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martedì, Marzo 19, 2024

    Storia di un’Italia divisa: i Guelfi e i Ghibellini

    17Una delle più celebri rivalità del nostro Paese è senza ombra di dubbio quella che vide contrapporsi la fazione dei Guelfi, che appoggiava il Papa e quella dei Ghibellini, sostenitrice dell’Imperatore. Questo antagonismo nacque da una serie di motivi e portò a due visioni del mondo ben distinte. Da una parte la visione guelfa che pativa l’ingerenza imperiale e mirava a un mondo più particolaristico nel quale prevalevano le autonomie dei legami socio feudali. Dall’altra la visione universalistica dei Ghibellini insofferenti all’ingerenza papale e che consideravano la presenza dell’Imperatore come garanzia di maggiore sicurezza e protezione.
    Tutto ebbe inizio nel 962 quando Ottone I di Sassonia venne incoronato imperatore da Papa Giovanni XII. Ottone ereditava così i domini del vecchio Impero carolingio che comprendevano gran parte dei territori di Germania e Italia. Questa incoronazione evidenziava il momento di debolezza dell’autorità della Chiesa e la conferma del suo declino avvenne attraverso il Privilegium Othonis con il quale si stabiliva il consenso imperiale nell’elezione del pontefice. L’inevitabile crisi tra i due poteri portò, nel 1075, a una veemente reazione di Papa Gregorio VII con il suo Dictatus Papae, nel quale venivano gettate le basi per uno Stato teocratico che escludeva qualsiasi dipendenza nei confronti dell’Imperatore tedesco. Le due autorità non ammettevano di essere subordinate l’una all’altra e la loro contesa riguardava chi di loro due dovesse essere la guida politica, spirituale e morale della Cristianità.
    Nel corso del XI secolo i centri urbani dell’Italia settentrionale, desiderosi di liberarsi dai vincoli feudali e dall’autorità imperiale, iniziarono a organizzarsi come Comuni, ovvero come entità politiche autonome simili alle antiche città-stato e a partire dal secolo successivo furono protagoniste di scontri cruenti.
    Dopo la morte senza eredi diretti dell’Imperatore Enrico V avvenuta nel 1125, in Germania si aprì una disputa fra i partiti dei Guelfi e dei Ghibellini. La contrapposizione non era di natura ideologica ma indicava solo due casate ostili: quella dei Welfen (Guelfi) di Baviera e Sassonia e quella degli Hohenstaufen, signori del castello di Waiblingen (Ghibellini). Il confronto si concluse con l’elezione di Federico I di Svevia, detto Barbarossa (1152-1190), il quale dopo aver rappacificato i tedeschi si fece sostenitore di una politica espansionistica del Sacro Romano Impero. In Italia trovò sia l’opposizione della Chiesa sia quella dei Comuni decisi a difendere la propria autonomia. Seguirà un lungo periodo di conflitti che vide le varie città guerreggiare schierandosi con l’uno o l’altro fronte di potere a seconda dell’opportunità politica e strategica. A esempio il caso di Pisa e Como che si schierarono dalla parte dell’Imperatore a causa della loro rispettiva rivalità con Firenze e Milano. In generale i Comuni diventavano ghibellini per consolidare le proprie fortune mentre si schieravano dalla parte guelfa per difendere libertà e privilegi. Comunque è solo a partire dal 1250 che la distinzione tra le due fazioni acquisì una chiara connotazione partitica e lo stesso scontro si manifestò anche all’interno delle singole città dove i due gruppi lottavano per prenderne il potere. Nel corso del XII e del XIII secolo alle lotte intestine tra le città si aggiunse l’espansionismo dei Comuni maggiori, che provocò la nascita del fenomeno delle “leghe” tra le quali ricordiamo quella ghibellina composta da Arezzo, Siena, Pisa e Pistoia contro Firenze, roccaforte del guelfismo. In Toscana il partito guelfo si divise nelle fazioni dei Bianchi, che pur sostenendo il Papa, non escludevano a prescindere il ritorno dell’Imperatore, e dei Neri, favorevoli unicamente al Romano pontefice. L’appartenenza di una famiglia nobile a una fazione piuttosto che all’altra si ritrovava anche nell’uso dei differenti colori sugli stemmi del casato e nel tipo di fortificazioni cittadine.

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