Il suo nome l’ho udito per la prima volta quando un gruppo di cammino di cui faccio parte, gestito dalla infaticabile Laura Fresco, ha proposto un evento chiamato “Passeggiata in Baratonia”. Mi ha attratta il nome, a me sconosciuto fino a quel momento. Il percorso, breve e leggero, anche se il “leggero” di Laura, camminatrice, biker, ballerina country scatenata e altro ancora, va attentamente valutato.
Un cammino molto vicino a noi ricco di storia e leggende.
Un percorso ad anello di circa 15 km: partenza da Vallo, su sentieri, tratturi ed ultimo pezzo su strada asfaltata.
Si va sui sentieri della Val Ceronda. Sulla riva dell’omonimo fiume abbiamo pranzato, al sacco, come di consuetudine, dopo avere percorso un lungo tratto soprattutto nel bosco, incontrando un vecchio mulino, ora casa privata, poi il percorso dismesso dei vecchi binari della ferrovia che serviva le miniere di rame che numerose si trovavano nella zona.
Ma la star del territorio è il castello di Baratonia, oggi una piccola borgata del comune di Varisella,
le cui prime notizie risalgono al 1090, la cui storia è legata ai Savoia, agli Acaja, in ultimo ai visconti di Baratonia, fino ai racconti sui partigiani, molto numerosi in questi territori.
I visconti di Baratonia erano una signoria risalente all’XI secolo, i cui possedimenti andavano dal nucleo principale in Val Ceronda e nelle Valli di Lanzo, fino alla pianura torinese e alla bassa Val Susa. Il capostipite fu Vitelmo Bruno, visconte, consigliere di Adelaide di Savoia. Del castello rimangono solo più rovine, un edificio fortificato con alcune caratteristiche tipiche del periodo romanico. Ben identificata la cappella interna con l’abside semicircolare rivolta ad oriente. La via di accesso sale dal vecchio villaggio di Baratonia dove sorge la chiesa di San Biagio, un tempo parrocchiale.
Nella zona è noto come “ ‘l castlass”, il castellaccio, fulcro di un paese che non esiste più.
Il nome Baratonia deriva dal gotico, probabilmente significa “terra allodiale”, cioè libera proprietà, una sorta di zona franca dove non vigeva la proprietà feudale e dove fiorente era l’industria della canapa, che impiegava in parte donne. I ruderi sono mal conservati e in parte colonizzati da piante. Come ogni castello degno di questo nome ospita fantasmi, che pare si manifestino verso il tramonto.
Un luogo magico, non facilmente raggiungibile se non da chi ben conosce il territorio. In alcuni punti ricorda l’oasi di Ninfa, costruita intorno ai ruderi di una città antichissima, ben conservati e ristrutturati a partire dal 1921, quando intorno a essi nacque una oasi naturalistica conosciuta in tutto il mondo.
Il castello di Baratonia, quello che ne resta, con la sua posizione dominante e i suoi resti ben si presterebbe ad altre interpretazioni che non quella attuale, decisamente ingloriosa.
Queste informazioni e molte altre le ha fornite Paola Arnella, insegnante di storia, abitante locale e soprattutto appassionata e molto legata al sito storico. Lo ha fatto con grande semplicità ed efficacia, arricchendo i nostri passi di vissuto locale, storie di personaggi bizzarri colorati in parte dalla fantasia popolare che a volte scavalca il fondamento della verità.
Un gruppo al femminile dove a parte i passi si condividono ricette, cose di casa, confidenze.
Non sono mancati momenti di incontro con… figuranti vari: una volpe che ci ha osservato con sguardo “volpesco”; un biacco disturbato nel suo placido attraversamento stradale dal nostro passaggio; molti ciclisti.
Questo è il cammino: si parte con la voglia di passi insieme, si arriva con “un po’” di stanchezza ma con molte cose in più.