Il territorio del Canavese è costellato da castelli e fortificazioni: strutture non solamente edificate da antichi Signori per dominare i propri possedimenti ma altresì risultato della corale attività di abitanti dei borghi rurali.
I ricetti, complessi edilizi presenti in gran numero in Piemonte -tra cui uno dei più noti si trova a Candelo (Biella)- nacquero per libera iniziativa dei contadini fra il XII ed il XV secolo, in prevalenza nelle zone di pianura e solitamente ove non vi era la preesistenza di un maniero, con lo scopo di mettere al sicuro i raccolti e finanche di proteggere gli abitanti del contado circostante in caso di attacchi o razzie da parte di eventuali invasori.
Carlo Nigra (1856-1942, architetto, studioso e collaboratore di Alfredo d’Andrade nella realizzazione sia del Borgo Medievale del Valentino sia di restauri fra cui quello del castello Malgrà di Rivarolo Canavese), fa risalire il ricetto di Oglianico alla seconda metà del Trecento, basandosi su un documento secentesco di “supplica” degli oglianicesi al Duca di Savoia affinché fossero lasciati al paese “ottanta dei suoi uomini che erano stati chiamati alle armi dal Duca stesso, onde potessero difendere il Ricetto dalle offese degli uomini di Favria, di Busano e di Salassa, molto più numerosi di loro”.
Riccardo Brayda
Rilievo della torre-porta, ricetto di Oglianico
1883
Seppur oggi siano state spesso recuperate quale abitazione, le case nei ricetti, non più alte di due piani, in passato svolgevano usualmente la funzione di cantina al livello inferiore e di magazzino a quello superiore; il piano elevato era fornito di tipiche “lobbie” (oggetto d’interesse nei disegni di d’Andrade) al fine di facilitare lo scarico delle merci.
La pianta del complesso era costituita da una “scacchiera” di costruzioni separate da agevoli strade; una via correva inoltre lungo la parte interna della cinta di difesa, quadrangolare ed interrotta da torri.
Dalla torre principale (accesso al ricetto) potevano essere avvistati i nemici in distanza, grazie ad un ulteriore “belfredo”, una torricella costantemente provvista di sorvegliante; il belfredo è ancora chiaramente identificabile se si osserva la porta d’Oglianico, fortificazione scelta quale modello per la realizzazione dell’ingresso al Borgo Medievale del Valentino (Torino, 1884).
Talvolta la struttura, data l’altezza, non necessitava di elevazioni aggiuntive: è il caso della torre cilindrica di Salassa, risalente almeno al XIV secolo, il cui arco di passaggio, aperto nella base quadrata, era protetto verso l’esterno da un’anta a saracinesca e verso l’interno da una seconda porta a battenti.
Tracce di un ricetto si possono scoprire inoltre a Busano, ove il nucleo storico, di forma ellittica irregolare, si sviluppò tra XIII e XIV secolo e dove sono conservate due torri, di cui una è inglobata in un edificio mentre la seconda mantiene i caratteri originari.
Ad Ozegna, la dimora signorile fu innalzata a metà Quattrocento, presumibilmente sulla torre d’angolo nord-ovest del ricetto fondato nel XIV secolo.
Accanto a castelli esistenti furono invece costruiti i ricetti di Fiorano (agli inizi del Quattrocento), Lombardore e Montanaro.
Alfredo d’Andrade
Rilievo delle “lobbie” nel ricetto di Salassa
Matita
1879
Torri-porta s’incontrano poi a Levone, Barbania, San Benigno, Perosa e Romano Canavese.
A Valperga, Pont e Rocca Canavese, Montalenghe, Albiano d’Ivrea, Caravino e Leinì sono infine rilevabili scarsi indizi dell’antico tessuto edilizio, talvolta celati da ristrutturazioni.
Mentre si attraversa un nucleo urbano ci si potrebbe dunque non avvedere di camminare a fianco di storiche vestigia, “tracce talora deboli ma proprio per questo bisognose di particolare attenzione” (G.G. Massara, 2007).