Il ginocchio è la più grande e complessa articolazione del nostro corpo. Il suo compito è quello di fornire sia mobilità che stabilità attraverso le sue diverse componenti: ossa (femore, tibia e rotula), muscoli, legamenti, tendini, menischi, cartilagini, borse sinoviali, vasi e capsula articolare. Questa articolazione è spesso soggette a traumi, soprattutto nei soggetti giovani, mentre con il passare degli anni può andare incontro a degenerazione.
Un suo malfunzionamento ed il conseguente dolore che ne deriva, costituiscono il 17% di tutte le visite ambulatoriali del Medico di Famiglia il quale rappresenta il primo approccio di ogni assistito verso il Sistema Sanitario Nazionale.
Proprio una delle affezioni più comuni del ginocchio è rappresentata dalla sua degenerazione, la gonartrosi, patologia cronica che interessa oltre la metà delle persone con più di 65 ed è in costante aumento per via del peso corporeo in eccesso e dell’allungamento dell’età media della popolazione.
Si tratta di un’usura progressiva della cartilagine articolare che provoca spesso dolore, tumefazione e disabilità con successiva riduzione dell’autonomia e un peggioramento della qualità di vita di chi ne è affetto.
Una volta fatta la diagnosi, mediante l’esame obiettivo e gli esami prescritti, il medico indirizza il paziente verso un corretto percorso terapeutico.
La terapia può essere farmacologica (locale, orale o intramuscolare, con farmaci antinfiammatori o antidolorifici), riabilitativa (fisioterapia, osteopatia, tecar-terapia, TENS, laser, magnetoterapia tra quelle più utilizzate), infiltrativa intra-articolare o, infine, chirurgica (artroscopia o protesica). La terapia infiltrativa viene utilizzata in quei pazienti che non trovano benefici dalle terapie conservative. Tale trattamento rappresenta ad oggi una metodica sempre più diffusa nell’ambito del trattamento conservativo dell’osteoartrosi, e si effettua con l’utilizzo di acido ialuronico, farmaci corticosteroidi o anestetici locali, direttamente nella sede dell’affezione.
I risultati di consensus internazionali (pubblicazioni mediche e scientifiche nelle quali gruppi di esperti di una malattia riassumono indicazioni e raccomandazioni finalizzate a migliorare la gestione di una malattia), delle revisioni sistematiche oltre che l’esperienza clinica dimostrano che le infiltrazioni intra-articolari costituiscono una strategia terapeutica diffusa e molto spesso efficace nella gestione dell’osteoartrosi, in grado di ridurre i sintomi e migliorare la qualità di vita dei pazienti. L’efficacia dipende però da alcuni fattori fondamentali tra i quali il tipo di farmaci utilizzati e la capacità dell’operatore che la effettua. L’infiltrazione è infatti una procedura medica invasiva che comporta possibili, seppur rari, effetti collaterali e complicanze. Pertanto, il paziente deve ricevere dal medico tutte le informazioni necessarie affinché si possa rilasciare un consenso informato al trattamento. Mai affidarsi ai “fai-da-te” o a personale non medico, mentre è sempre utile, anche qui, confrontarsi con il proprio medico di famiglia. Per concludere è doveroso sottolineare che anche per questa patologia è importante la prevenzione e la riduzione dei fattori di rischio, evitando carichi eccessivi e ripetuti, svolgendo un’attività fisica adeguata e costante, rinforzando la muscolatura di supporto, evitando le attività ad alto impatto articolare o gli sport che prevedono movimenti molto ripetitivi, controllando e riducendo il proprio peso ed infine correggendo eventuali posture scorrette.