A volte gli animali entrano nella nostra vita in punta di piedi, s’infilano laddove c’è un vuoto, un bisogno, una mancanza e, facendo spuntare inaspettati arcobaleni, ci restituiscono calore e sorrisi.
D’altronde come si può resistere allo sguardo di un tenero coniglietto dalle lunghe orecchie di nome Rubbit?
Ne sa qualcosa Sara Ferroglia che lo ha scelto come animale domestico, sfatando il mito che vuole tutti i conigli timidi e irrimediabilmente paurosi.
“A dire la verità, – racconta Sara- non avrei mai pensato di scegliere un coniglietto come animale da compagnia , il mio desiderio era un cane ma , l’amministratore unico di casa ( mio padre) non era favorevole alla scelta! Già si vedeva intento a dover ricoprire le buche che lo scavatore a quattro zampe avrebbe fatto nel giardino da lui curato e inoltre, per la mia condizione di lavoro e di studio, sarebbe stato davvero troppo dispendioso portarlo a passeggio giornalmente. Così, riflettendo sulla mia attuale condizione di vita e, non volendo trascurare il mio nuovo ospite, ho deciso di pensare ad un animale diverso. È stata la foto inviatami da un’amica a conquistarmi: non ho resistito al dolcissimo musetto di un coniglietto di razza nano ariete !
Ho tergiversato parecchi mesi prima di prendere la decisione , consapevole che avere un animale è un impegno importante : c’era la paura di non saperlo curare, il vincolo che rappresenta il suo accudimento, ma poi, un forte bisogno personale, nato anche da un distacco affettivo , mi ha convinta a compiere il grande passo.
È iniziata così la ricerca del “mio” coniglietto, grazie ad una preziosa complice , mia madrina, che mi ha sostenuta ed incoraggiata, sono riuscita a trovarlo in un negozio per animali di Settimo.
È stato amore a prima vista: c’erano due soli animali della razza desiderata, lui era il più piccolo , se ne stava rannicchiato in un angolo della gabbietta, con l’aria triste e dimessa, a differenza dell’altro, un vero coniglietto da copertina: bianco candido, giocoso e vispo, praticamente perfetto .
L’atteggiamento di Rubbit ( questo è il suo nome ) mi ha fatto dire , senza esitazione: ” È lui quello che fa per me!”. L’istinto mi ha fatto compiere la scelta giusta: infatti sono stra-felice per il suo affetto e per le sue birbanterie. Rubbit si è rivelato un coccolone sorprendente !
Primo imprevisto a pochi minuti dall’acquisto: i coniglietti, quando hanno un mese di vita o poco più, non si sa bene se siano maschi o femmine e dire che io avevo già in mente un nome per genere! Per identificarlo serviva un “suono”che fosse valido per entrambi i sessi ma che potesse essere modificato al momento giusto! Optai per la traduzione inglese di coniglio, scritto giusto con la a (Rabbit) se fosse stata femmina, con la u (Rubbit) se fosse stato maschio .
Secondo problema: il “pelosetto“ era talmente piccolo che non osavo toccarlo, grande quanto una pallina da tennis, con il cuoricino che batteva velocemente (come quando io arrivo da una corsa fatta al massimo) appariva ai miei occhi come un esserino incredibilmente fragile. Che ansia prenderlo in mano! Sono bastate poche settimane a farmi cambiare idea: Rubbit mi ha dimostrato di essere un animaletto tutto muscoli e reattività, un vero atleta in erba. Ero così desiderosa del suo affetto e anche lui sembrava desiderarne tanto che, andando contro le personali credenze sulle giuste distanze da tenere con gli animali già il terzo giorno saltellava e giocava impavido sul letto mostrandomi tutta la sua agilità. Ebbene sì, la paurosa ero io.
In una sola settimana Rubbit aveva imparato a fare i bisogni nella gabbietta senza troppe difficoltà e, dopo una decina di giorni, seguendo le teorie dei rinforzi positivi, per l’addomesticamento, sapeva riconoscere il suo nome, saltare sul divano a richiesta e dare il bacino del grazie. Insomma un autentico coniglietto-prodigio!
Il periodo più complicato è stato quello della maturità sessuale ( a 5/6 mesi ), momento in cui era un dolce pelosetto con il vizio della pipì in ogni dove e del rosicchiamento degli spigoli dei muri. Si è reso necessario mettere i copri-spigoli in casa e, mio malgrado, propendere per la castrazione; la pipì dei conigli infatti è quasi come un pennarello indelebile e ho dovuto passare tre mani di ritocco sul muro per eliminarla.
Certamente Rubbit è un coniglietto atipico, per nulla timido, sempre pronto a prendersi le coccole di tutti. Non ha paura delle persone fin da subito è stato abituato a vivere in mezzo alla gente, in qualsiasi luogo: dal ristorante, al mio posto di lavoro, mi segue in macchina, in montagna o a passeggio per Caselle nel suo marsupio, in seggiovia e pure in bicicletta… incredibile se si pensa che il coniglio ha paura per definizione!
Curioso e vivace com’è, si trova spesso in situazioni buffe e divertenti : come infilarsi dentro al barattolo dello yogurt, mettersi su due zampe e con quelle davanti accarezzarmi le gambe per avere il cibo, balzare dentro il frigo per rubare le pesche, arrampicarsi sulla lavastoviglie per leccare la terrina sporca di miscela della torta, saltarmi sulle cosce per arrivare al tavolo, svegliarmi alle mattina alle 6.30 salendo sul cuscino. Questo è un momento molto speciale perché mi sveglia tutti i giorni ormai e finalmente ha imparato a prendere anche le giuste misure! Le prime volte infatti non riusciva a saltare così in alto e, ad un certo punto, sentivo un botto contro il bordo del letto: era lui che aveva sbattuto il musetto con un salto troppo basso.
Rubbit è docile e tranquillo, l’unico suo nemico è la scopa! Quando la vede muoversi sul pavimento, si dispone in posizione d’attacco e, con il sederino in alto e la testa tra le zampe anteriori, emette dei minacciosi versi, cercando con le zampette anteriori, di graffiare e fermare la terribile ramazza.
L’unica altra occasione in cui emette dei suoni è quando gradisce le coccole: sfregando i dentini fa delle specie di fusa che accompagnano la sua immobilità, protratta anche per più di mezz’ora, quando lo si accarezza sul nasino o ai lati del musetto o sotto le sue lunghe e morbidissime orecchie. La sera mi fa compagnia sul divano se guardo la TV oppure si posiziona vicino ai miei piedi se studio.
Normalmente vive libero in casa: sa sporcare nella gabbia e non può più rosicchiare i muri per cui non c’è motivo per tenerlo in uno spazio ristretto. Il suo gioco preferito è un tunnel di legno in cui nascondersi e una pallina di fieno con il sonaglio da scuotere. Quando rientriamo dopo una gita saltella felice su per le scale, con quel suo buffo pon pon sul sederino e si ferma davanti alla porta di casa che riconosce perfettamente. A volte scende le scale per andare dove dipinge mio papà : questo è il suo un parco -giochi, un posto ampio, pieno di nascondigli tra quadri, scatole, libri, e oggetti dismessi…così, quando ritorna a casa, so che percorso ha fatto dal colore dei baffetti e dal nasino pieno di polvere e ragnatele!
Rubbit è stata una scommessa vinta e una gioiosa sorpresa: un amore di coniglietto che non finisce di stupirmi con la sua sensibilità e intelligenza.”