“Tonino Mangalaviti, casellese ad honorem”, titolava così il nostro giornale nel numero di luglio scorso. In quell’occasione lo incontrammo per una chiacchierata e mai avremmo pensato che pochi mesi dopo Tonino sarebbe stato eletto dalla apposita commissione, Casellese dell’Anno 2021”
“Finché vivi e finché ti è possibile, sii buono” è un pensiero che affonda le sue radici fin dagli antichi romani e pare proprio sia confezionato come un abito su misura per Tonino. Da tutti amato e benvoluto qui a Caselle, per i suoi atti dì bontà, di servizio, di aggregazione, di umiltà. Ed è proprio quella saggezza dell’umiltà che lo ha reso noto ai Casellesi. Insomma la miglior integrazione di un uomo, giunto da solo qui a Caselle da Mistretta, provincia di Messina, in cerca di lavoro.
Tonino di anni ne ha compiuti 88 e vola verso gli 89, buona salute, lucido e presente ricorda ogni particolare, ogni fatto, bello e brutto della sua Caselle. Già perché lui, ci dice di avere avuto tre cose dalla vita: Mistretta, la sua città di nascita nella nostra meravigliosa isola siciliana, la sua famiglia e Caselle. 88 anni di vita, quasi 70 vissuti a Caselle.
Per conoscerlo ancora meglio di quanto già non lo conosciamo, per toccare con mano i suoi “segreti” casellesi, gli proponiamo di accompagnarci in una passeggiata per le vie del paese, semplicemente chiacchierando.
Felice, accetta e così inizia una lunga, bellissima conversazione fra amici riscaldati dal pallido sole a volte offuscato dal rombo degli aerei che creano le nostre magiche ombre veloci. Non vorremmo finisse mai, anzi vorremmo sempre ascoltare le sue storie.
I proprietari dei bar e degli esercizi commerciali su strada, non lo conoscono per l’avventore del gioco o per le sue sedute oziose ai tavoli, lo conoscono per la sua disponibilità a servire: infinite le testimonianze, commoventi, belle, tanto sincere e vere.
– Tonino, sei il “Casellese dell’anno2021”, avresti mai pensato ad un riconoscimento così importante?-
“Assolutamente non avrei mai pensato a tanto, non so neppure se me lo merito.”
– Allora partiamo da lontano: ci racconti di quel giorno che partisti da Mistretta per arrivare a Caselle? –
“Sono partito da Mistretta perché un mio zio mi aveva trovato un posto di lavoro a Caselle, lui abitava a Lanzo. Quel viaggio durò oltre 24 ore di treno. A Mistretta un sole estivo, a Lanzo nevicava, era il 4 marzo 1960. Arrivato a Porta Nuova ero sperso. A Caselle l’Arciprete don Miniotti, mi offrì un posto da dormire in parrocchia e poi mi sistemai per oltre due anni da Meni alla Bottala dove affittavo una stanza. Avevo allora 24 anni.”
– Già Mistretta, cosa ti fa pensare oggi a Mistretta?-
“Se avessi potuto sarei rimasto a Mistretta, ma non c’era niente. Emigravano tutti, e tutti verso il Nord. Io avevo fatto il guardiano delle pecore, poi il muratore, ma anche quei lavori erano molto precari.”
– Giunto qui a Caselle che sensazione hai avuto? –
“Quella di sentirmi da subito un gradito ospite. Sempre bene accolto. Non potrò mai dimenticare proprio l’accoglienza di Meni, di Rosi, di Ari e poi anche di Cesare che ancora oggi, se posso, aiuto volentieri.”
– Chi ti ha accolto?-
“Il 4 marzo 1960, il giorno in cui giunsi a Caselle, mi accolse, come dicevo, Don Miniotti, ma c’era anche il Sindaco Aimo Boot in persona. Non mi sembrava vero. Mi spiegò gli usi e costumi dei casellesi e si raccomandò di essere un bravo cittadino.”
– Perché decidesti di lasciare il tuo mondo siciliano?-
I tanti sacrifici che mi si paravano davanti non mi spaventavano perché avevo l’ideale di costruire una famiglia e di raggiungere una qualità di vita migliore rispetto a quella che facevo al mio paese.”
– La tua storia è una storia che si ripete perché ancora oggi ci sono migrazioni verso paesi diversi alla ricerca di lavoro e benessere. Dalla tua esperienza e dal tuo vissuto cosa ti sentiresti di consigliare ai giovani che oggi affrontano, come te allora, lunghi viaggi alla ricerca di lavoro?-
“Innanzitutto, rispetto. Io che mi sono comportato così, ho ricevuto da Caselle tanto affetto, aiuto materiale, e il premio che ho ora ricevuto dimostra che la strada da percorrere è proprio questa ed è quella giusta.”
Tonino Mangalaviti: l’uomo saggio, il lavoratore, l’uomo impegnato in tutto ciò che sa di sociale, in tutte le associazioni clericali o laiche, che non ha dovuto acquistare umiltà, perché l’aveva in sé e che ancora oggi ridendo, continua a dire come ci disse a luglio: “Ma vi fidate di un “napuli”come me?”
Caro Tonino, oggi siamo tutti “napuli”, siamo orgogliosi di annoverarti fra i “ Casellesi dell’Anno, così come orgogliosa è la Città di Caselle Torinese d’averti come figlio eletto. Grazie per il tuo esempio. Possa diventarlo per tutti.