Tira una brutta aria

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Tira una brutta aria, non soltanto perché il genere umano è stato capace di inquinare mari e monti, e non c’è angolo al mondo in cui la sua impronta non abbia lasciato un danno ambientale. Tira una brutta aria, non soltanto perché, in conseguenza di ciò aumentano di suoli improduttivi, lunghi periodi di siccità e riduzione drastica del maggior bene primario che è l’acqua. Tira una brutta aria, per la frequenza di incendi boschivi, di frane e smottamenti, di fiumi che sfondano l’argine, provocando danni ingenti, a volte irreversibili. Tira una brutta aria perché uscendo da un lungo periodo di pandemia, mentre esultiamo per non avere più l’obbligo di protezioni, voci competenti dicono che non è esclusa un’altra impennata di contagi. Tira una brutta aria, scusate se mi ripeto, perché i cittadini di questo Paese, complice uno scarso livello d’informazione e una ignobile legge elettorale, hanno dato il governo in mano a coloro, che, da sempre, hanno dimostrato di non aver rispetto per temi quali i diritti umani, l’uguaglianza e la solidarietà, mettendo in discussione i diritti acquisiti con lotte di molti anni. Come se non bastasse, costoro hanno dichiarato di voler ridurre le tasse ai detentori di redditi più alti, ovviamente a spese dei più poveri. Ma, purtroppo, non basta ancora: tutti sanno che, tira una brutta aria, a livello di rapporti tra le grandi potenze. Qualcuno ha pestato la coda all’orso, pur sapendo che non era mansueto e che avrebbe reagito violentemente. L’Occidente, aveva promesso all’ultimo presidente dell’Unione Sovietica, Gorbaciov, di non allargarsi a est, invece ha progressivamente fatto entrare nella Nato tutti i paesi dell’Europa orientale; ora ci sono diverse basi della Nato ai confini con la Russia. Putin ha invaso l’Ucraina per questo e perché c’era probabilità che l’Ucraina entrasse nella Nato. Se fossi un cittadino della Svezia o della Finlandia non direi che per essere più sicuri si dovrebbe entrare nella Nato, a meno che non ci sia la convinzione che la Russia sia pronta a lanciarsi in azioni di conquista. Se si ha a che fare con una grande potenza paranoica, e la si minaccia militarmente avvicinandosi troppo ai suoi confini la reazione è scontata. La Nato, organizzazione, tutt’altro che umanitaria, non ha di meglio da fare, che attizzare fuochi, compromettere relazioni tra Stati, affinché si affrontino, gareggiando a chi riesce a picchiare più forte. Assurdo, inconcepibile? C’è un solo termine che giustifica questa ignobile strategia: il potere. Il potere è cieco, diceva un saggio. E per favorire l’avanzare del potere violento e cieco, si spendono enormi risorse in mezzi di guerra, cifre da capogiro, che sarebbero abbondantemente sufficienti a risolvere i problemi dei numerosi popoli in grave difficoltà economica, rallentando drasticamente i flussi migratori. Chi c’è al vertice di questo potere? Elementare: la potente industria delle armi, e non è difficile scoprire che le più grandi hanno, guarda caso, sede negli Stati Uniti. Dalla fine della seconda guerra mondiale, i conflitti in armi sono sempre stati mediamente una ventina contemporaneamente. Occorre sottolineare che, anche quando, in apparenza sembrano diatribe locali c’è sempre lo zampino delle grandi potenze, USA per prima, ma non solo quella (vedi Siria, Yemen, Libia). L’attuale conflitto, a noi più vicino, per ora interessa direttamente la Russia e l’Ucraina, ma, potrebbe rapidamente espandersi con conseguenze imprevedibili. L’orgoglio dei due principali antagonisti li spinge a non cedere di un millimetro; uno forte del suo potente apparato bellico e l’altro forte del sostegno dell’Occidente. Due squilibrati al potere, due cocciuti come muli. Purtroppo, il mondo è pieno di squilibrati al potere. Sarebbe bello potessimo dire che la cosa non ci coinvolge, invece ci deve preoccupare non poco. Il comportamento irresponsabile, suddito agli USA, dei governanti europei, ha contribuito a complicare il mercato degli energetici, principalmente del gas. Se c’era una vaga speranza, che una volta risolto il conflitto si potesse tornare alla normalità, riprendendo a utilizzare il gas dalla Russia, il più economico per noi, dopo il grave danneggiamento dei gasdotti Nord Stream 1-2 e soprattutto dei rapporti tra la EU e la Russia di Putin, è molto improbabile. Qui ora, tutti, sono preoccupati per l’incremento pazzesco della spesa per il riscaldamento, ma dovremmo esserlo ancor di più per gli eventi che si prospettano all’orizzonte.

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Ernesto Scalco
Sono nato a Caselle Torinese, il 14/08/1945. Sposato con Ida Brachet, 2 figli, 2 nipoti. Titolo di studio: Perito industriale, conseguito pr. Ist. A. Avogadro di Torino Come attività lavorativa principale per 36 anni ho svolto Analisi del processo industriale, in diverse aziende elettro- meccaniche. Dal 1980, responsabile del suddetto servizio in aziende diverse. Dal '98 pensionato. Interessi: ambiente, pace e solidarietà, diritti umani Volontariato: Dal 1990, attivista in Amnesty International; dal 2017 responsabile del gruppo locale A.I. per Ciriè e Comuni To. nord. Dal 1993, propone a "Cose nostre" la pubblicazione di articoli su temi di carattere ambientale, sociale, culturale. Dal 1997 al 2013, organizzatore e gestore dell'accoglienza temporanea di altrettanti gruppi di bimbi di "Chernobyl". Dal 2001 attivista in Emergency, sezione di Torino, membro del gruppo che si reca, su richiesta, nelle scuole.

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