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martedì, Gennaio 14, 2025

    Saladino e la conquista di Gerusalemme

    Gerusalemme è la città santa per antonomasia e rappresenta il centro della spiritualità per le tre grandi religioni monoteiste, l’Ebraismo, il Cristianesimo e l’Islam. È stata, perciò, oggetto di contesa e di conquista a partire dalla fine della dominazione romano-bizantina avvenuta a metà del VII secolo d.C. La città venne distrutta per mano dell’imperatore romano Tito nel 70 d.C. e si risollevò solo con l’Editto di Costantino del 313 d.C. che consentì la libertà di culto ai cristiani. Da allora numerosi pellegrini si presentarono alle sue porte per poter visitare e pregare nei luoghi dove aveva vissuto e predicato Gesù. Con l’avvento della predicazione del profeta Maometto a cavallo tra il VI e il VII secolo, l’atmosfera a Gerusalemme cambiò radicalmente. La nuova religione, l’Islam, che significa abbandonarsi alla volontà divina, conquistò presto tutta l’Arabia e giunse anche a Gerusalemme nel 638 d.C. quando la città venne presa dal califfo Omar, il quale permise ad ebrei e cristiani comunque di poter praticare liberamente il proprio culto. Sotto la prima occupazione araba della città gli ebrei poterono edificare la loro principale sinagoga, chiamata “La Cava”, sotto il Monte del Tempio.
    Nella città si pregava solo più Allah e la minoranza cristiana alternava una condizione di tolleranza a momenti di repressione dettati dal fanatismo religioso. Nonostante ciò i flussi di pellegrinaggi continuarono regolarmente da molti paesi cristiani fino alla metà dell’XI secolo quando i Turchi si impossessarono della Siria e dell’Asia Minore di fatto impedendo l’accesso ai luoghi sacri. Fu allora, nel 1095, che Papa Urbano II dichiarò con fermezza la necessità di una crociata al fine di riportare in mano cristiana la Tomba di Gesù. L’esercito crociato era costituito per la maggior parte da cavalieri franchi i quali erano guidati da appartenenti alla nobiltà il cui capo supremo era Goffredo di Buglione che divenne in seguito il primo re di Gerusalemme. Dopo una lunga e pericolosa traversata che decimò le truppe cristiane, nel 1099 Gerusalemme venne liberata dal dominio arabo e si costituirono diversi regni tra cui il Principato di Antiochia, la Contea di Tripoli e quella di Edessa e il Regno di Gerusalemme.
    Salah al-Din nacque a Tikrit, vicino a Bagdad, nel 1138 in un periodo di profonda crisi del mondo musulmano. Pian piano molti possedimenti arabi furono persi, la Sicilia fu presa dai Normanni, la loro presenza nella penisola iberica scomparì durante la “Reconquista” spagnola e, come abbiamo visto, la costituzione di regni latini in Medio Oriente. Inoltre erano forti i contrasti tra la dinastia sunnita degli Abassidi di Bagdad e quella sciita dei califfi Fatimidi del Cairo. Il padre di Saladino era stato governatore di Tikrit e in seguito passò sotto il comando del Signore della Siria Zanki. Dopo una lotta per il potere senza esclusione di colpi tra i loro due discendenti, Salah al-Din appunto e Nur al-Din, figlio di Zanki, Salah al-Din divenne il signore di un vasto regno che andava dalla Siria all’Egitto passando dalla Nubia e dallo Yemen.
    Il nuovo sultano, che aveva dimostrato grandi capacità nella gestione del potere e doti militari fuori dal comune, divenne presto la speranza per molti arabi di vedere risorgere il loro mondo e di riconquistare Gerusalemme tramite la jihad, la guerra santa contro gli infedeli.
