Su uno degli ultimi numeri di Cose Nostre Claudio Bellezza ha scritto ”La nascita della scrittura, un interessate articolo che si rifà agli albori e ai primi tentativi dello scrivere. Questo tema mi ha suggerito di ampliare il discorso ma con del materiale molto più vicino a noi, sia come luogo che come tempo, attingendo pari pari dal capitolo sugli incunaboli stampati a Caselle dal tipografo Giovanni Fabri che si trova sul mio libro “Caselle e la sua storia” edito dalla nostra Pro loco nel 1999. Pertanto più che dello scrivere qui si parla di stampare. Eccolo il pezzo:
“Tam-tam, graffiti su pietra, acta diurna dei romani (erano gazzette di informazione, naturalmente scritte a mano, la cui pubblicazione ebbe inizio con Cesare nel 59 a.C.): da sempre l’uomo ha avuto “bisogno” di comunicare con gli altri, di lanciare messaggi, di sentire voci diverse, di sapere. Scrivere, copiare testi: la storia ci dice che tutto era in mano allo scriba del mondo classico; e, dopo, all’amanuense del Medioevo. Preziosissime opere uscirono, tra l’altro, dalle loro mani, dei veri gioielli, ma erano solo per pochissimi eletti.
Il bisogno di comunicare con sempre più persone, anche per non sentirsi soli, aguzza l’ingegno e intorno alla metà del XV secolo Gutemberg inventò la stampa a caratteri mobili. La carta c’era già e pertanto le due “cose” si unirono felicemente e nel 1455 nacque la famosa Bibbia Latina stampata dal prototipografo di Magonza, in Germania.
Con l’avvento della stampa la cultura cominciò ad uscire dal ristretto campo degli addetti ai lavori ponendosi invece al servizio dell’umanità. Ma questa ricchezza non è ancora di tutti. Dopo oltre cinque secoli da Gutemberg milioni e milioni di uomini hanno varcato il terzo millennio ancora analfabeti.
L’abbiamo già scritto: quando si parla di carta viene spontaneo associarla allo scritto, alla stampa. Possiamo dire forte che Caselle in fatto di stampa, di tipografia, fu senza dubbio alcuno all’avanguardia mondiale. Il conto è presto fatto. Il primo libro stampato al mondo è quello di Gutemberg datato 1455. Nel 1475, dopo 20 anni, Giovanni Fabri nella sua tipografia di Caselle, vicino alla cartiera della Carignana, dà alle stampe un suo libro. Che Caselle, con Giovanni Fabri, sia stato uno tra i primi a capirla e a mettere in atto questa grande invenzione è per noi casellesi motivo di orgoglio.
Ma vediamo da più vicino l’attività di questo leggendario tipografo, seguendo gli studi dell’inglese Dennis E. Rhodes, uno studioso specialista di libri antichi del British Museum di Londra e profondo conoscitore delle sue opere. Qui diamo solo alcuni cenni, rimandando chi è interessato ad approfondire ancor più questo tema al già citato libro “I centenari casellesi” edito dalla nostra Pro Loco.
Johannes Fabri (si firmava così) Giovanni Fabri in italiano, Jean Fabre, in francese, era nativo di Langres, Borgogna (Francia). Non si sa l’anno della sua nascita e nemmeno quello della sua morte. Tutto quello che si sa di Fabri ce lo dicono i suoi libri. Si pensa che mise su bottega a Caselle soprattutto perché attirato dall’ ottima carta che veniva prodotta in questo sito grazie anche alle chiare e fresche acque delle bealere che si alimentavano nel torrente Stura.
Il primo libro lo ha stampato a Torino nel 1474, con la collaborazione di Johanninus de Petro, si tratta del “Breviariium Romanum” del quale esiste al mondo una sola copia, a Parigi.
Il 30 agosto del 1475 a Caselle Fabri stampa il libro “Hieronymus, S. Vitae Sanctorum Patrum” .
Oltre a questi primi due diamo per ordine i libri stampati dal tipografo Fabri. Nel 1476 a Caselle dà alle stampe “Ferrariis, Johannes Petrus de. Practica moderna iudicialis”. Sempre a Caselle, nel maggio del 1477 esce “Cato. Disticha Catonis”. A Torino stampa nel 1477 “Serafhinis, Dominicus di. Compendium Synonymorume” e un altro tomo dal titolo “Panhaleon de Conflentia. Summa Lacticiniorum”; e poi sempre in tale anno e sempre a Torino ancora il 23 agosto “Riccobaldus Ferrariensis, Chronica summorum pontificum imperatorumque”; il 17 novembre sempre del 1477 stampa “Decreta Sabaudie Ducalia”.
A Torino del Fabri escono suoi libri stampati nel maggio 1478; il 23 giugno 1478, il 31 luglio 1479 ; uno senza data, ma intorno al 1480 ; un altro il 16 luglio del 1481; uno il 2 ottobre 1481 e infine uno il 29 marzo del 1482. Tutte le opere sono scritte in latino. Dei 15 libri che abbiamo elencato 13 di questi esistono nelle biblioteche italiane. Tre sono, come già detto, le opere stampate a Caselle da Giovanni Fabri: “La vita di San Gerolamo nel 1475”, la “Pratica Nova Jiudicialis” nel 1476 e “Cato. Disticha Catonis” del 1477.
Gli incunaboli – parola questa che ha origine dal latino fasce, derivato da culla, e che viene data convenzionalmente ai primi prodotti della tipografia, dalle origini all’anno 1500 incluso – prodotti dal tipografo Fabri sono stati stampati su carta prodotta dalla cartiera Vach di Caselle. Questa carta era caratterizzata dalla filigrana con la testa di un animale bovino, una marca “parlante” pensando al nome Vach, di probabile origine olandese che si “piemontesizzò” in Vacha o Vacca che era scelto forse anche perché coincideva con la figura del toro che campeggiava sullo stemma di Torino. La carta con la filigrana della testa bovina non era una novità sulla piazza perché già nel 1332 i Protocolli dei notai vescovili di Torino sono scritti su questo tipo.
Superfluo dire l’inestimabile valore storico che hanno questi incunaboli. Dei tre libri stampati a Caselle i primi due sono conservati presso la Biblioteca Reale di Torino, l’ultimo si trova nella Biblioteca di Stoccarda, in Germania.
Ancora un cenno su questi gioielli di carta, che al solo vederli fanno fare dei salti di gioia ai bibliofili. L’invenzione della stampa a opera di Gutemberg naturalmente costituì uno dei più preziosi momenti della storia perché – stampa e carta – insieme formano una felicissima simbiosi, una luce ancora vividissima che proviene dalle cosiddette oscurità medievali.
Ma questa nuova arte della stampa che nacque sul finire del XV secolo fu naturalmente osteggiata dagli amanuensi, cioè da chi scriveva a mano. Ne furono presto travolti, rimase ancora qualche miniaturista a creare capilettere e pagine stupende. Ma era un’arte, questa, che solo pochissimi potevano godere. La stampa invece…