L’importante mostra – seguita dall’asta – che la Casa Sant’Agostino ( Torino, C. Tassoni 56 ) propone, spazia da un dipinto di Louis de Carlery ( + Bruxelles 1645 ) autore di una dettagliata “Riunione di dame e cavalieri” ( già galleria Luigi Caretto ) a due rare e notissime opere di Antonio Fontanesi del periodo londinese con una folla di astanti di fronte al “Big Ben”
oppure una sola figurina in rosa all’ingresso della “National Gallery” ( stima 60/70.000 E. ) sino al decollage di Mimmo Rotella, artista che “si appropriava di un aspetto del reale” strappando nottetempo i manifesti dai muri di piazza del Popolo.
La rassegna si amplia e si completa con una scultura in marmo di Carrara di Leonardo Bistolfi ( 1906, “L’Alpe”, stima 50.000 E. ) criticamente commentata da Armando Audoli, orologi preziosi fra i quali spicca un manufatto in platino e smalto ( 2005, Gerald Genta, base asta 30.000 E. ) che s’ispira a un’architettura del Borromini e l’anello “contrarié” con due diamanti di c. 5 ct l’uno ( 16.000 E. ).
Molti i dipinti dei secoli XIX e XX: “Estate in valle” di Giovanni Giani, opera caratterizzata dall’ampia catena dei monti innevati, la divisionista “Val Bregaglia” di Cesare Maggi “folgorato” letteralmente da Segantini; lo sfogliarsi delle rose nella tela di Luigi Serralunga e una bella serie di Nudi e Ritratti, da Morbelli all’Arnaud.
Il novecento si apre con la grande opera di Albino Galvano del 1932 ispirata ai pittori d’Oltralpe e la “composizione con figure” di Mario Sironi ( 20.000 E. ), il divertente Boetto che ammira e disegna il “Carnevale di Saluzzo”, il bosco con pettirosso di Tabusso.
Storicamente malinconica è la “Famiglia” del 1979 di Trento Longaretti mentre per 14.000 € ci si può aggiudicare la fiammeggiante composizione di Emilio Scanavino; un po’ più cara, l’opera di Carolrama composta da una camera d’aria, un copertone di bicicletta, pastelli e carta velina già commentata da Edoardo Sanguinetti.
Una serie di sculture di Paolo Troubetzkoi, il bronzo “Sandra Milo” del 1958 di Messina oppure l'”Omaggio a Tersicore” di Salvador Dalì ( scultura fusa a Mendrisio e ben giocata sulle luci del bronzo ) completano un’esposizione di qualità che allieta i nostri giorni afflitti e vincolati da un subdolo virus.