    Il primo tentativo di riconquista, troppo prematuro, fallì miseramente nel 1177 a Montgisard contro l’esercito cristiano guidato da Baldovino IV, re di Gerusalemme. La rivincita fu presa dieci anni più tardi, il 4 luglio 1187 ad Hattin, quando Saladino sconfisse le truppe franche sancendo di fatto il trionfo dell’Islam sul Cristianesimo. Il controllo musulmano si estese a tutta la Galilea e lungo l’intera costa della Palestina.
    I nuovi padroni della città non sparsero sangue, non saccheggiarono le case e non uccisero gli abitanti come fecero, invece, 88 anni prima i crociati. Sentinelle perlustravano le vie per evitare episodi di violenza nei confronti della popolazione cristiana. Furono rimossi i simboli religiosi cristiani (in particolare la croce) e sostituiti con la mezzaluna. Nelle condizioni di resa era stata stabilita una forma di riscatto di dieci denari per ogni prigioniero uomo, cinque per ogni donna e uno per ogni bambino. Saladino si accontentò di una cifra molto più bassa rispetto a quella richiesta per liberare coloro che non erano nelle condizioni di pagare. Liberò i mariti delle signore che si erano riscattate e dal suo tesoro personale offrì doni da elargire a vedove e orfani. I templari e gli ospitalieri, dal canto loro, invece dimostrarono un ben poco spirito caritatevole in quanto si limitarono a riscattare se stessi. Emblema di tutto questo atteggiamento fuori dai precetti cristiani fu lo stesso patriarca cittadino Eraclio che dopo aver pagato per sé i dieci denari per la propria liberazione, uscì dalla città sotto il peso dell’oro, dei tappeti e del vasellame da lui posseduto.
    La marcia di Saladino proseguì inarrestabile e raggiunse anche la strategica città di San Giovanni d’Acrì con annesso il suo porto. La notizia della caduta di Gerusalemme nelle mani arabe ebbe un vero e proprio effetto detonante in tutta Europa, dove il papa Clemente III si fece a capo di una nuova crociata riuscendo a trovare un accordo tra Filippo Augusto, re di Francia, e Enrico II, re d’Inghilterra, i quali erano perennemente impegnati in dispute territoriali. Anche l’imperatore Federico Barbarossa si mostrò favorevole ad un impegno militare in Terra Santa. Enrico II morì prima dell’inizio delle operazioni militari e gli successe al trono suo figlio, Riccardo Cuor di Leone, anch’esso fervido combattente degli arabi.
    La prima città che l’esercito crociato tentò di riconquistare fu San Giovanni d’Acrì ma l’operazione scivolò in una situazione di stallo dovuta alla mancanza di rinforzi e al ripresentarsi della storica rivalità tra le forze inglesi e quelle francesi. La città di san Giovanni d’Acrì cadde poi in mano cristiana a causa dei problemi di approvvigionamento della sua popolazione che stava letteralmente morendo di fame dopo tre anni di assedio. Il prezzo crociato per la sua riconquista fu elevatissimo. Riccardo Cuor di Leone si diresse alla volta di Gerusalemme ed anche qui incontrò una arcigna resistenza da parte araba, la quale fece fallire tutti i suoi tentativi di impossessarsi della città. Dopo l’ennesimo periodo di stallo, il 4 settembre 1192 si incontrarono i rappresentanti dei due sovrani per firmare una tregua della durata di 3 anni, 3 mesi, 3 giorni e 3 ore. Il trattato stabiliva che Gerusalemme sarebbe rimasta sotto il controllo musulmano ma i cristiani mantenevano la loro presenza lungo la costa di Jaffa fino a San Giovanni d’Acrì. Ai pellegrini fu concessa la possibilità di accedere ai luoghi sacri e agli ordini religiosi l’autorizzazione a potervi operare liberamente. Riccardo Cuor di Leone si apprestò a rientrare in patria con una forte delusione nel proprio animo per le speranze disattese di riconquista. Dal canto suo, invece, Saladino rientrò trionfante a Damasco, trionfo che peraltro fu di breve durata in quanto il 4 marzo 1193 perì presumibilmente di febbre tifoidea.

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