Il conte di Tournay Charles De Brosses (1709-1777), collaboratore de l’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert, durante il suo Grand Tour in Italia nel 1739, in una sosta a Torino, descriveva Palazzo Madama come “il principale ornamento della città” – più bello di Palazzo Reale – apprezzando particolarmente la balaustra soprastante l’architrave “a supporto di statue in pietra di grande leggerezza”.
E anche il pittore, scrittore Charles Nicholas Cohin (1715-1790) durante il suo viaggio di istruzione in Italia scrive della facciata come “la più bella e imponente che vi è a Torino”.
La facciata marmorea di Palazzo Madama è uno dei capolavori architettonici del Settecento europeo, ma è anche un simbolo, un prezioso elemento identificativo cittadino. La sua porzione centrale, a partire dallo scorso mese di marzo (in realtà l’inizio lavori era previsto nell’autunno 2021, ma il COVID non lo ha permesso) è oggetto di un grande cantiere di restauro e consolidamento strutturale che durerà circa 500 giorni e che presumibilmente si concluderà per la festa di San Giovanni, patrono di Torino, il 24 giugno 2023.
La storia di Palazzo Madama è lunga quasi duemila anni (dall’insediamento romano, agli Acaia, dai duchi di Savoia al Senato del Regno d’Italia) durante i quali ha subito danneggiamenti e trasformazioni: le più importanti sono quelle volute dalla seconda Madama Reale Giovanna Battista di Savoia-Nemours, interrotte dall’assedio di Torino del 1706. I lavori riprendono tra il 1718 e il 1721 con la costruzione del monumentale scalone e della scenografica facciata da parte dell’architetto messinese Filippo Juvarra, ma il palazzo rischia di essere demolito nel 1802 poiché l’allora governatore di Torino, generale Joubert, avrebbe voluto trasformare piazza Castello (progettata da Ascanio Vitozzi nel 1584) in una piazza d’armi: pare che al malsano progetto si sia opposto anche Napoleone Bonaparte!
La facciata juvarriana è l’unico elemento barocco costruito quasi interamente in pietra, interrompendo così con la tradizione sabauda del costruire in laterizio. Il marmo impiegato proviene dalle cave di Chianocco e di Foresto, in bassa valle di Susa, attive già nel Cinquecento.
L’importante quanto impegnativo intervento ha un costo di 2,4 milioni di euro interamente finanziato dalla Fondazione CRT; la direzione lavori è affidata all’arch. Gianfranco Gritella e all’ing. Franco Galvagno per le opere strutturali.
Il restauro si è reso necessario a causa del cedimento del sistema strutturale settecentesco e del conseguente distacco di alcuni grossi frammenti dall’architrave frontale della facciata; il degrado e i dissesti sono causati dagli agenti atmosferici e dall’inquinamento che provocano la disgregazione della pietra di Chianocco e Foresto, particolarmente friabile (tanto che i primi tentativi di restauro risalgono già alla fine del sec. XVIII). Saranno quindi realizzate opere di consolidamento e stuccatura per rendere impermeabile e priva di microcavità la superficie delle pietre; saranno impiegate fibre di carbonio e micro barre in resina e acciaio inox per rendere stabili i decori scultorei più precari come i capitelli delle quattro colonne principali in marmo che sorreggono un monumentale architrave coronato da quattro grandi statue. Le singole colonne sono composte da diversi rocchi di pietra e appoggiano su basamenti laterizi rivestiti da lastroni di marmo, su cui sono scolpiti trofei d’armi antiche dello scultore carrarese Giovanni Baratta. Le quattro statue in marmo, alte 4 metri e del peso di 3 tonnellate ciascuna, realizzate dallo stesso Baratta nel 1726, rappresentano le Allegorie delle virtù del buon governo o virtù cardinali (Giustizia, Prudenza, Temperanza e Fortezza). Queste saranno rimosse dal basamento – con una tecnica che usa un filo d’acciaio simile al sistema di estrazione del marmo dalle cave; dopo il restauro saranno musealizzate e sostituite da copie- e portate a terra in gabbie di acciaio con uno spettacolare sistema di gru. L’intervento potrà essere seguito “live” dal pubblico e un ascensore consentirà di condurre gruppi di visitatori in determinate aree del cantiere, sino alla quota della balaustra.