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Comune di Caselle Torinese
venerdì, Aprile 19, 2024

    La Zona Morta


    Goooooood morning Cose Nostre! Rientrati tutti? Forse non proprio tutti, ma qualcuno sopravvissuto alla guerra, ai virus vari che ormai si trovano anche nei discount con forti sconti (Covid nella ultima variante Predator, Vaiolo delle scimmie, Febbre del Nilo, Nausea della Stura e Morbillo dei truzzi tutto a 9,99 euro, con mascherina omaggio), alle centinaia di incidenti sulle autostrade, all’aumento dei carburanti, ai terrificanti nubifragi che hanno flagellato l’Italia, ai concerti di musica progressive degli Anni ’70 eccetera, dovrebbe esserci. Sfinito, con la sindrome da rientro (poverini, dopo un mese alle Seychelles adesso sono stanchi e depressi con attacchi di panico… li metterei subito in catena di montaggio…) ma comunque ritornato.
    Questo mese vi parlo di un fatto preoccupante, che ha allarmato le autorità sanitarie di mezzo mondo e che ha causato già migliaia di suicidi, anche se per ora nessuno ne parla: la Zona Morta.
    No, non si tratta del bel film di fantascienza diretto da Cronenberg nel 1983; non si tratta nemmeno della ex stazione di Caselle. E per i più maliziosi, non si parla nemmeno del contenuto dei miei boxer. La Zona Morta è quella pericolosa fascia oraria che va dal dopo pranzo alle 15 circa, per coloro che sono in vacanza. Attenzione, solo per quelli in viaggio con mezzi propri. Specialmente in moto.
    Questo problema non riguarda i camperisti, perché portandosi dietro la casa hanno tutte le comodità che vogliono, potendo fermarsi a piacere in qualche piazzola o Area Camper (apposite aree convenzionate con alcuni ladri nascosti dietro ai cespugli, pronti ad alleggerire i loro mezzi).
    Avendo sperimentato più volte questo problema viaggiando in moto, vi faccio un esempio.
    Dopo aver viaggiato tutta la mattina, ed essere ancora vivo nonostante le auto ed i maledetti TIR che mi lucidano la targa rimanendo a 5 cm. di distanza dalla moto, è comprensibile avere un minimo di tensione da scaricare, magari con un bel pranzo dato che si avvicina mezzogiorno.
    Quindi inizia la ricerca del ristorante, o meglio bisogna avere la furbizia di trovare una trattoria vera, ormai in estinzione. Se ci avete fatto caso, non ce ne sono più: o si trovano quelle finte (di solito trappole per turisti tedeschi e olandesi onnipresenti), chiamate anche Wine Bar o Lounge Bar, dove vi appioppano un tagliere con qualche affettato delle buste di plastica a 30 euro con un calice di vino rosso Tavernello Riserva 1967 a 10 euro che fa molto chic, o si trovano le solite pizzerie ristoranti che abbondano ovunque, e che di solito non cucinano bene né la pizza né il resto.
    Ma sono molto social: sai che complicità scambiarsi le idee di viaggio con sconosciuti vicini di tavolo che non vedremo mai più?
    Quando si viaggia, bisogna trovare la trattoria genuina dove vanno a mangiare coloro che lavorano, quindi economica e veloce nel servizio. A meno che non vogliate ammazzarvi in autogrill, con un panino preconfezionato e una bottiglia d’acqua consumati in piedi, come i cammelli.
    Trovata la trattoria dopo solo tre ore di ricerca in mezzo a centinaia di locali per turisti polli, ecco che finalmente si mangia. E che ottimo pranzo: un primo con il pesce, delle sarde fritte e una macedonia innaffiati da un vinello bianco ligure bello fresco. Dopo, il caffè. Dopo, il terrore.
    Ecco arrivare la Zona Morta. Sono le 13.30. Il termometro della vicina farmacia segnava 46°, poi si è fuso. Data la località sul mare, tutte le panchine sono in pieno sole che, data l’ora, è a picco: si intravedono alcuni scheletri di coloro che hanno provato a sedersi dopo pranzo.
    In giro nessuno: o sono tutti in spiaggia, o sono in albergo al fresco perché solo i pazzi sono in giro a quest’ora. Di riprendere subito il viaggio non se ne parla: se mi venisse un abbiocco sulla moto, sarei trasformato in una di quelle piccole lapidi che si trovano a volte purtroppo ai lati delle strade.
    Quando sono a casa, il problema non esiste perché dopo pranzo mi corico un attimo per leggere un libro in pieno relax. O meglio l’intenzione sarebbe questa, ma di solito dopo la prima pagina svengo per riprendermi intorno alle 16, tramortito come uno che è rientrato dalla movida alle 06.00.
