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lunedì, Marzo 18, 2024

    Ninna nanna

    Augurare una buona Pasqua è d’obbligo, ma non c’è gioia nel farlo.
    La resurrezione è lontana, lo spazio se lo sta prendendo l’abisso nel quale stiamo precipitando.
    Settant’anni di pace – a volte sì armata, ma comunque sempre pace – ci avevano illuso che il buio della ragione potesse non tornare. La considerazione di Primo Levi,“se è successo, vuol dire che può succedere ancora”, persa nella retorica di commemorazioni sempre più lasche e stanche.
    Ora che urlano nuove foibe, nuove Marzabotto e Sant’Anna di Stazzema, ci accorgiamo di non avere vocaboli a sufficienza per dire l’orrore.
    Pensavamo d’essere immuni dalla guerra, dalla più infame delle tragedie e invece è di nuovo qua col suo carico di morte.
    La prima guerra “ social” sbatte in faccia, porta agli occhi ciò che un tempo il racconto attenuava, diluiva, stemperava in uno tempo-spazio remoto, lontano da noi.
    A cosa ci costringono quei poveri corpi inanimati lasciati per strada, lo spregio della vita, lo sfregio che entra nelle nostre comode calde case?
    A riconsiderare la nostra semenza, la primitiva brutalità insita nell’uomo.
    Sembra entrare nelle narici il fetore di quelle strade ridotte a brandelli, provoca dolore incommensurabile pensare agli ultimi istanti di quella povera gente falciata e giustiziata.
    Qualcuno ipotizza che propaganda e false notizie ci ottenebrino la mente, ma la realtà non può essere mistificata, non possono essere un colossale abbaglio i palazzi sventrati dalle bombe, le troppe vite spezzate, la moltitudine di giovani, d’ambo le parti, mandati al macello, il fiume d’odio che per secoli irrorerà di nuovo e di sangue l’Europa.
    Ci fosse razionalità, si capirebbe in che follia ci hanno precipitato, ma così non è.
    Non c’è nulla che possa giustificare una guerra, ma le motivazioni sono sempre le stesse: razza, religione, possesso e non c’è verso di modificare le ore più buie della storia.
    Leggetevi questa poesia che Trilussa, il grande poeta romano, scrisse nel 1914, quando stava per entrare nel pieno la Prima Guerra Mondiale e ditemi quanto d’attuale ci sia ancora. Il ‘900 non ci ha proprio insegnato nulla.

    «Ninna nanna, nanna ninna,
    er pupetto vò la zinna(…)
    Ninna nanna, pija sonno
    ché se dormi nun vedrai
    tante infamie e tanti guai
    che succedeno ner monno
    fra le spade e li fucili
    de li popoli civili.
    Ninna nanna, tu nun senti
    li sospiri e li lamenti
    de la gente che se scanna
    per un matto che commanna;
    che se scanna e che s’ammazza
    a vantaggio de la razza
    o a vantaggio d’una fede
    per un Dio che nun se vede,
    ma che serve da riparo
    ar Sovrano macellaro.
    Ché quer covo d’assassini
    che c’insanguina la terra
    sa benone che la guerra
    è un gran giro de quatrini
    che prepara le risorse
    pe li ladri de le Borse.
    Fa la ninna, cocco bello,
    finché dura sto macello:
    fa la ninna, ché domani
    rivedremo li sovrani
    che se scambieno la stima
    boni amichi come prima.
    So cuggini e fra parenti
    nun se fanno comprimenti:
    torneranno più cordiali
    li rapporti personali.
    E riuniti fra de loro
    senza l’ombra d’un rimorso,
    ce faranno un ber discorso
    su la Pace e sul Lavoro
    pe quer popolo cojone
    risparmiato dar cannone!»
    Amen.

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    Elis Calegari
    Elis Calegari
    Elis Calegari è nato a Caselle Torinese il 24 dicembre del 1952. Ha contribuito a fondare " Cose Nostre", firmandolo sin dal suo primo numero, nel marzo del '72, e, coronando un sogno, diventandone direttore responsabile nel novembre del 2004. Iscritto all' Ordine dei Giornalisti dal 1989, scrive di tennis e sport da sempre. Nel corso della sua carriera giornalistica, dopo essere stato collaboratore di prestigiose testate quali “Match Ball” e “Il Tennis Italiano”, ha creato e diretto “Nuovo Tennis” e “ 0/15 Tennis Magazine”, seguendo per più di un ventennio i più importanti appuntamenti del massimo circuito tennistico mondiale: Wimbledon, Roland Garros, il torneo di Montecarlo, le ATP Finals a Francoforte, svariati match di Coppa Davis, e gli Internazionali d'Italia per molte edizioni. “ Nuovo Tennis” e la collaborazione con altra testate gli hanno offerto la possibilità di intervistare e conoscere in modo esclusivo molti dei più grandi tennisti della storia e parecchi campioni olimpionici azzurri. È tra gli autori di due fortunati libri: “ Un marciapiede per Torino” e “Il Tennis”.

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