Nel centocinquesimo anniversario dalla morte del pilota tenente Luigi Olivari, il 13 ottobre scorso al cimitero di San Maurizio Canavese (Torino), dove il primo asso italiano della caccia è sepolto, l’Associazione Arma Aeronautica, Nucleo di Cirié e Valli di Lanzo, ha commemorato il valoroso pilota con la deposizione di un mazzo di fiori. Alla cerimonia era presente il sindaco della cittadina, Michelangelo Picat Re.
Avevamo già scritto di Olivari negli anni passati, e proprio in merito ai quei due articoli apparsi sul nostro giornale (ottobre 2017 e novembre 2021), abbiamo destato quest’anno l’interesse da parte di alcuni musei italiani, inoltre, a seguito della pubblicazione su internet dei nostri articoli abbiamo anche avuto l’onore di essere invitati dal Comandante Colonnello Giacomo Lacaita dell’aeroporto militare di Ghedi (Brescia), sede del 6° Stormo e intitolato proprio ad Olivari, per effettuare una visita conoscitiva al bellissimo museo, che conserva ed espone importanti reperti di Luigi Olivari.
L’aeroporto militare “Luigi Olivari” di Ghedi
L’aeroporto di Ghedi, distante una ventina di chilometri da Brescia, è stato intitolato alla memoria di Luigi Olivari, il 29 giugno 1921, è attualmente diretto dal Colonnello Giacomo Lacaita, comandante del 6° Stormo della Base Aerea e comprensorio.
Il 6° Stormo è uno dei reparti più famosi dell’Aeronautica Militare, con il 102° Gruppo “Giuseppe Cenni” (con stemma “I Paperi”), il 154° Gruppo (Diavoli Rossi) e il 155° Gruppo (Le Pantere), equipaggiati con i bireattori Tornado nelle versioni IDS (Interdiction Strike) e ECR (Electronic Combat Reconnaissance). Lo Stormo è stato costituito il 15 gennaio 1936 a Campoformido (Udine), mentre l’accattivante “Diavolo Rosso” fu disegnato da Nino Za, sempre nel 1936, che nei tempi si è visto in alcune varianti dipinte sui velivoli.
L’aeroporto ai tempi della Grande Guerra, è stato un importante campo d’aviazione da dove decollavano i biplani come gli S.V.A. e i Pomilio, per effettuare le ricognizioni sul territorio nemico, mentre nell’ultimo conflitto mondiale era anche sede della Scuola di Pilotaggio, dove operavano i bimotori Fiat B.R.20, costruiti negli stabilimenti torinesi.
Dopo le pesanti distruzioni di guerra, l’aeroporto venne ricostruito, mantenendo alcune storiche costruzioni e riattivato nel 1951 come sede del 6° Stormo che, ancora oggi, opera per la difesa del territorio nazionale.
Il 6° Stormo, 154° Gruppo, fu sede dal 1957 al 1959, anche di una delle più famose pattuglie acrobatiche italiane, i “Diavoli Rossi” nella sgargiante livrea rossa e argento (nella stagione 1958/59, con le ali inferiori dipinte con il tricolore), e come mascotte il “Diavolo Rosso”. In quegli anni il cielo di Caselle ha avuto l’onore di assistere alle stupende figure acrobatiche mozzafiato da parte dei suoi Republic F-84F “Thunderstreak”.
L’intervista al Comandante della Base
Durante la nostra visita a Ghedi del 16 ottobre, abbiamo avuto il piacere di intervistare il Comandante della Base, il Colonnello Giacomo Lacaita (Comandante 6° Stormo), con una serie di domande inerenti al passato ed al presente, che riportiamo.
Cosa rappresenta Luigi Olivari per lo Stormo?
– Luigi Olivari è l’asso numero uno del panorama aeronautico nazionale, essendo stato il primo pilota militare italiano a raggiungere i cinque abbattimenti necessari per essere definito “asso”; a lui è intitolato l’aeroporto di Ghedi dal 1921. Olivari è per noi Diavoli Rossi una fonte di ispirazione, il collegamento ideale con gli albori della storia aeronautica nazionale, un aviatore la cui storia e le cui imprese ci riempiono ancora oggi, dopo oltre un secolo, di emozioni e di profondo orgoglio.
È dal 1909 circa che si è cominciato a volare su questo spazio di terra bresciana, dal 1915 l’originale campo di volo si è evoluto nell’aeroporto militare di Ghedi. I velivoli utilizzati sono profondamente cambiati facendo passi da gigante dal punto di vista tecnologico. Olivari ha preso il suo brevetto di pilota militare sul Blériot, oggi noi voliamo sull’F-35, ma lo spirito del volo militare è rimasto immutato. Sentiamo molto forte il legame con gli aviatori delle generazioni precedenti e a loro ci ispiriamo nel nostro servizio quotidiano a difesa della Patria.