    Siamo vestiti da motociclisti, quindi scarpe con protezioni, giubbotti, salva gola e casco sempre dietro. Cosa fare? Potremmo coricarci in un prato all’ombra di qualche albero, ma i recenti incendi hanno distrutto tutto, trasformando le belle colline della costa in tristi distese brulle ed annerite. Allora proviamo a camminare nella cittadina, sfruttando l’ombra delle case nei vicoli interni. A 46°. Magari fino alle 15, per riprendere poi il viaggio. Magari verso Lourdes.
    Le scarpe con protezioni, sommate ai calzini, diventano subito una morsa bollente e mortale: i piedi mutano in zamponi. Il giubbotto in Gore Tex antipioggia diventa subito un cappotto che mi fa sudare e straparlare, anche perché il vinello bianco fresco sta facendo effetto con una tachicardia degna di un pensionato alle prese con un film a luci rosse. Pressione minima a 130. Visioni, miraggi…
    Il maledetto casco è diventato pesante come un pentolone, è sempre in mezzo ai maroni e mi rallenta i movimenti. Vedo passare qualcuno degli indigeni leggero leggero in Vespa con bermuda, caschetto jet e infradito: le odiate infradito, che questa volta pagherei per indossare. Ma sì, al mare si possono tollerare. In questo momento regalerei persino uno dei miei dischi per una doccia.
    Troviamo una panchina all’ombra: ci resisto cinque minuti, il caldo torrido è insopportabile ed il piazzale davanti a noi lo raccoglie tutto. Andare in un altro locale non servirebbe a niente.
    Provare a cercare e visitare un museo sarebbe impossibile: i sorveglianti mi troverebbero in coma, nascosto dietro un reperto storico. Sarei immediatamente classificato come “Mummia dell’ultimo boomer motociclista antidiluviano, che usava le cartine e la macchina fotografica” ed esposto.
    Proviamo quindi a cercare un muretto sotto le palme sul lungo mare, ma le palme sono seccate e i pochi muretti presenti sono già occupati da una curiosa fauna umana, che dorme senza scarpe.
    Allora, dato che non ho voglia di prendermi il tifo, non ci resta che riprendere la moto alle 14.00 e continuare il viaggio: almeno si può sfruttare l’aria che ci viene incontro, sebbene sia rovente.
    Mentre guido per riprendere l’autostrada, studio la soluzione del problema: la Zona Morta si può evitare. Attenzione al Copyright Elis, perché qualcuno sicuramente sfrutterà questa idea, rivolta a tutte le trattorie e ristoranti in Italia. Una vera innovazione nella ristorazione e nel mondo dei viaggi.
    Dunque, ci sono gli hotel, gli agriturismo, i bed and breakfast. Ora inventiamo i “Pranza e Dormi”.
    La trattoria metterà a disposizione una stanza per un massimo di due ore da sfruttare dopo pranzo, comprese nel prezzo. Secondo me faranno milioni, specialmente con i Diversamente Giovani…
    Un po’ come quegli “Alberghi a ore” ormai scomparsi, ma lì non si andava dopo pranzo e non si andava nemmeno con la moglie o la compagna ufficiale…
    Ma vuoi mettere il comfort di andare su, magari farsi una doccia e soprattutto lavarsi i denti? Non c’è paragone: normalmente se uno non si lava i denti dopo pranzo, arriva alla sera con un alito che ricorda una fognatura di Calcutta. Figuriamoci poi con le acciughe fritte o la bagna cauda…
    Praticamente un serial killer. Una bomba batteriologica. Una raccolta dell’umido ambulante.
    Poi, freschi e riposati, si può riprendere il viaggio nella più totale sicurezza.
    Ma quanta differenza rispetto ai primi viaggi in moto che effettuavo negli Anni ’80: viaggiavamo solo in agosto sulle terrificanti strade infuocate della Spagna centrale come la famigerata S.N.11 Barcellona-Zaragoza e pranzavamo in orrende baracche abusive in mezzo al nulla: patate fritte nell’olio di qualche Scania, wurstel, crauti e birra media. Subito dopo, di nuovo in moto senza il minimo problema di caldo o digestione. A fine tappa, dovevamo ancora montarci la tenda…
    Ora, prima di salutarvi, credo sia arrivato il momento di pubblicare il mio annuncio: “Permuto motocicletta in ottime condizioni con soggiorno a Ospedaletti in pensione completa nel mese di settembre, causa stanchezza.” Nel frattempo, sto prendendo lezioni di pinnacola.
    Bear

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