento le condizioni che tengono ancora in sospeso l’avvio operativo della riforma sono due:
La piena operatività del Registro Unico Nazionale Enti Terzo Settore (RUNTS) e la disponibilità della piattaforma telematica
L’approvazione delle agevolazioni fiscali da parte della Commissione Europea.
Per il registro vi è stata una svolta con il decreto del Ministero del Lavoro del 15 settembre 2020. Il decreto prevede le modalità di funzionamento del registro e le fasi di prima alimentazione del sistema informativo a partire dagli attuali registri gestiti su base regionale. Le nuove iscrizioni avverranno esclusivamente in via telematica, verosimilmente già nella prima parte del 2021.
Per quanto riguarda la Commissione Europea non si hanno ancora date attendibili, l’ipotesi corrente è che l’approvazione avvenga nel corso del 2021 e pertanto che le nuove norme fiscali prendano effetto dal periodo di imposta 2022.
Quindi care bande teniamoci pronti, nel nuovo anno sarà necessario attuare il processo di trasformazione delle nostre associazioni. In sintesi ci viene richiesto di:
Adeguare lo Statuto alle prescrizioni del Codice del Terzo Settore; modelli di statuto sono disponibili su siti web di settore e possono essere adattati alla nostra realtà
Convocare una assemblea straordinaria degli associati che approvi il nuovo Statuto
Registrare il nuovo statuto presso l’Agenzia delle Entrate ed effettuare la procedura online per l’iscrizione nel RUNTS oppure, se il tool non sarà ancora disponibile, effettuare l’iscrizione nell’attuale registro regionale delle Associazioni di Promozione Sociale (APS).
I tempi? La scelta dei tempi di adeguamento è abbastanza libera, salvo per le bande già costituite in APS che avevano l’obbligo di registrazione del nuovo statuto entro il 30 ottobre 2020 scorso. Si consiglia però di concludere tutti i passaggi entro la fine del 2021 in modo che non si creino vuoti nella applicazione della normativa fiscale, sempre se l’UE darà il suo ok.
Ma le bande devono per forza aderire al Terzo Settore? La forma prevista dal legislatore per questo tipo di associazioni è quella delle APS, Associazioni di Promozione Sociale, già esistente in passato. Il Codice del Terzo Settore riprende sostanzialmente la sistemazione organizzativa e fiscale delle stesse, aggiungendo qualche ulteriore agevolazione. Ma, una volta che la riforma sia in piena operatività, le associazioni che non volessero – sia pure legittimamente – trasformarsi in Enti del Terzo Settore perderanno il regime precedente ed andranno quindi incontro a possibili penalizzazioni fiscali ed amministrative. Inoltre gli enti pubblici (Comuni, Scuole) avranno difficoltà oggettive ad operare con associazioni non registrate nel Terzo Settore. Quindi …. una scelta che pare obbligata.
Il Terzo Settore sarà un appesantimento per le bande? Probabilmente l’unico momento di una certa complessità è questa fase di trasformazione. A regime ci sarà poi solo da depositare annualmente il bilancio al RUNTS, ma redigere ed approvare il bilancio è obbligatorio già oggi. Basterà seguire gli schemi di bilancio emessi dal Ministero del Lavoro il 5 marzo 2020, che prevedono una forma semplificata “per cassa” per le associazioni che hanno entrate annue non superiori a 220.000 euro. Gli adempimenti fiscali per il periodo di imposta 2021 sono ancora quelli precedenti e, almeno per le associazioni che non conducono attività commerciale, non cambieranno significativamente neanche dopo.