Come è inserito il 6° Stormo nel grande quadro dell’Aeronautica Militare?
– Il 6° Stormo dipende dal Comando Forze da Combattimento (CFC) di stanza a Milano, a sua volta dipendente dal Comando Squadra Aerea (CSA) con sede nel Palazzo Aeronautica di Roma.
Il 6° Stormo e l’aeroporto di Ghedi, in quanto aeroporto armato, ricopre il ruolo di Capoluogo di circoscrizione e Comando di Presidio Aeronautico di quasi tutta la Lombardia e delle province di Parma e Piacenza ed è sede di Comando di Presidio Militare per la Provincia di Brescia. Dal 6° Stormo dipende anche il Distaccamento di Piacenza (fino al 2016 sede del 50° Stormo) e l’ex Idroscalo di Desenzano del Garda, una struttura militare non presidiata in passato sede del celebre Reparto Alta Velocità dell’Aeronautica militare.
Cosa rappresenta per lei il 6° Stormo e l’Aeronautica militare?
– Per me l’Aeronautica militare, e in particolare il 6° Stormo, è una seconda famiglia, o meglio, è parte della mia famiglia. Ho avuto la fortuna di essere assegnato al 6° Stormo subito dopo le Scuole di Volo; nel tempo ho fatto altre esperienze fuori dallo Stormo, molto belle e formative, ma serbando sempre nel cuore l’ambizione di poter ritornare a Ghedi. Rientrare allo Stormo da Comandante è stata per me la realizzazione di un sogno, la chiusura di un cerchio, un’opportunità incredibile ed un privilegio di cui sono estremamente grato alla Forza Armata. Confesso che quando mi chiedono cosa farò dopo il Comando di Stormo ho delle difficoltà a rispondere, è difficile pensare che ci possa essere un dopo a qualcosa che è stato il fulcro della mia quasi trentennale esperienza aeronautica.
Colonnello, da quando è Comandante di Stormo?
– Da un anno e mezzo; il Comando generalmente dura due anni, un periodo relativamente breve ma molto intenso, sia professionalmente che umanamente. Possiamo dire che in questo momento sono nella fase della piena consapevolezza del mio ruolo, anche se il mio compito è stato molto facilitato dalla conoscenza pregressa del Reparto.
Sapevate dell’esistenza dei cimeli di Olivari che sono stati donati allo Stormo?
– Non conoscevamo dell’esistenza di questi cimeli, sembra incredibile, ma sono stati custoditi per oltre un secolo nella casa di famiglia di Olivari a San Maurizio Canavese. Inizialmente, quando mi sono stati mostrati tramite immagini e mi è stata partecipata dall’amico Alessandro Maggia di San Maurizio l’intenzione di volerli donare al Reparto, per me è stato quasi uno shock; mi è sembrato di vivere un sogno fino a quando non gli ho visti dal vero. E ancora oggi li osservo e mi emoziono. Siamo stati molto fortunati che questi cimeli così importanti per l’Aeronautica militare e per la storia aeronautica nazionale siano finiti in mano a persone (Alessandro appunto e il signor Luigi Perona, anche lui di San Maurizio, che li ha ereditati) che ne hanno compreso l’inestimabile valore intrinseco e hanno deciso di metterli in sicurezza in quella che è la casa spirituale di Olivari: l’aeroporto militare di Ghedi. Questa scelta rende il dovuto onore alla memoria del nostro asso e ci assicura che i cimeli siano preservati integri a beneficio di tutti gli appassionati e delle generazioni future.
Ritornando alla donazione, avevate la percezione che questi cimeli potessero essere stati salvaguardati da qualcuno?
– Come dicevo, questi cimeli sono stati custoditi dalla famiglia Olivari, la mamma Maria e i fratelli Anita e Carlo. Il papà era morto prematuramente nel 1896, l’ultima erede diretta – Anita – è morta nel 1961. Né Carlo, né Anita hanno avuto figli, pertanto alla morte di Anita, la casa di San Maurizio Canavese e il suo prezioso contenuto sono andati in eredità a familiari del Signor Luigi Perona – amici di famiglia degli Olivari. Luigi, per il tramite di Alessandro Maggia – amico del 6° Stormo – ne ha fatto donazione al Reparto. Quindi, la famiglia Olivari prima e le famiglie Perona e Maggia dopo hanno salvaguardato i preziosi cimeli, onorando la memoria di Luigi Olivari. Sarebbe interessante capire se ci sono altre persone che custodiscono cimeli del valoroso pilota e come eventualmente recuperarli. La speranza è che un giorno tutto il materiale appartenuto a Luigi Olivari possa essere definitivamente messo in sicurezza presso l’area espositiva del 6° Stormo, a beneficio di tutti gli appassionati e in segno di rispetto e devozione nei confronti della sua memoria.
