Non solo Covid. Le nuove generazioni forse hanno sentito parlare poco di HIV e AIDS, associando più tale infezione al passato, alla storia, ai racconti dei loro genitori. Ed in generale un po’ tutti associamo l’HIV agli Anni ’90. Si trattò della prima vera epidemia mondiale, con una mortalità che sfiorava il 100% dei contagiati.
“AIDS: se lo conosci lo eviti, se lo conosci non ti uccide”: era lo slogan di uno degli spot televisivi trasmessi dal 1988 per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla prevenzione dell’HIV. In un filmato in bianco e nero, si vedeva una catena di contagi tra diverse persone, con gli infettati che venivano circondati da un alone viola. Uno spot duro, ma efficace. Da allora fortunatamente la scienza ha fatto passi straordinari nella lotta a questa infezione, trasformando una malattia mortale in una malattia cronica. Fantastico, ma è anche vero che tale successo ha fatto sì che oggi di HIV e AIDS non se ne parli più. Soprattutto i giovani, che non hanno vissuto la risonanza mediatica degli Anni ’90, ne sanno poco e non ne conoscono i rischi. Lo confermano anche i dati dell’ultimo rapporto redatto dall’Istituto Superiore di Sanità e dal Ministero della Salute: le nuove diagnosi di HIV sono in calo (2.532 nel 2019 contro i 2.847 nel 2018), così come i nuovi casi di AIDS (571 contro i 661 nel 2018), ma l’incidenza più alta si registra proprio nella fascia 25-29 anni. Sono peraltro numeri sottostimanti perché un malato su dieci non sa di esserlo e parte delle nuove diagnosi avviene tardivamente, spesso dopo diversi anni dall’infezione. Da qui la necessità di riportare l’attenzione su una condizione che solo nel 2019 ha causato 690 mila vittime e in totale si è portato via 35 milioni di persone, delle quali circa 47 mila solo in Italia. Proprio come sta avvenendo in questa pandemia da Sars Cov-2 in corso, anche negli anni 90 la paura del contagio modificò molti dei comportamenti sociali ed individuali e alimentò fobie, paure e marginalizzazioni. E come lo è oggi anche 30 anni fa fu necessaria la responsabilità individuale come garanzia della salute collettiva.
Ma cosa sono l’HIV e l’AIDS? L’HIV è un virus che attacca e distrugge i linfociti CD4, globuli bianchi responsabili della risposta immunitaria dell’organismo. Il sistema immunitario viene in tal modo indebolito fino ad annullare la risposta contro altri virus, batteri, protozoi, funghi e tumori. L’AIDS invece identifica uno stadio clinico avanzato dell’infezione da HIV. È una sindrome che può manifestarsi nelle persone con HIV anche dopo diversi anni dall’infezione, quando le cellule CD4 calano drasticamente e l’organismo perde la sua capacità di combattere anche le infezioni più banali. Inizialmente si pensava fosse una malattia che riguardava esclusivamente gli omosessuali o chi faceva uso di eroina endovena; solo dopo tempo si capì che la trasmissione avviene attraverso il sangue, i liquidi seminali e vaginali ed il latte materno. Il pericolo, si capì, era concentrato nei comportamenti a rischio e nell’assenza di precauzioni. Le vie di trasmissione, quindi, sono la via sessuale, attraverso rapporti sessuali non protetti da un efficace metodo di prevenzione, la via ematica con scambio di siringhe o condivisione di strumenti per l’uso di sostanze psicoattive o trasfusioni di sangue contaminato, e la via verticale, da madre a neonato durante la gravidanza, al momento del parto e, più raramente, attraverso l’allattamento al seno.
La diagnosi precoce è fondamentale: nelle strutture pubbliche, il test anti-HIV, test in grado di identificare la presenza di anticorpi specifici, è anonimo e gratuito, come specificato nel Decreto legislativo n. 124 del 1998 (“sono escluse dalla partecipazione al costo le prestazioni finalizzate alla prevenzione della diffusione dell’infezione da HIV limitatamente all’accertamento dello stato di infezione, in favore dei soggetti appartenenti a categorie a rischio, con comportamenti a rischio o incidentalmente esposti a rischio di infezione”). Il codice di esenzione, da inserire sull’impegnativa del proprio Medico di Famiglia, è B01.
Come detto, oggi è divenuta una patologia cronica, grazie alle terapie, ed in futuro ci saranno ulteriori importanti novità sia sul fronte delle terapie che della prevenzione. Sul fronte delle terapie infatti, già dal prossimo anno verranno utilizzati farmaci “long acting” il cui funzionamento è garantito da due iniezioni ogni 60 giorni senza bisogno di assumere altri farmaci. Si è passati quindi dalle 20 compresse al giorno di 30 anni fa, all’attuale unica compressa al giorno, alla terapia iniettiva mensile nel prossimo futuro. Tali successi hanno consentito di migliorare l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti, ormai sovrapponibile alle persone non affette da HIV.
La vera svolta però, dopo decenni di tentativi falliti, potrebbe arrivare dalla tecnologia a RNA messaggero (mRna), cioè la stessa che si sta utilizzando per il vaccino anti-covid. Anche se è presto per fare pronostici, l’azienda “Moderna” ha iniziato i trial clinici per la sperimentazione di una formulazione vaccinale a mRna contro il virus dell’HIV. In attesa del vaccino, abbiamo il dovere di proseguire con la responsabilità di ognuno di noi attraverso comportamenti corretti e con la conoscenza. Come disse Martin Luther Kink “può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla”.
Se lo conosci, lo eviti
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