L’8 febbraio 2022 la Camera dei Deputati ha definitivamente approvato, in seconda deliberazione, con la maggioranza dei due terzi dei suoi componenti, un disegno di legge di riforma costituzionale, già approvato dal Senato, con doppia deliberazione. In sintesi, viene aggiunto un nuovo comma all’art. 9 che, nella versione attuale, fa menzione del paesaggio e del patrimonio storico-artistico senza citare espressamente l’ambiente. Con la riforma, “la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni” viene inserita tra i principi fondamentali dalla Carta Costituzionale. Inoltre, si rinvia al legislatore per stabilire i modi e le forme di tutela degli animali. Infine, in materia di iniziativa economica privata, la norma esistente (art. 41) viene integrata prevedendo che tale attività non possa svolgersi in modo da recare danno alla salute e all’ambiente. Sono quasi certo che questa approvazione abbia destato poco interesse nel cittadino medio, anzi, gli unici due commenti, sentiti di striscio, erano negativi, e mi hanno confermato che era stata interpretata a capocchia. Questo è un grave problema: in Italia non c’è alcuna attenzione ai problemi ambientali né da parte del cittadino né dalla politica. Si parla di “difesa dell’ambiente” solo perché trascinati dall’Europa, per cui “bisogna essere ambientalisti”. I media però dedicano le prime pagine all’ambiente solo davanti a disastri naturali; quando dobbiamo piangere la perdita di vite umane e milioni di danni materiali. La curiosità mi ha spinto a cercare una voce autorevole, fuori dalla politica, per capire l’importanza di questo provvedimento. Ho rintracciato in rete un’intervista al dott. Luca Mercalli, noto meteorologo, climatologo, divulgatore scientifico e accademico. Lui si esprime così: “Questa riforma da un lato va salutata con piacere, perché rappresenta un riconoscimento importante del valore dei beni ambientali. Un aggiornamento non solo giusto ma anche necessario. Però come sempre accade con i grandi principi, un conto è metterli nero su bianco, un altro è renderli operativi, nella vita quotidiana. Penso soprattutto alla modifica dell’articolo 41 che tutela l’iniziativa economica privata. Teoricamente, e sottolineo teoricamente, da oggi l’iniziativa privata non potrà nuocere all’ambiente. Aspettarsi che ora questo principio venga applicato immediatamente è pura utopia. Sappiamo già che, come accade con “la pace”, con “i diritti dell’uomo”, con “l’uguaglianza”, da oggi andremo incontro solo a ulteriori violazioni della Costituzione. Sarà l’ennesimo bel principio scritto sulla carta”. E rincara la dose: “Stiamo andando, quotidianamente, in tutt’altra direzione. La tendenza che segue la politica italiana è volta soltanto a garantire l’economia. L’ambiente non è proprio contemplato nell’agenda politica. C’è una cosa che andrebbe fatta prima di ogni altra: approvare la legge sul consumo di suolo; una legge che nessun Governo ha finora voluto approvare, la quale dovrebbe impedire la cementificazione del poco suolo residuo che ci resta. Perché è dal consumo di suolo che dipende non solo buona parte del cambiamento climatico, ma il rischio idrogeologico, il paesaggio, il futuro alimentare e via dicendo. Ma siccome consumare suolo fa girare una parte importante dell’economia, nessuno mette mano a una legge che di volta in volta appare sul tavolo di un Governo e lì rimane. Il problema non è “politico” ma “culturale”. Vi faccio degli esempi. Tutti si lamentano del caro energia. Il Governo tenta di trovare il modo di ridurre il costo delle bollette. Una soluzione che potrebbe mitigare la situazione per qualche mese. E dopo? La risposta dovrebbe scaturire da una domanda: come risparmiare gas e energia elettrica? Come ridurre il fabbisogno energetico? Di questi giorni è la notizia che le casse pubbliche hanno dovuto sborsare mezzo miliardo di euro in più per l’illuminazione pubblica, spese che ovviamente gravano sui Comuni – già in difficoltà – e di riflesso sui cittadini. Avete sentito qualcuno parlare di diminuire l’illuminazione pubblica? Per provare a cambiare rotta dobbiamo pensare di aver fatto una festa lunga cinquant’anni, che però oggi è finita. Siamo obbligati a riflettere su un uso più parsimonioso di quello che facciamo. Togliere il superfluo e garantire il necessario. E soprattutto, smettere di attendere di essere travolti senza reagire”. Non aggiungo nulla, parole sante, impossibile replicare.
La tutela dell’ambiente nella Costituzione
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