Ritiene che lo Stormo abbia tutte le caratteristiche per custodire questi cimeli?
– Le condizioni della donazione sono chiare e trasparenti: come per i cimeli di altri Assi dell’aviazione italiana custoditi stabilmente negli aeroporti a loro intitolati, anche i cimeli di Olivari saranno per sempre custoditi presso questo aeroporto di Ghedi, intitolato al valoroso pilota. Tra l’altro, questo aeroporto è attualmente oggetto di un’importante ristrutturazione, pertanto ci sono ampie garanzie che possa avere una prospettiva di lunghissima durata. Da appassionato di aeronautica, penso che non ci possa essere sistemazione più sicura per custodire un’eredità così importante, anche e soprattutto a beneficio di tutti gli appassionati e storici che negli anni vorranno venire a visitarci e prenderne visione.
Avete la speranza di poter ampliare la collezione dei cimeli di Luigi Olivari?
– Lo spero e sono sicuro che, anche grazie a questa opportunità che mi offrite con questa intervista, i vostri lettori appassionati potranno aiutarci a ricostruire tutta la collezione di cimeli appartenuti al valoroso pilota.
Che differenza c’è tra un pilota da caccia di allora ed un pilota contemporaneo?
– Sinteticamente si fa lo stesso lavoro, la passione per il volo continua a essere il motore trainante e la disponibilità al sacrificio richiesta all’uomo rimane immutata.
Il pilota militare di oggi è mosso dagli stessi ideali dei primi piloti e continua a svolgere un servizio, prima ancora di un lavoro.
La vera differenza è nella tecnologia che impieghiamo.
Colonnello Lacaita, la ringraziamo della sua disponibilità e cortesia nell’averci accordata questa bellissima chiacchierata e delle salienti risposte alle nostre domande con la speranza di poter ritornare qui in Base con qualche nuovo reperto sull’asso da caccia Luigi Olivari, da esporre nel vostro splendido e raccolto museo.
– Grazie a voi del vostro interessamento, con la speranza che possiate aiutarci a reperire eventuali ulteriori preziosi cimeli di Olivari e a metterli in sicurezza presso questo aeroporto a lui intitolato.
Il Museo
Inserito nel contesto della Base del 6° Stormo da alcuni anni è stato allestito un interessantissimo museo che contiene nella sala espositiva reperti di grande valore storico. Tra questi non potevano mancare oggetti e fotografie appartenute a Luigi Olivari. Per onorare al meglio il primo “asso” italiano, è anche esposta una perfetta riproduzione della sua divisa, fatta realizzare appositamente utilizzando una stoffa simile a quella dell’epoca, così come è raffigurata nella foto esposta a fianco del manichino.
Emozionanti i reperti del valoroso Tomaso Dal Molin, maresciallo della Regia Aeronautica, che faceva parte del Reparto di Alta Velocità di Desenzano sul Garda, che perì tragicamente il 18 gennaio 1930, durante i collaudi del Siai-Marchetti S.65, destinato a partecipare alla Coppa Schneider, la famosa gara di velocità per idrovolanti dell’epoca.
Tutt’intorno vi sono numerosi pannelli illustrativi che raccontano la storia dell’aeroporto di Ghedi dalle origini ad oggi, le storie degli uomini e dei mezzi che hanno fatto onore alla nostra Patria.
Oltre ad alcuni modelli di velivoli, in una bacheca è esposto anche un casco originale di un pilota della pattuglia dei “Diavoli Rossi”, reperto ormai unico che, se confrontato con quelli odierni, dà l’idea dell’enorme balzo tecnologico avvenuto in pochi decenni.
Impossibile descrivere tutto il materiale esposto che sicuramente ha trovato degna sede per essere conservato al fine di non disperdere un patrimonio storico di valore.
Il medagliere di Olivari
Sicuramente il medagliere di Olivari recentemente donato, che contiene ben 22 medaglie, è tra i pezzi più importanti del museo; tra di esse vi sono ben 7 medaglie concesse al valor militare, tre d’argento e quattro di bronzo, di cui ne riportiamo integralmente le motivazioni come riportate dai documenti ufficiali dell’epoca.
