Il Baulino Vecchio che si trova davanti al prato della fiera fu chiuso nel 2008 e da lì destinato dall’Amministrazione comunale a diventare il nuovo Municipio di Caselle. Pare che presto inizieranno i lavori.
Ecco allora che per i Casellesi che non conoscono la Cappella dell’Ospedale di Santo Spirito, poi Baulino, che ora si trova ammassata nell’edificio – ma è stato assicurato che a suo tempo riprenderà la sua funzione – ne presento qui la storia tratta da un mia pubblicazione del 2000 scritta in occasione della festa per i quattro secoli dell’ospedale.
Detto fra noi, senza polemica: l’attuale Municipio di piazza Europa è un edificio storico ex convento del Seicento, sito in una splendida posizione nel cuore della città, con davanti in una piccola altura un bello spiazzo di giardino con tanto di monumento e lapidi ai caduti. Tutto, tutto qui parla di Casa Comunale, fin dal 1848!
Ma ecco la storia della Cappella dell’ex Ospedale Baulino.
L’interno della Cappella con le sue colonne
Magari ne dovevamo parlare prima della Cappella, anche perché è stata inaugurata nel 1783, unitamente alla costruzione ospedaliera. Non potendo il progettista, l’arch. Morari, dare una solenne forma esterna, com’era nei suoi intenti ma che avrebbe comportato un non indifferente aumento di costo, lasciò un saggio della grande arte del Juvarra nell’interno della Cappella, formando un vero gioiello di proporzioni con la pianta quadrata, sormontata da eleganti arcate che poggiano su otto colonne, un tempo adorne di stucchi. Più che una Cappella è una piccola chiesa.
Le vetrate
Al centro degli archi laterali si aprono sette finestroni chiusi da eleganti vetrate artistiche, opera della Jorger di Torino, piuttosto recenti perché risalgono al 1947, raffiguranti i simboli dell’Eucarestia: il grano, la vite, il calice con l’ostia, il pellicano, i pani e i pesci e i ritratti dei Santi fondatori dell’Ordine a cui appartengono le religiose che prestavano la loro opera presso l’ospedale, vale a dire San Vincenzo de Paoli e Santa Luisa di Marillac. Queste belle vetrate diffondono i loro colori nell’interno, specie nelle ore del pomeriggio, quando il sole colpisce con la sua forte luce, creando una suggestiva atmosfera.
L’interno
La dedicazione della Cappella è rivolta allo Spirito Santo, che è poi la testimonianza del borgo Santo Spirito dove si trovava il vecchio ospedale. Il portale principale dà su via Torino, di fronte al Prato della Fiera, ed ad esso si accede salendo una doppia gradinata. Un’ampia bussola protegge l’interno dalle correnti fredde e ai suoi lati, sopra i caloriferi, si trovano due armadi a muro che coprono quelli che una volta erano due finestroni. Un particolare curioso distingueva la Cappella: era dotata di un doppio altare maggiore che nella parte verso l’esterno serviva per le funzioni funebri dell’annesso cimitero, detto della Gerbola, mentre la parte interna dell’altare era usata per celebrare la S.Messa per i malati e per il personale dell’ospedale.
Una volta era sopra l’altare maggiore, ora è sulla parete di sinistra, la grande pala del pittore A. Nicola, datata 1937, raffigurante la Beata Vergine con gli apostoli riuniti nel cenacolo nel giorno della Pentecoste.
Tutto l’interno, anche dopo i vari rifacimenti, è ancora armonico e nel suo piccolo questo è certamente un bel posto per pregare. Era il posto preferito da San Vincenza che dopo aver usato il suo giorno per lenire le sofferenze dei più poveri, dei più fragili, qui poteva parlare a tu per tu con Dio. Viene facile pensare che qui Suor Vincenza, una delle figure più amate dal Casellesi, si raccoglieva in preghiera e adornava di fiori freschi ogni giorno la “sua” chiesa.
La campana
Al centro dell’edificio del Baulino svetta la campana.
Una volta, sopra le arcate, c’era un’antica campana di circa 400 kg. Richiamava i fedeli alle funzioni che si celebravano nella chiesetta dell’ospedale. Non si sa perché questa campana fu distrutta e non più rifusa.
Ma negli importanti lavori di rifacimento e di allargamento dell’ospedale fatti dalla famiglia Bona per rendere ancor più completa la costruzione, nei rifacimenti della facciata, collocò il 28 settembre del 1936 una nuova campana, la quale porta questa dedica:” Anno Domini 1936 – O Bona Jesù Protege Populum Tuum – Sancta Maria O.P.N. – ( Mazzola Roberto fece -.Vercelli).
Da tempo la campana non suona più, anche perché non c’è più chi la “curava”. Infatti molti ricorderanno la caratteristica figura di Stefano Aimo, che tutti chiamavano “Stefanin” il quale con puntualità e passione tirava le corde della campana al momento giusto.
Il cappellano
L’ospedale aveva anche un suo cappellano, il quale aveva dei precisi doveri verso l’istituzione ospedaliera dalla quale dipendeva. Nel regolamento interno del 1879, per esempio, si precisa che ” Al Cappellano dello Spedale è affidata la cura Spirituale degli Infermi, dovrà costantemente abitare nell’alloggio che l’Amministrazione gli concede onde essere in grado, massimo notte tempo, di prestare i suoi soccorsi a chi ne abbisognasse ed assistendo gli ammalati gravi o pericolosi porgendo loro i Conforti della Nostra Santa Religione sino agli ultimi momenti di vita. Sarà pure sua cura di fare eseguire ai poveri infermi deceduti, alla Chiesa dell’ospedale, dovute esequie”.
Lasciti e obblighi
Alla Cappella molte persone legarono il loro nome con offerte e lasciti; uno dei più antichi è certamente quello di Vittoria Cerutti vedova Massa morta nel 1788 che legava la somma di lire 10.000 con l’obbligo della celebrazione – in perpetuo – di una messa quotidiana, appunto nella Cappella dell’Ospedale. Ma non c’era solo questa messa da celebrare, perché esiste un documento ascrivibile alla metà dell’800 nel quale si elencano gli “Obblighi Perpetui dell’ospedale di Caselle – Sintetizzando troviamo: dal 1846 una messa ebdomadaria (ogni 15 giorni) per Paolo Quadro, in tutto 32; trenta messe annue in carico dei signori Sobrero, come da testamento del 1774; una messa cantata con tomba il 6 novembre in suffragio del marchese d’Ormea, dal 1769; il 2 ottobre di ciascun anno una messa per don Domenico Bugella; alla fine un numero illimitato di messe in favore della Compagnia del Suffragio e Cintura avendo questa lasciato tutto il suo reddito all’Ospedale; e tante altre ancora per altri suffragi..
Dunque, ìl Cappellano aveva il suo da fare per far fronte a tutti questi impegni, che ai nostri giorni ormai sono quasi tutti decaduti, cappellano compreso. Una volta la messa veniva celebrata alla domenica, al mattino presto.
Sotto , verso il giardino si trovava una piccola camera mortuaria.
Restano le mura, ancora intrise del profumo dell’incenso, a parlarci di riti lontanissimi e quasi magici, delle pene e delle gioie delle persone, e delle tante preghiere che da questo posto “speciale” sicuramente salivano più velocemente verso il cielo. Là, ad accoglierle in prima fila dal 1978, c’era e ci sarà sempre Suor Vincenza”.