BPCO, quante volte ci sarà capitato di sentire questo termine? Chi non ha un parente o un conoscente “affetto da BPCO”?
Il termine BPCO è l’acronimo di una patologia molto comune e dal lungo nome, quasi uno scioglilingua: la BroncoPneumopatia Cronica Ostruttiva. Ecco, forse meglio chiamarla semplicemente BPCO.
Si tratta di una patologia comune, prevenibile e trattabile, caratterizzata da persistenti sintomi respiratori e limitazione al flusso aereo, dovuta ad anomalie delle vie aeree solitamente causate da una significativa esposizione a particelle nocive o gas.
Questa malattia è spesso sottostimata e sotto diagnosticata, seppur al momento rappresenti la quarta causa di morte nel mondo e si prevede che nel 2030 sarà la terza.
I sintomi respiratori più comuni comprendono la dispnea (“fiato corto”), la tosse e la produzione di espettorato, sintomi che spesso vengono sottovalutati dal paziente.
Il principale fattore di rischio per la BPCO è il fumo di sigaretta (un fumatore su due sviluppa tale patologia nel corso della vita), ma possono contribuire altre esposizioni ambientali, come quella al fumo dei biocombustibili e quella dovuta all’inquinamento atmosferico. Oltre a tali sostanze inalanti, concorrono ad aumentare il rischio alcune anomalie genetiche, l’anomalo sviluppo polmonare e l’invecchiamento precoce.
La BPCO è quindi una patologia cronica caratterizzata da periodiche riacutizzazioni con peggioramenti dei sintomi respiratori. Spesso la BPCO si associa a importanti malattie croniche concomitanti, che ne aumentano la mortalità ed il numero di ricoveri peggiorando, decisamente, la qualità di vita. Dispnea e fatica muscolare infatti conducono i pazienti ad una progressiva inattività, che induce ad un indebolimento della muscolatura scheletrica e comparsa sempre più precoce di tali sintomi. Questo circolo vizioso può determinare una rilevante riduzione della capacità funzionale fino all’impossibilità di sostenere le normali attività della vita quotidiana.
Attenzione, non pensiate che tale patologia riguardi solo l’età avanzata: la BPCO è un problema non trascurabile anche in età giovanile. Il 10% di giovani tra i 20 e i 44 anni presenta tosse ed espettorato senza ostruzione bronchiale e il 3,6% presenta sintomi con ostruzione bronchiale.
La diagnosi di BPCO dovrebbe essere presa in considerazione in tutti i pazienti che presentano dispnea, tosse cronica, espettorazione e/o una storia di esposizione ai fattori di rischio per la malattia e si effettua con una spirometria, test non invasivo e facilmente disponibile.
La cessazione del fumo è fondamentale. La terapia farmacologica e la terapia sostitutiva a base di nicotina possono aumentare in modo significativo i tassi di astinenza dal fumo a lungo termine. I divieti di fumo imposti dalla legge ed i consigli forniti dagli operatori sanitari migliorano i tassi di cessazione del fumo. In merito all’utilizzo delle sigarette elettroniche come aiuto per smettere di fumare, la loro efficacia e sicurezza non sono al momento state comprovate.
La terapia farmacologica, valutata dallo pneumologo in accordo con il medico di famiglia, deve essere personalizzata in base alla gravità dei sintomi, dal rischio di riacutizzazioni, dagli effetti collaterali, dalle altre patologie presenti, dalla risposta del paziente e dalla capacità di utilizzare i vari dispositivi di somministrazione dei farmaci. In caso di desaturazione cronica a riposo, è necessaria la terapia con l’ossigeno, talvolta anche continuativo.
Anche in questa patologia quindi la prevenzione è fondamentale ed in particolar modo la cessazione del fumo di sigaretta, uno stile di vita corretto e le vaccinazioni antinfluenzale, anti-pneumococcica ed anti-Covid. Con la BPCO si vive male, ci si ammala più frequentemente non solo di malattie infettive, ma purtroppo anche di tumori polmonari e di conseguenza si muore prima.