1 – MEDAGLIA DI BRONZO, conferitagli sul campo e sanzionata con D.L. 18 Maggio 1916.
Soldato, battaglione squadriglie aviatori:
“Nell’occasione di un’incursione aerea nemica, pilotando un aeroplano da caccia, arditamente affrontava un velivolo nemico, e, dando prova di grande perizia aviatoria, efficacemente concorreva, con altri aeroplani, all’abbattimento di quello nemico, i cui aviatori furono catturati.
Cielo di Cortello (Udine), 7 Aprile 1916.
2 – MEDAGLIA D’ARGENTO, D.L. 15 Marzo 1917.
Aspirante ufficiale di complemento del genio, battaglione squadriglie aviatori:
Pilota aviatore addetto ad una squadriglia di aeroplani da caccia, con sereno sprezzo di ogni pericolo e grande sangue freddo, dando prova di molta perizia aviatoria, affrontava arditamente potenti aeroplani nemici, riuscendo col fuoco della propria mitragliatrice a determinare la precipitosa caduta di uno di essi in territorio avversario presso il campo di aviazione di Aissovizza e concorrendo molto efficacemente all’abbattimento di un altro velivolo avversario in territorio nazionale a Creda presso Caporetto.
Cielo di Medea, 25 Agosto 1916 – Cielo di Caporetto, 16 Settembre 1916.
3 – MEDAGLIA DI BRONZO, D.L. 10 Giugno 1917
Aspirante ufficiale di complemento, gruppo squdriglie aviazione di artiglieria:
Informato con altri aviatori, che un aeroplano nemico volteggiava con insistenza sopra Monte Stol e Monte Stariski per regolare il tiro delle proprie batterie, montato su un velivolo da caccia, arditamente assaliva l’apparecchio avversario, che strenuamente si difese con una mitragliatrice e con un fucile a tiro rapido e, dopo una brillante e pericolosa lotta, concorreva ad abbatterlo rimanendone ucciso l’ufficiale osservatore e ferito mortalmente il pilota.
Monte Stariski, 16 Settembre 1916.
4 – MEDAGLIA D’ARGENTO, conferitagli sul campo e sanzionata con D.L. 30 novembre 1917
Sottotenente di complemento del genio, corpo aeronautico militare:
Pilota aviatore addetto ad una squadriglia da caccia, con sereno sprezzo del pericolo dava prova di grande perizia, affrontando arditamente, da solo, due potenti velivoli nemici, riuscendo a fugarne uno e a determinare la precipitosa discesa e la cattura dell’altro, dopo brillante ed accanito combattimento.
Cielo di Monfalcone, 18 Marzo 1917.
5 – MEDAGLIA D’ARGENTO, conferitagli sul campo e sanzionata con D.L. 7 febbraio 1918.
Sottotenente, battaglione Squadriglia aviatori:
Pilota addetto ad una squadriglia da caccia, dando prova di rara perizia e sangue freddo, affrontava decisamente ed abbatteva un velivolo nemico.
Selo, 18 Maggio 1917.
Col tiro aggiustato della sua mitragliatrice faceva precipitare nell’acqua un idrovolante avversario.
Grado, 24 Maggio 1917.
6 – MEDAGLIA DI BRONZO alla memoria, R.D. 10 febbraio 1920.
Sottotenente, Corpo aeronautico militare:
Pilota aviatore da caccia, dava in ogni volo belle prove di perizia e di valore dopo aver abbattuto 12 aeroplani nemici ed aver sostenuto numerosi combattimenti, in seguito ad un incidente aviatorio immolava alla patria la sua giovane esistenza.
Santa Caterina, 13 Ottobre 1917.
Nel quadro che raccoglie le onorificenze di Olivari vi è anche una quarta medaglia di bronzo al valor militare, di cui per ora non si è riusciti a trovarne la motivazione.
Ovviamente per la storia di Olivari rimandiamo il lettore agli articoli scritti in precedenza, ma con l’occasione ricordiamo che il Colonnello Giacomo Lacaita è alla continua ricerca di ulteriore materiale da esporre, anche perché il suo desiderio è quello di ampliare il sito museale con nuove sale.
Da parte nostra faremo tutto il possibile per aiutarlo in questa ricerca, e se qualche lettore disponesse di oggetti da donare o fosse a conoscenza di persone che dispongono di reperti di Luigi Olivari, lo ringraziamo in anticipo, contattandoci tramite la direzione del nostro giornale.
Chiudiamo questo breve scritto ringraziando il Colonnello Giacomo Lacaita e le persone che ci hanno dedicato un po’ del loro prezioso tempo per allietarci durante la nostra intensa visita.