Sono bastate poche ore di pioggia leggera ma costante per ridare nuova vita e colore a prati, giardini, fioriere, aiuole. È stato il terzo inverno più secco e più caldo degli ultimi 65 anni, con numerosi episodi di foehn che hanno alimentato numerosi incendi nel nostro circondario. Temperature primaverili eccessive e siccità: ricetta tossica per ogni tipo di pianta, soprattutto i piccoli arbusti e le piante aromatiche. Anche le piante da frutto in dirittura d’arrivo per la fioritura e la successiva fruttificazione hanno sofferto per questo strano inverno. Eppure da sempre le piante sono in grado di adattarsi a condizioni estreme, hanno una altissima capacità di adattamento, possono perdere una parte di sé e in questo modo sopravvivere e quando le condizioni migliorano ricrescono rigogliose, lentamente e con grande pazienza. Si chiama resilienza, una risorsa che ci aiuta ad affrontare e superare condizioni di grandi difficoltà, inaspettate, inattese, sconosciute. Noi umanoidi, a parte alcune eccezioni, non eccelliamo in questo, a differenza degli esponenti del mondo vegetale. I tempi in cui viviamo sono estremamente difficili, la pandemia da due anni ci ha costretti a una serie di brusche virate delle nostre vite e delle nostre abitudini,
Ciò ha causato traumi, stress, tensioni, rabbia. A chi non è successo pensare “non mi sento più lo stesso/a”, il dover restringere l’ambito delle frequentazioni, dei contatti, modificare abitudini e stili di vita, rinunciare alle nostre passioni, posticipare progetti attesi da tempo. Il mondo verde riesce a rimarginare le proprie ferite, l’esempio più eclatante è la resina degli abeti che può suturare i danni subiti dalla corteccia. I rami di alcune piante che, se spezzati, riescono a riprodursi semplicemente toccando terra. Un esempio sono la salvia e il rosmarino, come pure le piante pollonanti: hydrangea annabelle, aloe, alcune rose in particolare le arbustive, la corylus avellana meglio conosciuta come la nocciola tonda di Langa. Quando la pianta pollonata ha raggiunto buone dimensioni si scoprono le radici separando le piante.
La resilienza ci accomuna al mondo delle piante. Abbiamo tanto in comune, le stesse esigenze: luce, acqua, ossigeno e calore, in primis. Anche noi rimarginiamo ferite, visibili e non visibili, ripartiamo da capo, mettiamo nuove radici, affrontiamo i periodi di magra, ne usciamo mestamente ma poi caparbiamente ci risolleviamo. Chi ha la fortuna di avere dei contatti ravvicinati con il mondo verde riuscirà a intravedere come sia dotato di intelligenza propria. Al proposito è nata una scienza chiamata neurobiologia vegetale, la quale afferma che le radici sono capaci di attività autonome. Sono il cervello della pianta, infatti la pianta muore quando le radici vengono seriamente lesionate o restano prive di nutrimento per lungo tempo o ne ricevono uno sbagliato, per questo vengono definite anche “uomo rovesciato”. Non potendo muoversi hanno hanno sviluppato una sensibilità enorme di sopravvivenza, respirano con tutto il corpo, sono in grado di auto riconoscersi. Hanno capacità percettive, a volte si respingono, sono dotate di memoria che permette tutte le loro funzioni nei cicli previsti. Come non essere attratti da questo mondo magico, infinito, che riporta ad un equilibrio che si riproduce, a volte con difficoltà. Difficoltà che sicuramente in questo periodo non sono mancate, ma non ci fa mai mancare i suoi spettacoli migliori. Il legame con questo mondo ha benefici effetti anti stress, riduce emozioni negative, rabbia frustrazione, aggressività, ansia e tristezza.
Le nostre città non brillano dal punto di vista del verde e della sua gestione, a scapito della qualità della vita, per pressione abitativa e mancanza di spazi,
“Mettete dei fiori nei vostri cannoni”, non è il verso di una vecchia canzone dei Giganti, ma una segreta speranza, purtroppo tristemente attuale.