Elegante, bella, semplicemente austera: sono gli aggettivi che meglio identificano la mostra retrospettiva “Gli smalti a Torino e la stagione di Marisa Micca”, esposta nella Sala Classica della Biblioteca Nazionale Universitaria, in piazza Carlo Alberto 3 a Torino. La mostra è stata curata da Gian Giorgio Massara e da Angelo Mistrangelo che con particolare sensibilità storica hanno saputo ricostruire e restituire una trama artistica e culturale ricca di torinesità.
L’atmosfera un pochino retrò emana una storia che non deve andare perduta e che riporta qui il fascino e la suggestione dell’antica, difficile tecnica degli smalti che proprio a Torino aveva appassionato molti artisti. Nel 1952 (questo fu per Torino un periodo di fermento culturale, di grandi sperimentazioni tecniche e di indagini materiche) Idro Colombi (1900-1974), allievo di Giacomo Grosso e Cesare Ferro Milone, figura di rilievo nel panorama artistico fra le due guerre, fonda la Comunità Artistica di piazza Cavour 14 dopo aver visto alcune opere in smalto policromo a gran fuoco eseguite da un gruppo di monaci benedettini francesi del convento di Ligugé.
In mostra sono esposte una cinquantina di opere- in gran parte provenienti dall’archivio biellese dell’architetto Filippo Franchetti – tra dipinti e smalti di Idro Colombi, Marisa Micca, Miranda Bestazzi, Olga Boveri Colombi, Nella Gamba Piacenza, Carla Gentile e Mara Saroglia.
E proprio Marisa Micca (Torino 1922 – Biella 2007) è stata l’ultima erede della prestigiosa e geniale Comunità Artistica alla quale venne invitata a farne parte già dal 1954; ha iniziato il suo percorso artistico studiando pittura con i maestri Mario Micheletti e Italo Mus e le tecniche dello smalto a gran fuoco con Idro Colombi. La sua carriera si articola lungo una serie di appuntamenti espositivi che dal 1960 si svolgono alla Promotrice delle Belle Arti e Piemonte Artistico Culturale; espone anche alle Quadriennali del 1964 e 1974 con degli smalti a gran fuoco: con queste presenze l’artista viene consacrata e indiscutibilmente ammessa nel mondo culturale torinese. Le sue opere, siano dipinti siano smalti, sono sincere e raffinate espressioni liriche caratterizzate da fasci di luce che ne esaltano e sottolineano la rappresentazione poetica; inoltre, come sottolineato da Mistrangelo nel Catalogo: “L’esperienza della Micca ha assunto una valenza progettuale intensa e intensamente trasmessa attraverso una vitale tensione emotiva e una sottile spiritualità che affiora dalla materia. Leggendo i suoi pensieri si avverte un’intima indagine intorno all’esistenza, che unisce la realtà
quotidiana a una sottesa religiosità, la luce all’energia del colore, la trama compositiva alla raffigurazione”. Di Marisa Micca in esposizione, ricca di suggestione, è la pala tonda (diametro 41 cm) in lamina d’argento su supporto di rame smaltato a gran fuoco raffigurante il principe degli angeli celesti, l’Arcangelo Michele: il volto dell’arcangelo, assai luminoso, è in atteggiamento frontale, quasi a voler seguire i dettami dell’arte bizantina. Tutto è prezioso, dall’intenso celeste delle ali al verde della dalmatica, ai minuscoli ornamenti adagiati sulla capigliatura del santo. Un raffinato gioco tra cromatismo e luminosità si coglie nello smalto su lamina d’argento sbalzato che esaltano l’espressività del Volto di Madonna. E ancora: nello smalto a gran fuoco del 1960 Raccolta di frutta pare che i colori, ora vivaci ora scuri, si alternino e rincorrano in una danza sensoriale.
E come non essere catturati dagli eleganti, moderni piatti smaltati su rame e argento di Mara Saroglia o di Carla Gentile, dove si susseguono il senso del colore e del segno, l’ impeto e la gentilezza.
Le opere sono tutte molto belle e trasmettono sapienza nella difficile tecnica (la loro realizzazione richiede modalità molto lunghe, dettate dai tempi di cottura dei metalli usati) e una raffinata sensibilità artistica, offrendo così al visitatore un gradevole senso di stupore.
Il catalogo è curato da Gian Giorgio Massara e da Angelo Mistrangelo.