Pochi mesi fa, il teologo e filosofo Vito Mancuso ha pubblicato un importante libro che può essere considerato il più impegnativo della sua già notevole bibliografia. Il titolo è “ I quattro maestri”.
Il quesito che Mancuso pone in questo corposo volume (500 pagine) non è di poco conto: qual è la strada che deve percorrere un individuo per giungere alla vera felicità?
“.. Felicità perché a mio avviso il senso della vita si compie proprio nella felicità, intesa non come piacere temporaneo ma come serena e permanente disposizione di fondo denominabile anche letizia o serenità…”, scrive l’autore.
Quindi una felicità non legata all’appagamento di istinti esclusivamente materiali come propone la società consumistica. Una felicità che non sia una trappola a pagamento ma che sia il risultato di un percorso che gli uomini e le donne intendono attuare, non può che partire da se stessi.
Che trova il suo centro “nello stare bene io, prima persona singolare; questo stare bene io, però, si può realizzare solo in armonia con gli altri.” L’armonia con gli altri, per essere tale, deve poggiare su un rapporto fatto di umanità e rispetto che esclude lo sfruttamento economico, morale e sociale: un rapporto empatico. Quindi bisogna cercare “l’umano nell’uomo”, per usare le stesse parole di Mancuso.
Ma come far emergere questo “umano” dalla nostra dimensione e farla diventare una virtù etica e morale, ovvero una regola di vita? Bisogna cercare al nostro interno quelle qualità nascoste o che abbiamo volutamente escluse dalla nostra vita per compiacere una società che ha basato la realizzazione individuale su “target”. Bisogna trovare la strada per diventare: buoni, liberi, giusti e, aggiungo io, compassionevoli e attenti verso le ragioni degli altri respingendo la pretesa di possedere l’unica verità che assume, quindi, consistenza di dogma foriero di conflittualità violenta.
I quattro maestri indicati da Mancuso sono: Socrate, l’educatore, Buddha, il medico, Confucio, il politico e Gesù il profeta. È opportuno, quindi, non rimanere nella semplice condizione di allievo interessato solo all’apprendimento. È necessario diventare discepoli dei maestri.
Tornano, quindi, opportune le parole di don Giovanni Balocco, sacerdote e studioso, amico dei casellesi, il quale dice: “ In tempi di pandemia e di smarrimento generale, il penetrante Vito Mancuso ci addita quattro maestri di umanità che hanno visto lontano dai loro tempi e sono ancora illuminanti oggi. Socrate, Buddha, Cristo e Confucio hanno sintetizzato nella potente massima comune: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te; o nella forma positiva: fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Ad essi possiamo, con fiducia, guardare come autentici e perenni maestri di umanità e saggezza.”
Quindi l’obiettivo di questo percorso non è quello di rimanere nella condizione perenne di discepolo. Ma di trovare la nostra dimensione autentica con l’aiuto di questi illuminati: camminerai sulle tue gambe per percorrere la strada che ti condurrà al quinto maestro: tu.