Era il 2002 quando l’indimenticabile e indimenticato Lucio Nazionale pubblicava una compilation con questo titolo che conteneva il pezzo sopraccitato.
Oggi la parola ”amico” è sovra-dimensionata, per il suo utilizzo. Lo stesso non si può dire per il suo significato che identifica una persona che spesso fa parte dei nostri contatti sui social, a volte uno sconosciuto/a che si affaccia nella nostra casa virtuale per comuni interessi, conoscenze, affinità, che potremo cancellare nel caso di diverbi, divergenze, screzi e/o commenti eccessivi.
Sugli stessi scenari social possiamo ovviamente trovarci e relazionare con “amici” veri, ritrovare vecchie conoscenze, in particolare quelli che vediamo di rado o sono lontani.
Il vero significato della parola “amico” è ben altro. Molti hanno l’hanno scritta e decantata; chi anticamente vi si è soffermato a lungo e ha dato una interpretazione ancora oggi attuale è Aristotele:
“L’amicizia è la volontà di vivere insieme, la realizzazione di un rapporto stabile tra esseri umani, può nascere anche dalla fine di un amore. È legata al concetto di virtù, un sentimento duraturo in particolare quando si stabilisce una comunicazione e uno scambio dei più alti valori della vita”.
Oggi la relazione si basa in buona parte sull’utilizzo di strumenti scritti. I messaggi nelle varie forme possibili sostituiscono la telefonata o addirittura la visita “breve”. Il periodo che stiamo vivendo e quello che, speriamo, ci lasciamo alle spalle, ci ha costretti a privarci dei rapporti umani de visu nella quasi totalità, a favore di video chiamate con facce deformi e audio pessimo.
Per quelli come me, diversamente giovani, cresciuti con carta da lettera, fogli di quaderni strappati, cartoline a dimostrazione pomposa di luoghi visitati o per fare auguri (un po’ di nostalgia a volte si presenta ), ho conservato buona parte delle cartoline ricevute a ricordo di persone, ricorrenze, luoghi, appuntamenti e anche carta da lettera che mi veniva regolarmene regalata. Ne ho ritrovata ordinando vecchie cose e mi sono riproposta di utilizzarla, scrivendo a mano – altra pratica in disuso, ché tutti andiamo forte di tastiera…-, ma la nostra grafia, la mia discutibile da sempre, non ne ha tratto vantaggi, anzi.
Eccomi scivolata nell’ennesimo Amarcord, mi succede sempre più spesso e non è un buon segno, ma voglio soffermarmi sul concetto, attuale, del significato e del senso dell’amicizia ai tempi nostri. Amicizia intesa come relazione tra due persone tra cui c’è una carica emotiva ed è basata sul rispetto, sulla sincerità, sulla fiducia e soprattutto sulla disponibilità. L’amico/o non è colui/colei che si palesa nei momenti grassi, al contrario si manifesta nei momenti neri, quando la presenza ha un significato di condivisione e di supporto. Riguardo al genere, molto è cambiato dal passato. Non sono passati molti anni da quando era opinione comune che per un maschio l’amicizia era al maschile e per una donna al femminile, in caso contrario c’erano malcelati sottintesi o aspettative. È stato superato questo presupposto, i rapporti sono più camerateschi e meno ambigui, questo permette rapporti assolutamente alla pari e sotto certi aspetti più arricchenti.
Quindi caro amico/a in questi mesi non ho dato il meglio di me, per una serie di motivi. Grazie per non avermi fatto domande, le risposte non ci sarebbero state; per non avermi rimproverato dimenticanze o ritardi, per non avermi rinfacciato la mancanza di tempo e disponibilità. Grazie per avermi dato il tuo di tempo e un po’ dei tuoi pensieri: è la cosa di cui ho bisogno. Grazie per avere condiviso i miei sogni e i miei progetti sapendo che non se ne sarebbe fatto niente e così è stato. Grazie per avere capito senza troppe spiegazioni quando era meglio lasciar perdere e aspettare momenti migliori. Perché l’amico/a questo è. E un vero amico/a oggi è un patrimonio con pochi eguali.